L'auto in divieto di sosta può costare una condanna a 6 mesi

L'auto in divieto di sosta può costare una condanna a 6 mesi Se dal fatto deriva un incidente mortale

Se dal fatto deriva un incidente mortale, si può essere accusati di concorso in omicidio colposo. È accaduto a una 22enne di Milano e anche un secondo automobilista coinvolto rischia una pena simile

6 Maggio 2011 - 02:05

È costata cara a un'automobilista 22enne la disattenzione (o forse la volontà) di lasciare la sua auto in sosta vietata. Il giudice delle indagini preliminari Luigi Varanelli, magistrato in servizio a Milano, l'ha condannata con rito abbreviato a sei mesi con la condizionale per concorso in omicidio colposo. La sua auto parcheggiata male, una Kia Picanto, aveva impedito la visuale al conducente di un'altra vettura che, non rispettando l'obbligo di dare la precedenza a un incrocio, s'era scontrato con la sua Toyota Avensis contro un centauro 29enne in sella a una Buell, uccidendolo sul colpo. La sentenza sta facendo discutere.

RICORSO ANNUNCIATO – La ragazza non è riuscita a evitare la condanna nonostante l'incidente, accaduto il 16 luglio 2009, fosse avvenuto di notte in condizioni di visibilità ridotta, la sanzione per divieto di sosta sia poi stata annullata e il motociclista procedesse in città a 91 km/h, una velocità ben superiore al limite consentito. Quest'ultima circostanza, però, è stata ritenuta un'attenuante. Il PM Gianluca Prisco ha accertato che il conducente della Toyota, un imprenditore giapponese, aveva impegnato l'incrocio a bassissima velocità (25 km/h) e aveva la visuale parzialmente impedita da due vetture in sosta irregolare: la Kia della donna e la BMW X3 di un altro automobilista. Quest'ultimo, che a differenza della 22enne ha scelto di essere processato con il rito ordinario, è stato rinviato a giudizio per lo stesso reato, ma ha già dichiarato che qualora fosse condannato farà ricorso, poiché sostiene che la sua vettura non aveva nulla a che vedere con l'incidente e che nella zona dove era parcheggiata non esisteva segnaletica che vietasse la sosta.

«CONDOTTA ASSASSINA» – Andrea Trentini, presidente di Motocivismo (un'associazione di motociclisti), ritiene la sentenza «esemplare» e ribadisce ciò che la sua associazione sostiene da anni, e cioè che «lasciare l'auto in sosta vietata può essere una condotta assassina. Tra l'altro – continua Trentin – se la mancanza di segnaletica al momento dell'incidente sarà dimostrata, si potrebbero individuare responsabilità anche per il Comune di Milano. L'ipotesi pare francamente insostenibile, poiché se la segnaletica mancava, il divieto di sosta non può essere dimostrato, a meno che la Kia Picanto non si trovasse parcheggiata con modalità vietatate di per sé dal Codice, per esempio troppo vicina all'incrocio, cosa che solleverebbe il Comune da qualsiasi obbligo segnaletico. Anche l'automobilista giapponese che ha materialmente provocato il sinistro ha chiesto il rito abbreviato (che comporta la diminuzione di un terzo della pena) ed è stato condannato per lo stesso reato a nove mesi.

NIENTE CAUSE DI FORZA MAGGIORE – Il giudice Varanelli ha ravvisato nel comportamentio della donna una violazione dell'art. 158 del Codice della Strada (“Divieto di sosta e di fermata dei veicoli”) il quale, al comma 4, afferma che “durante la sosta e la fermata il conducente deve adottare le opportune cautele atte a evitare incidenti e a impedire l'uso del veicolo senza il suo consenso”. Evidentemente nel procedimento giudiziario non è emersa (o non è stata ritenuta significativa) l'unica circostanza che avrebbe permesso alla proprietaria della Kia di cavarsela, ossia lo “stato di necessità” che può sussistere quando il conducente di un veicolo lo parcheggia irregolarmente per cause di forza maggiore dovute a un guasto, un incidente o un malore.

LA GIURISPRUDENZA – Non risulta che la letteratura giuridica, almeno quella recente, registri precedenti specifici simili. Tuttavia, non è la prima volta che la giustizia chiama in causa il reato di omicidio colposo per fatti riferibili alla violazione dell'art. 158 del Codice della Strada. Per esempio, ricordiamo la sentenza n° 42498 della Corte di Cassazione del 1° dicembre 2010, la quale ha stabilito che “commette reato di omicidio colposo colui che lascia (“lascia”, e non necessariamente “apre” improvvisamente-ndr) il veicolo in sosta vietata (doppia fila) con lo sportello parzialmente aperto e contro il quale impatta, trovando la morte, il conducente del veicolo a due ruote che nel frattempo sopraggiungeva”.

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