Mediazione civile e commerciale: per Alfano si può migliorare

Mediazione civile e commerciale: per Alfano si può migliorare Il Guardasigilli ha aperto la strada delle modifiche al decreto che ha istituito questo strumento di risoluzione delle liti. Che per il momento non sembra molto gradito

Il Guardasigilli ha aperto la strada delle modifiche al decreto che ha istituito questo strumento di risoluzione delle liti. Che per il momento non sembra molto gradito

28 Maggio 2011 - 07:05

Gli organi dello Stato hanno compreso che nel recente decreto legislativo che ha istituito l'obbligo di rivolgersi a un mediatore per risolvere alcune controversie legali (il n° 28 del 4 marzo 2010, entrato effettivamente in vigore il 21 marzo scorso) c'è qualcosa che non va.

«LA MEDIAZIONE RESTERÀ OBBLIGATORIA» – Che il decreto sia migliorabile lo si deduce dalle parole del Guardasigilli, il ministro Angelino Alfano, che poco prima di un convegno organizzato il 25 maggio a Roma sull'argomento della mediazione civile e commerciale, ha dichiarato: «Siamo certi che da questo confronto emergeranno le indicazioni utili per apportare le necessarie modifiche all'istituto della mediazione. Quel che è sicuro è che intendiamo anzitutto, in una prima fase, risolvere le criticità emerse in ordine all'individuazione di un criterio di distribuzione territoriale degli affari da mediare, ai profili di indipendenza e imparzialità del mediatore e degli Organismi di Mediazione. L'obbligatorietà della mediazione – ha proseguito il ministro – c'è e rimarrà, ma allo stesso tempo gli organismi di mediazione non saranno osservati con sguardo distratto né benevolo: saremo attentissimi al rispetto delle regole».

MESSAGGIO RICEVUTO – Le parole di Alfano fanno intendere che il suo dicastero ha recepito la valanga di critiche e di perplessità che hanno accompagnato l'introduzione della mediazione, a partire dalla presunta incostituzionalità dello strumento (che sarà oggetto delle attenzioni della Corte Costituzionale) per finire ai dubbi sulla sua obbligatorietà e sulla qualità nella formazione dei mediatori, che possono anche non essere laureati in giurisprudenza o addirittura non possedere alcuna laurea. Tutti argomenti sottolineati dagli organi di rappresentanza degli avvocati, che hanno fortemente contestato la mediazione così come è stata concepita. In risposta ad Alfano, il presidente del Consiglio Nazionale Forense, Guido Alpa, ha ribadito un secco “no” all'obbligatorietà, mentre il suo omologo all'Organismo unitario degli avvocati, Maurizio De Tilla, definisce addirittura lo strumento «un bluff».

VI RICORRONO IN POCHI – In effetti, i numeri comunicati dal ministero stesso sul gradimento della mediazione in poco più di un mese dalla sua introduzione sembrano confermare che sono in pochi coloro che vi ricorrono: dal 21 marzo al 30 aprile i casi definiti sono stati appena 1.336 e di questi solo 304 (cioé il 23,6%) si sono chiusi con un accordo. Ciò potrebbe spiegarsi con la mancata consapevolezza dell'esistenza dello strumento, che il decreto ha introdotto da poco, ma va messo in conto anche l'alto numero di mancate adesioni della controparte. Quando invece l'adesione c'è e i contendenti discutono, la percentuale di successo della mediazione sfiora il 71%. Nel 73% dei 4.558 casi di mediazione pendenti nello stesso periodo le parti hanno decido di farsi assistere da un legale, cosa non obbligatoria anche se, ovviamente, non è dato sapere se e quanto tale risultato sia il frutto di una decisione autonoma degli interessati e quanto invece sia attribuibile ai “suggerimenti” dei legali stessi, che nell'itituto della mediazione vedono una possibile diminuzione del loro giro d'affari. Il valore del contenzioso nelle liti “mediate” è risultato di 77 mila euro.

SI PUNTA AL 28% – L'ufficio statistico del ministero ha fornito altri numeri interessanti. Per esempio, nella graduatoria stilata dal rapporto della Banca mondiale sull'efficienza della giustizia civile, l'Italia figura al 157° posto sui 183 Paesi analizzati. Il ministero stima che se la mediazione, uno strumento pensato anche per alleggerire l'enorme numero di cause pendenti nei tribunali, avesse sucesso solo nel 4% produrrebbe effettivi risparmi di tempo, mentre per ottenere anche quelli sui costi bisognerebbe arrivare al 28%.

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