L'ubriaco al volante mette nei guai anche il gestore del locale

L'ubriaco al volante mette nei guai anche il gestore del locale La Cassazione riporta l'attenzione sul reato commesso da chi vende da bere all'ubriaco

La Cassazione riporta l'attenzione sul reato commesso da chi vende da bere all'ubriaco, non bastano testimoni che dicano che l'ebbrezza non si vedeva

22 Febbraio 2013 - 08:02

La Corte di Cassazione, sez. V penale, con la pronuncia n. 5650, depositata il 4.2.2013, riporta l'attenzione su di un reato che oggi, grazie all'aumento dei controlli sugli automobilisti che escono dai locali notturni, rischia di diventare molto “di moda”. Nel caso di un automobilista fermato al volante con un elevato tasso alcolemico, una volta risaliti alla “sorgente”, cioè al locale dove la rea ha consumato l'alcol, le Autorità possono denunciare l'esercente per violazione dell'art. 691 c.p., che punisce con l'arresto da tre mesi a un anno chi somministra alcol alla persona in stato di ebbrezza, e impone la sospensione dell'esercizio se a dare da bere è il gestore di un locale pubblico. Così è accaduto nel caso esaminato dagli Ermellini, che hanno ritenuto “illogica” la decisione del Giudice di Pace che aveva assolto il gestore sulla scorta di testimonianze vaghe.

NON SI NOTAVA CHE QUELLA SERA LA DONNA FOSSE UBRIACA – Il Giudice di Pace che ha assolto il gestore del locale avrà applicato quei criteri sussidiari che aiutano l'operatore del diritto a calare le norme nella realtà sociale in cui sono nate: così, di fronte a un oste che ogni sera ha verosimilmente a che fare con molti clienti con il vizio di alzare il gomito, deve aver deciso secondo una sua idea di buon senso, assolvendo il gestore del locale dal quale era fuoriuscita la donna che si era messa al volante così sbronza da indurre i carabinieri a denunciare appunto anche chi aveva riempito il bicchiere. Il Giudice di prime cure si era fatto bastare testimonianze vaghe e soggettive, sul fatto che quella sera i segni di ebbrezza della donna non erano evidenti. Il Procuratore Generale non l'ha mandata giù e ha impugnato. Ora gli Ermellini mandano di nuovo l'incartamento al Giudice di Pace perché decida nuovamente in modo più coerente sulla vicenda.

LE CONSEGUENZE A CASCATA DEL CAMBIO DI MENTALITA' – Da questa vicenda deve scaturire la presa di coscienza del fatto che scene vissute da tutti per svariate volte, come quella dell'ubriaco che ne ordina “un altro”, e del barista che glielo versa, un po' complice e un po' commerciante, integrino una fattispecie di reato. La norma che condanna l'oste che versa alcol alla persona alticcia non è nuova, ma certamente potrà conoscere una nuova vita, se all'aumento dei controlli sulla guida in stato di ebbrezza si aggiungerà anche l'aumento di denunce dei gestori dei bar. Si tratta delle conseguenze a cascata che si innescano dal momento in cui lo Stato ha dichiarato guerra alla guida in stato di ebbrezza, mettendo così le mani dentro a meccanismi culturali molto radicati nel nostro paese, e rilanciati, fra i giovani e i meno giovani, da decenni di “cultura dello sballo”. Ora è in atto un cambio di mentalità: vedremo se la stessa mano pesante che toglie macchina e patente a frotte di ragazzi inconsapevoli, colpirà anche i proprietari dei locali. Tempi duri per la “movida”.

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