L'assicurazione che fa cartello deve rimborsare il premio

L'assicurazione che fa cartello deve rimborsare il premio Gli aumenti di premio negli anni in cui c'è stato il cartello si presumono illeciti

Gli aumenti di premio negli anni in cui c'è stato il cartello si presumono illeciti

14 Marzo 2013 - 03:03

La Corte di Cassazione, VI sez. civile, con sentenza depositata il 4 marzo 2013, n. 5327, accoglie il ricorso di un assicurato avverso la decisione della Corte d'Appello di Napoli. I giudici partenopei avevano respinto le sue richieste di ottenere il rimborso dell'aumento del premio, pagato alla sua assicurazione negli anni in cui l'Antitrust aveva riconosciuto che alcune compagnie avevano “truccato” il mercato.
Ci eravamo già occupati di un caso analogo (leggi l'articolo Le assicurazioni aumentano perché fanno cartello? La Cassazione le condanna): l'anno scorso la Suprema Corte aveva condannato una compagnia assicurativa a restituire al proprio assicurato l'importo dell'aumento del premio, con una decisione di grande valore simbolico, anche se di scarsa portata in termini economici . In questo caso gli Ermellini non condannano, ma provvedono con rinvio perchè la Corte d'Appello di Napoli decida nuovamente in diversa composizione, adottando un principio importante: quando un consumatore agisce sulla scorta di atti di un procedimento sanzionatorio di un'Autority, la società sanzionata si presume responsabile dei danni lamentati dal consumatore, e deve fornire prova contraria.

FACCIAMO UN PASSO INDIETRO – L'Antitrust, nell'anno 2000, aveva sanzionato – per miliardi di lire – tutte le principali compagnie per aver organizzato uno scambio di informazioni che limitando le incertezze sulle singole scelte commerciali, limitava la concorrenza, in violazione della legge sulla tutela della concorrenza e del mercato, L. 287/1990. Siccome quella legge prevede anche un rimedio apposito per i consumatori, alcuni assicurati particolarmente battaglieri hanno impugnato l'aumento del premio nell'anno “incriminato” e ne hanno richiesto il rimborso. Già a maggio scorso c'è stato il primo risultato definitivo, con la condanna di una grossa compagnia assicurativa.

UNA NUOVA DECISIONE A FAVORE DEI CONSUMATORI – Ora abbiamo un secondo verdetto che ribalta la decisione “filo assicurativa” della Corte di Appello (che per questi ricorsi decide in unico grado di merito) e chiede di riesaminare il caso. Nella nuova composizione, la Corte d'Appello dovrà applicare il principio per cui gli atti del procedimento dell'Antitrust godono di fede privilegiata: dunque sarà la compagnia a dover dimostrare che l'aumento del premio non si doveva ai patti illeciti con le altre compagnie, ma a condizioni peculiari proprie, della propria situazione, relativa a motivi che riguardano in particolare la propria situazione economica-commerciale.

QUANDO L'ANTITRUST VIGILAVA DAVVERO – Il problema dei patti illeciti tra le compagnie è sempre stato sottolineato dall'Autority competente (AGCM, detta anche “Antitrust”). Anche nella relazione di ottobre 2011 che l'allora Presidente Catricalà aveva illustrato al Senato, il problema della concentrazione fra le compagnie era considerato centrale. Ora, nell'ultima relazione sulla Rc Auto, accompagnata anche da ipotetiche soluzioni pratiche suggerite dall'Antitrust, la questione passa in secondo piano. Nel frattempo però, due colossi assicurativi nazionali, come Unipol e Fondiaria Sai, si sono uniti, e il mercato si è ulteriormente concentrato, a scapito della concorrenza.

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