
Mentre oggi i capi officina sono sempre più svogliati e incapaci di soddisfare le lamentele dei clienti, c'è chi in passato ha collaudato una vettura
Oggi collaudare su strada le vetture dei clienti, per gli addetti all'assistenza, diventa sempre più problematico. I limiti di velocità talvolta assurdi, gli autovelox, le pesanti multe, la patente a punti, penalizzano pesantemente tale attività, spesso indispensabile per riprodurre e diagnosticare certi comportamenti “anomali”, rumorosità, vibrazioni o sibili fastidiosi delle vetture a velocità elevata, segnalati dalla clientela.
PRIMA SI POTEVA/VOLEVA – Prima era prassi normale andare in collaudo (con targa “Prova”) in autostrada o in superstrada nelle ore di minor traffico, per “sentire” quella vibrazione in frenata o verificare addirittura, come lamentava il cliente seduto a fianco, se la vettura non fosse in grado di toccare la velocità massima dichiarata. Ove possibile, si andava in pista in autodromo nei giorni di prove libere a pagamento. Ormai da alcuni anni i titolari delle concessionarie vietano giustamente al personale addetto al collaudo di provare le vetture dei clienti a velocità superiori ai limiti previsti, pena sanzioni disciplinari, oltre il pagamento delle eventuali multe, decurtazioni punti, ecc. Allora sono spesso i clienti a guidare l'auto oltre i limiti (paradossalmente ndr), con a fianco il collaudatore che, da passeggero, cerca di capire il problema lamentato dal cliente. Una vera forzatura. Intere generazioni di esperti collaudatori si vanno progressivamente estinguendo, sia per motivi anagrafici, ma anche per… mancanza di lavoro.
“BAGAGLI SMARRITI” – Diversi anni or sono, a Milano, conobbi un anziano collaudatore che in passato era stato in Ferrari dove provava la vetture da competizione oltre alle stradali. Una persona splendida, con un enorme bagaglio di esperienze: i suoi consigli e la sua sopraffina preparazione, costituiscono un patrimonio di conoscenze che solo in minima parte si è trasferito alle nuove generazioni. Oggi è fin troppo facile imbattersi in giovani “collaudatori” improvvisati e capi officina del tutto impreparati. Il recente caso delle Matiz con problemi di ABS (che SicurAUTO ha portato persino su Mi Manda Rai Tre) è per certi versi, emblematico. Dalle numerose segnalazioni ricevute dai lettori, emergono colpevoli comportamenti di certi capi officina/collaudatori che, con molta incoscienza e superficialità, hanno sottovalutato e lasciato cadere nel vuoto il reclamo del cliente, con grave rischio per la sua sicurezza e per quella degli altri utenti della strada. Alcune segnalazioni ci raccontano di “collaudi” effettuati con una semplice frenata nel piazzale dell'officina o semplici pressioni da fermo del pedale del freno.
UN COLLAUDO DI 1000 KM! – Chi scrive conserva un piacevole ricordo personale, risalente agli anni '80, di un collaudo lungo oltre 1000 Km fatti tutti d'un fiato su una Triumph TR7 coupè di un cliente di Palermo particolarmente esigente. La vettura era stata trasportata a Roma presso l' attrezzata officina dell'importatore per alcuni interventi tecnici in garanzia. La nostra officina non era aperta al pubblico: veniva utilizzata per la formazione tecnica dei meccanici della rete ufficiale, per la manutenzione del parco auto aziendale ed eccezionalmente per la soluzione di particolari casi tecnici segnalati dalla rete o dalla clientela. Gli interventi sulle vetture dei clienti erano effettuati tutti a titolo gratuito, a prescindere dalla validità della garanzia e dall'età dei veicoli. Poco prima di ferragosto, la rossa Triumph era pronta e concordammo con il proprietario le modalità di riconsegna del veicolo a Palermo. Si pensava ad un trasporto via camion, come già avvenuto all'andata (ovviamente sempre a carico della Casa) ma il cliente ben volentieri ci autorizzò ad utilizzare la sua vettura su strada fino a destinazione, poiché considerava gli oltre 1000 km del percorso, un probante collaudo per la vettura. Così il sottoscritto, con un caldo africano, percorse Roma- Palermo con l'ottima TR7 (senza climatizzatore) il cui abitacolo era assai simile ad un forno crematorio! Con cinica soddisfazione, lungo il percorso incontrammo diversi carri soccorso intenti a caricare varie auto italiane, francesi, tedesche, vittime di surriscaldamenti. Durante la traversata dello Stretto la Triumph fu subito circondata da curiosi, attratti dalla linea aggressiva ed insolita. Giunto a Palermo, dopo una rinfrescante sosta in albergo, fui accolto “trionfalmente” dal proprietario della Triumph (riconsegnata con il pieno) che fu ben lieto di invitarmi a cena in un rinomato ristorante di Mondello. Detto fra noi, oggi una cura del cliente così attenta, signorile ed estesa, sarebbe pura fantascienza.