Il bollo auto-moto storiche tra false verità, demagogia e disinformazione

Il bollo auto-moto storiche tra false verità, demagogia e disinformazione Il governo uccide

Il governo uccide, senza rendersene conto, uno dei pochi settori attivi del comparto

7 Aprile 2015 - 10:04

Da quando la legge di stabilità, varata dal governo Renzi, ha eliminato le agevolazioni tariffarie relative al bollo auto-moto per i veicoli ultra ventennali “di particolare interesse storico e collezionistico”, si è scatenata una ridda di notizie talvolta contraddittorie e soprattutto si è innescato un braccio di ferro tra l'esecutivo ed alcune Regioni che vorrebbero mantenere la precedente normativa sancita dalla nota legge 342 del 21 novembre 2000. Di fatto, contrariamente ai proclami renziani, si tratta dell'introduzione di ulteriori tasse per il vessato contribuente italiano, e questo è il motivo fondamentale per cui la notizia è passata in questi ultimi mesi sotto silenzio nei Tg della Tv di Stato e molto trascurata in altre reti simpatizzanti dell'attuale maggioranza al governo. La stampa generalista e non, trattando l'argomento, si è distinta per pressappochismo, incompetenza e in certi casi per becera ideologia forcaiola tendente a catalogare tutti i possessori di veicoli storici come “sporchi evasori” o nella migliore delle ipotesi “furbetti del quartierino”. Prova ne sia l'assai discutibile servizio trasmesso lo scorso anno da “Report” di Rai 3 che avrà sicuramente influenzato e indirizzato il Governo sulla decisione di punire questi “milioni di furboni” che non pagano il bollo auto pur circolando con catorci inquinanti.

NESSUN BENEFICIO ALLE CASSE STATALI – Riteniamo quindi estremamente utile analizzare le responsabilità delle parti coinvolte e come si è arrivati a questa ottusa e demenziale decisione governativa che, come già avvenuto per il superbollo sulle auto prestazionali, non porterà alcun beneficio alle casse statali.
La citata legge 342 art. 63 recita:

  • al comma 1: “Viene disposta l'esenzione delle tasse automobilistiche (di proprietà) per gli autoveicoli e i motoveicoli a decorrere dall'anno in cui si compie il trentesimo anno, se non utilizzati ad uso professionale “.
  • al comma 2 “Le stesse agevolazioni in merito all'esenzione spettano anche ai veicoli definiti “di particolare interesse storico o collezionistico” a partire dal 20° anno dalla loro fabbricazione”.
  • al comma 4:”Se questi veicoli circolano su strada è dovuta una tassa forfettaria annua di circolazione”.

La tassa annuale è un tributo regionale quindi può variare a seconda delle Regioni ma è comunque molto inferiore al normale importo del bollo.

ASI E FMI – Dunque la differenza di trattamento tra i veicoli ultra trentennali rispetto a quelli oltre i 20 anni è sostanziale ed evidente: i primi vengono esentati dalla tassa automobilistica a prescindere dalla loro “storicità”, mentre per i veicoli ventennali deve essere attestato ” l'interesse storico e collezionistico”. Per gli autoveicoli l'ente preposto a tale riconoscimento è l'ASI (Automotoclub Storico Italiano) o i registri storici di marca riconosciuti dallo Stato. Per le moto l'analoga funzione è riconosciuta all'ASI e alla FMI (Federazione Motociclistica Italiana) che cura un proprio registro storico ed aggiorna periodicamente una lista di modelli ritenuti di interesse storico e come tali rientranti nella agevolazione tariffaria prevista dalla legge 342. Il falso messaggio che è stato veicolato dai media generalisti (recepito in pieno dal Governo Renzi) è che dopo 20 anni tutti i veicoli (catorci compresi) vengono in automatico considerati storici, quindi aventi diritto al bollo ridotto. Ovviamente non funziona così; in base al citato comma 2, il veicolo deve possedere l'attestazione di storicità rilasciata dagli enti suddetti. La pratica ha un certo costo che non tutti i possessori sono disposti a sostenere. Ovviamente, le auto non certificate storiche continueranno a pagare il bollo pieno fino alla scadenza trentennale. Per le moto è sufficiente, in base ad accordi regionali, che il modello sia inserito nell'elenco motoveicoli di interesse storico e collezionistico, ferma restando la validità della certificazione ASI o FMI.

BUROCRAZIA IN AGGUATO -Tuttavia, l'esperienza pratica insegna che pur con un veicolo rientrante a pieno titolo nelle agevolazioni di legge, non tutto fili per il verso giusto a causa della nota inefficienza della pubblica amministrazione. Infatti non sono rari i casi in cui i possessori di auto o moto d'epoca regolarmente esentate si vedono intimare il pagamento ingiustificato di bolli a cifra piena. Se ciò si verifica, l'interessato deve respingere l'indebita richiesta di pagamento e farsi rilasciare una dichiarazione scritta come quelle in allegato. Questi disguidi si possono verificare anche dopo la scadenza trentennale. Un altro aspetto sottovalutato dal legislatore consiste nel fatto che con la nuova normativa, le auto trentennali di non particolare valore storico saranno più a rischio “catorci” dal momento che non sarà più necessaria alcuna certificazione per ottenere l'esenzione del bollo. Dunque è lecito pensare che le auto “vecchie e insicure” sia un falso problema e che l'unico obiettivo è fare cassa “virtuale”. Inoltre ha poco senso discriminare con l'occhio di oggi le vetture definite di scarso valore storico e collezionistico. 50 o 40 anni fa nessuno poteva prevedere che auto utilitarie prodotte in milioni di esemplari come la Topolino, la Fiat 500 o la Mini sarebbero diventate ai giorni nostri ricercate vetture d'epoca. La vera passione per i veicoli d'epoca prescinde dal valore dei mezzi poiché prevalgono altri sentimenti spesso di natura personale ed affettiva.

NUMERI ERRATI – E veniamo alle responsabilità oggettive che hanno indotto l'attuale Governo a credere di aver scoperto una gallina dalle uova d'oro. E' opportuno ricordare che in tema di tasse automobilistiche l'interlocutore primario dello Stato è l'ACI che svolge anche la funzione di esattore. Lo scorso anno il presidente dell'ACI Angelo Sticchi Damiani ebbe incautamente a dichiarare in Commissione Finanze della Camera dei Deputati in merito ai tributi sul settore auto: “è necessario stringere le norme per le iscrizioni al registro della auto storiche, perchè solo 800.000 dei 4 milioni di veicoli ultraventennali oggi circolanti in Italia hanno un reale valore storico. Gli altri 3,2 milioni sono solo auto vecchie, poco sicure, che girano tutti i giorni, inquinano e vanno rottamate”. “Auto vecchie e poco sicure” ? Ma allora le tanto sbandierate revisioni biennali obbligatorie a cosa servono? Questi dati, assolutamente esagerati e smentiti dall'ASI, sono stati recepiti in toto dall'attuale esecutivo e costituiscono il presupposto dello sciagurato provvedimento tendente a racimolare svariati milioni di euro da un parco circolante virtuale di 4 milioni di veicoli, molti dei quali già rottamati.

ASI SCONFESSA ACI – Ecco invece quanto afferma l'ASI che è in possesso dei dati reali dei veicoli dai 20 ai 30 anni effettivamente certificati e quindi fin'ora esentati dal bollo pieno: “I veicoli ultraventennali che godono delle agevolazioni fiscali sono circa 510.000 e non già altre entità apparse o comunicate erroneamente su mezzi di comunicazione. Inoltre il 15% di questi è stato demolito ed un altro 10% esentato poiché nel frattempo ha raggiunto i 30 anni e come tale meritevole del beneficio anche se non storico. La cifra scende così a 375.000 (cifra stimata al 31 dicembre 2013), cioè il 25% in meno.” ASI stima che sarebbero non più di 50.000 gli automobilisti che deciderebbero di tenersi il proprio veicolo, anche con le tasse “piene”, il che porterebbe lo Stato ad incassare appena 7,5 milioni di euro. Una vera miseria se confrontata con gli incassi virtuali messi in preventivo dall'esecutivo (sbandierati come reali “coperture” di spese e maggiori incassi fiscali per far bella figura di fronte all'Europa e alla BCE), ma soprattutto ampiamente deficitari di fronte alle enormi perdite economiche (anche in entrate fiscali) per tutto il comparto che gravita attorno al settore veicoli storici. Fanno bene quelle Regioni che tentano di opporsi al dictat governativo invocando una riconosciuta, parziale autonomia impositiva in materia di tassazione. E' pero singolare che tale autonomia sia ammessa solo quando si tratta di aumentare le tasse locali (regionali e comunali). In conclusione, anziché approvare una legge così ingiusta e penalizzante per l'economia di tutta la filiera dei veicoli storici, sarebbe stato sufficiente rendere più rigorosa la certificazione a tutela di un patrimonio tecnico- storico che ora sarà destinato ad impoverirsi e disperdersi, a tutto vantaggio dei collezionisti esteri che verranno in Italia a comprare sotto costo.

2 Commenti

ADQ
10:41, 8 Aprile 2015

Ottimo riassunto

giorgio
21:16, 8 Aprile 2015

i catorci sono le macchine di mexda che fanno adesso i soliti furbetti non c entrano niente con le leggi schifose che prima le approvano poi le modificano per intascare dei soldi a dei poveracci

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