I 357 morti della Stradale, la fatalità e il progresso

Alle sette di ieri sera, a Tivoli, Massimo Calabrese avrebbe dovuto togliersi la divisa della Stradale per tornare a casa da sua moglie e da sua figlia di cinque anni. Invece, a quella stessa...

13 Agosto 2010 - 06:08

Alle sette di ieri sera, a Tivoli, Massimo Calabrese avrebbe dovuto togliersi la divisa della Stradale per tornare a casa da sua moglie e da sua figlia di cinque anni. Invece, a quella stessa ora, era in ospedale e lo dichiaravano morto. Troppo gravi le ferite causategli meno di un'ora prima, quando una Punto lo ha travolto mentre controllava i documenti di una Ford Kuga. Un incidente che per ora alla Stradale non riescono ancora a spiegarsi: il guidatore della Punto ha perso improvvisamente il controllo proprio all'altezza della piazzola in cui Calabrese stava operando assieme a un collega, rimasto illeso (il conducente della Kuga, invece, si è rotto una spalla). E attenzione: quella piazzola era da considerarsi sicura, perché non eravamo in autostrada, ma sulla Maremmana Inferiore, statale stretta dove per questo le velocità sono nettamente più basse e rendono scarse le probabilità che un veicolo fuori controllo esca completamente dalla carreggiata.

Insomma, non è il caso di parlare di errore o leggerezza degli agenti. Altre volte in questa sezione del blog vi ho descritto casi in cui per un controllo è stata messa inutilmente a repentaglio la vita sia dei controllori sia dei controllati e in almeno un caso (quello dell'automobilista Vito Daniele, fermato malamente da un giovane tenente della Finanza sulla A16 presso Avellino) ci è scappato il morto. Ma stavolta no: la pattuglia stava operando in condizioni ritenute tecnicamente sicure e Calabrese ha pagato con la vita solo la necessità di mettersi nel punto teoricamente più esposto negli istanti ci sono da chiedere e farsi consegnare i documenti.

Così Calabrese è diventato il 357esimo appartenente alla Stradale morto in servizio dal 1947, anno di fondazione di questa specialità della Polizia. Se la cifra vi appare arida e tutto sommato accettabile per 63 anni di storia, guardate questo elenco (Scarica Caduti Polstrada dal 1947), che sintetizza le storie di questi uomini e di queste donne (sì, ci sono anche due, morte entrambe in autostrada). Da notare il fatto che ci sono anche agenti morti in conflitti a fuoco con malviventi, a dimostrazione che nella Stradale i rischi di incidente (più alti mentre si dirige il traffico, si fa un controllo o si rileva un incidente) si sommano a quelli più tipici dell'attività di polizia, rendendo il numero di vittime alto, soprattutto in rapporto all'organico.

C'è però un dato confortante: solo 52 delle 357 vittime sono morte negli ultimi 20 anni. Probabilmente è merito dell'esperienza, che non solo suggerisce comportamenti più prudenti, ma anche fa adottare equipaggiamenti migliori (lampeggianti sempre più visibili, giubbini retroriflettenti – anche se il loro uso non è affatto generalizzato -, pannelli a messaggio variabile anche sui veicoli di servizio eccetera). In autostrada (dove dal '93 si è concentrato il 64,5% dei sinistri mortali, a conferma che andare a piedi in questo ambiente è pericolosissimo e quindi andrebbe il più possibile evitato anche in emergenza) un aiuto viene anche dal generale miglioramento della segnaletica (soprattutto sui cantieri), dall'efficienza raggiunta dai pannelli fissi a messaggio variabile e dagli ausiliari della viabilità, che i gestori schierano per presegnalare code e incidenti.

fonte – mauriziocaprino.blog.ilsole24ore.com

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