Ha violato la banca dati del Pra: rischia 5 anni di reclusione

Ha violato la banca dati del Pra: rischia 5 anni di reclusione Un tecnico informatico di Olbia vendeva a 49 euro la possibilità di accedere al database del Pra. Ora è in carcere e deve rispondere di accuse pesanti

Un tecnico informatico di Olbia vendeva a 49 euro la possibilità di accedere al database del Pra. Ora è in carcere e deve rispondere di accuse pesanti

29 Maggio 2011 - 05:05

Quasi sempre i criminali informatici la fanno franca oppure, quando vengono smascherati, se la cavano con pene lievi. Questa volta, però, uno di loro, il 40enne di Olbia Fabio Petta, tecnico informatico, potrebbe finire davvero dietro le sbarre per un discreto numero di anni.

LIBERO ACCESSO PER 49 EURO – L'idea che l'ha già portato in carcere (il pm ne ha disposto l'arresto immediato) è stata quella di “svaligiare” la banca dati del Pubblico Registro Automobilistico. O meglio, di aver trovato il sistema per violarla e di averlo reso disponibile a chiunque dietro il pagamento della modica somma di 49 euro. Insomma, invece di pagare 19,2 euro per ottenere i dati del propretario di una singola vettura partendo dalla sua targa, cosa che tutti possono fare rivolgendosi a qualsiasi ufficio del Pra, con una somma di poco superiore il cyber-pirata sardo offriva la possibilità di accedere liberamente ai dati di tutti gli intestatari italiani di una vettura. Il bello è che questa attività non veniva svolta in maniera clandestina, ma pubblicamente, tramite un sito internet, tuttora funzionante, da dove si poteva scaricare il programma di accesso del quale veniva anche vantata la convenienza rispetto al servizio del PRA.  È ovvio che una simile possibilità possa far gola non solo a chi magari è interessato a tali dati per motivi leciti (per esempio, tutelarsi in caso d'acquisto di un'automobile usata, oppure risalire ai dati di chi l'ha tamponato), ma anche a qualche organizzazione che svolge attività assai meno inoffensive, per esempio “rubare” le identità altrui per commettere ogni genere di illeciti sotto falso nome, oppure per consentirli.

SUL CONTO DEI VIGILI – Per incastrare il “mago dell'informatica”, che riceveva i pagamenti mediante il collaudato metodo di farsi ricaricare un certo numero di carte Poste Pay che poi utilizzava per i suoi acquisti, le forze dell'ordine hanno dovuto avviare un'indagine complessa e coinvolgere anche gli specilisti del Cnapic, il Centro nazionale anticrimine per la protezione delle infrastrutture critiche. Gli investigatori hanno accertato che Fabio Petta era riuscito a penetrare nel sistema informatico della Polizia Municipale di Aversa, e proprio da lì, con l'uso delle password carpite, partivano le richieste di accesso alla banca dati del Pra. Di conseguenza, l'accusa per lui non è solo relativa al reato di accesso abusivo a un sistema informatico, ma anche di frode informatica ai danni di un ente pubblico, poiché era proprio la Polizia Municipale aversana a dover pagare al Pra tutte le richieste di dati inviate in realtà dai clienti del pirata.

PUNITO ANCHE DAL GARANTE – E a proposito di pirateria, il tecnico, che era già noto alle forze dell'ordine per le sue illecite scorrerie informatiche, s'è beccato anche una denuncia da parte dell'Autorità Garante della Privacy per violazione dei dati privati di chissà quanti ignari automobilisti. Proprio il fatto di essere un recidivo gli è costato non solo la solita denuncia a piede libero, ma il carcere, nel quale potrebbe restare per cinque anni se tutte le accuse verranno provate.

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