Ginevra: evviva la Lancia, addio alla Lancia italiana

Ginevra: evviva la Lancia, addio alla Lancia italiana Presentate a Ginevra le Lancia del nuovo corso volute da Sergio Marchionne. Belle

Presentate a Ginevra le Lancia del nuovo corso volute da Sergio Marchionne. Belle, ricche e ben rifinite. Ma della grande tradizione stilistica delle auto italiane non è rimasto quasi nulla.

7 Marzo 2011 - 03:03

Prime impressioni dal salone di Ginevra e, in particolare, dall'enorme stand del gruppo Fiat, secondo in estensione dopo quello della costellazione di marchi cha fanno capo a Volkswagen. La presenza di Fiat è stata in effetti imponente e non è sfuggito a nessuno il grande sfoggio di contenuti delle rinnovate Lancia, nonché il fatto che i nuovi modelli con lo scudetto blu presenti alla manifestazione ginevrina erano ben quattro (nuova Ypsilon, Flavia, Thema e Grand Voyager), un evento più unico che raro nel panorama automobilistico. Quindi, tra le carrozzerie luccicanti, si è respirata un'aria di grande fiducia e di ottimismo sul futuro della marca.

STRETTA AL CUORE – Le abbiamo osservate bene, le Lancia del nuovo corso di Sergio Marchionne, ma ad un certo punto, insieme alla fiducia e all'ottimismo che anche noi potremmo condividere, ha fatto capolino anche una stretta al cuore. Sì, perché le nuove Lancia, purtroppo, non hanno quasi più niente di italiano, come potranno verificare i nostri lettori che presto le vedranno negli autosaloni. L'unica che ancora “parla” la nostra lingua (a parte la grande calandra che sembra studiata più per ospitare il marchio Chrysler che lo scudetto Lancia e qualche particolare interno che strizza l'occhio alla clientela anglosassone) è la piccola e gradevole Ypsilon. Per le altre tre, invece, gli stilemi, dalle linee delle carrozzerie alla stragrande maggioranza dei particolari interni, sono del tutto lontani rispetto alle grandi tradizioni delle Lancia del passato e anche, lasciatecelo dire, di quelle dell'automobile italiana.

RIMANE LA DELTA – Non poteva essere altrimenti visto che, lo sanno tutti, la nuova Thema è in realtà l'ultima edizione della Chrysler 300 e la Flavia corrisponde alla rivisitata 200. È significativo che il nome della vecchia Thema, artefice della rinascista Lancia di metà anni '80, oggi sia stato rispolverato per la seconda rinascita, quella che oggi tutti si aspettano e auspicano, ma che si basa su una berlina di alta gamma che di italiano ha davvero pochino. Sì, è vero, i sedili saranno di Poltrona Frau e i motori diesel della nuova Thema vengono dalla VM di Cento (che però, almeno fino a quando la Fiat non terrà fede alla volonta di acquistare il 50% dell'azienda, resterà in possesso di società ancora una volta americane: Penske e General Motors), però non si va più in là. Si consolino i “lancisti”: per le novità Lancia, le stesse conclusioni valgono non solo dal punto di vista stilistico, ma anche da quello squisitamente industriale: la produzione della nuova Ypsilon è stata spostata in Polonia e anche gli altri tre modelli saranno prodotti fuori dall'Italia. L'unico modello frutto del lavoro delle nostre maestranze rimane la Delta, che esce tuttora dallo stabilimento di Piedimonte San Germano, più noto come “Cassino”.

SCOMPARE IL DNA – I tempi cambiano, e nessuno si sogna di fermarli, ma a costo di essere definiti nostalgici, confermiamo il forte dispiacere nel constatare che null'altro è rimasto a testimoniare l'impronta della mano italiana nei prodotti di un grande e glorioso marchio automobilistico. Ginevra 2011 sarà ricordato come il salone della rinascita Lancia e per la scomparsa delle Lancia, quelle col tricolore nel DNA. Ma se questo significa maggiori vendite e maggiori utili, ci può anche star bene. L'importante è che le promesse diventino realtà.

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2 Commenti

francesco
14:37, 8 Marzo 2011

La nuoiva Lancia è una stupenda macchina, come già avevo detto nel vostro Report da Livigno. La strateggia Fiat è diventata aggressiva nei mercati esteri. La Borsa di oggi dà fiducia a Marchionne. L'importante che che le premesse diventino realtà.

Dell'Uomo
22:08, 10 Marzo 2011

Ma quale italianità, questa è una parola sconosciuta da noi, 80 macchine su 100 in Italia sono straniere, a noi piacciono i prodotti stranieri, noi siamo fighi, guardiamo alla scarsa tecnologia tedesca come il non plus ultra, non ci rendiamo conto che noi siamo avanti di almeno 10 anni come tecnica motoristica e telaistica e anche sftware per l'automotive.Siamo i migliori nel desin, poi compriamo i frigoriferi tedeschi o le scatole da scarpe coreane e fra non molto cinesi. Ma quale italianità se continuiamo a farci del male volontariamente da noi stessi!!!!!!

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