Finanziaria-bis: la nuova Ipt approvata in sordina

Finanziaria-bis: la nuova Ipt approvata in sordina Nella calura ferragostana

Nella calura ferragostana, il governo ha varato la cosiddetta finanziaria-bis e, spiazzando la filiera dell'auto con un espediente, ha dato il via alla temuta nuova Ipt

18 Agosto 2011 - 05:08

Nelle scorse settimane, mentre una parte degli autombilisti italiani si preparava a partire per le sospirate vacanze estive, nelle stanze del potere si è svolta la battaglia per l'approvazione di quello che, il 13 agosto, sarebbe diventato il decreto-legge n° 138, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n° 188 e denominato “Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo”.

LIMITE DI 53 KW – Ora, torniamo un attimo indietro, precisamente al 27 maggio 2011. In quella data era entrato in vigore un altro decreto, il n° 68, il quale, al comma 6 dell'art. 17, aveva stabilito che l'importo dell'Ipt automobilistica (cioé, dell'Imposta di trascrizione che si paga alle provincie per immatricolare una vettura nuova o trasferire la proprietà di una usata), a differenza che in passato, sarebbe stato a tariffa fissa solo per i veicoli con potenza fino a 53 kW, indipendentemente dal fatto che l'atto di trascrizione fosse o meno soggetto a Iva. In altre parole, l'Ipt sarebbe stata calcolata, per tutti i veicoli con potenza superiore ai 53 kW, in ragione di 3,51 euro per ogni kW. La misura sarebbe entrata in vigore dopo l'approvazione di un ulteriore e apposito decreto ministeriale attuativo.

NO ALLA “MAZZATA” – Subito dopo l'approvazione del decreto 68, e in attesa di quello attuativo, era scoppiata un'altra battaglia ancora più silenziosa: quella attraverso la quale le organizzazioni di categoria della filiera automobilistica (Anfia, Unrae e Federauto) stavano cercando di attenuare la “mazzata” della nuova Ipt i cui effetti, rendendo assai più costosi sia l'immatricolazione di quasi tutte le vetture nuove, sia il passaggio di proprietà di quelle d'occasione, avrebbero ulteriormente depresso un mercato dell'auto già messo a dura prova dalla crisi economica. Le tre organizzazioni, lavorando fianco a fianco dei tecnici ministeriali, tentavano di ottenere che le nuove tariffe si applicassero solo alla potenza eccedente i 53 kW e, contemporaneamente o in alternativa, di elevare la soglia a 100 kW, o almeno a 74 (rispettivamente, 136 o 101 CV). Se la loro azione fosse riuscita, una parte dei modelli oggi in listino o già circolanti avrebbe goduto di una soglia di applicazione più alta della nuova Ipt, e quindi di un'imposizione fiscale più favorevole.

BATTAGLIA PERSA – Tuttavia, le organizzazioni (e con loro, in sostanza, gli automobilisti) hanno perso la battaglia grazie a uno scaltro colpo di mano del governo. Il testo del decreto-legge 138 appena approvato, infatti, sul nuovo regime dell'Ipt contiene un imperativo categorico riassuto in questa frase: «Ha efficacia a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, anche in assenza del decreto del ministro dell'Economia e delle Finanze di cui al citato articolo 17, comma 6, del decreto legislativo n. 68 del 2011». Tradotto in parole povere, a dispetto di tutti i colloqui e i confronti ancora in corso tra il legislatore e i rappresentanti della filiera dell'auto, il governo ha tagliato corto e, forse per l'urgenza richiesta dalla situazione economica del Paese, ha messo a punto un decreto il cui testo sarà, con tutta probabilità, praticamente “blindato”. Quindi, è ormai quasi certo che la nuova Ipt (purtroppo assai salata) si pagherà secondo le modalità previste. Senza “se”, senza “ma” e, soprattutto, senza ulteriori discussioni.

L'IPT PORCELLUM – Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto (che rappresenta i concessionari italiani), ha commentato così il nuovo regime dell'Ipt: «Ritengo la nuova regolamentazione sull'Imposta provinciale di trascrizione una vera “porcata”. “IPT Porcellum”, mi verrebbe da etichettarla, rispolverando il termine utilizzato per descrivere la “Legge Calderoli” che ha modificato il sistema elettorale italiano, delineando la disciplina attualmente in vigore. Ma la domanda è: quante “porcate” potrà sopportare ancora il settore dell'automotive, asset portante della nostra economia? Purtroppo questo aumento sconsiderato dell'Ipt, anche dell'80%, comprimerebbe ulteriormente la domanda di auto nuove e usate in un comparto che sta vivendo una crisi nerissima per la quale non si vede ancora una via d'uscita. Confido che ci sia un ripensamento e che si torni a valutare quanto proposto e condiviso nell'apposito tavolo di lavoro presso il Ministero dell'Economia e delle Finanze. È il momento di fare sacrifici, questo sì, ma basta “porcate”»

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