De Tomaso, licenziati i 900 dipendenti

De Tomaso, licenziati i 900 dipendenti Con il licenziamento dei 900 dipendenti si chiude la vergognosa vicenda De Tomaso

Con il licenziamento dei 900 dipendenti si chiude la vergognosa vicenda De Tomaso, ne ripercorriamo la storia

18 Ottobre 2013 - 10:10

Con il licenziamento dei 900 dipendenti, la vergognosa vicenda della “nuova” De Tomaso di Gian Mario Rossignolo, arriva alla fine. Il curatore fallimentare ha inviato le lettere di licenziamento ai 900 lavoratori che scatteranno il 4 gennaio. La cassa integrazione straordinaria, che i dipendenti percepiscono da più di tre anni non potrà più essere garantita. Il fatto che parte della famiglia Rossignolo e altri correi siano in carcere o agli arresti domiciliari, è una magra consolazione, quando sono stati bruciati milioni di fondi pubblici grazie a uno dei soliti scandali all'italiana in cui politica, imprenditoria, finanza e delinquenza vanno a braccetto.

LA REGIONE PIEMONTE – Tutto inizia il 15 ottobre quando, con un accordo a tre, la Regione Piemonte (attraverso la società partecipata Sit srl) acquista lo stabilimento ex Pininfarina di Grugliasco, per 14,4 milioni di euro e lo dà immediatamente in affitto a Rossignolo, che, dal canto suo, acquista per due milioni di euro le attrezzature e i 900 dipendenti. Le dichiarazioni sono trionfali, la nuova De Tomaso produrrà automobili premium ea all'avanguardia, grazie alla tecnologia brevettata Univis. Peccato che il brevetto sia sempre quello del 1984 e della Rayton-Fissore Magnum. Ad ogni modo Rossignolo promette 120 milioni di investimento, acquisisce anche gli stabilimenti ex-Delphi di Livorno (con finanziamenti del Ministero del Lavoro) e promette il nuovo modello per il Salone di Ginevra del 2011.

LA DE TOMASO DEAUVILLE – A febbraio 2011 la De Tomaso Deauville viene mostrata in pompa magna a Palazzo Chigi, Rossignolo dichiara di averne già vendute 1.450 a scatola chiusa e che Bruxelles ha sbloccato i fondi per la formazione. Peccato che nessuno si accorga che la Deauville è una vecchia Cadillac SRX con una nuova carrozzeria appiccicata sopra. Infine, annuncia l'inizio della produzione per giugno sbandiera i 45 milioni di euro che la sua famiglia avrebbe già investito e apre all'ingresso di nuovi soci. Pochi giorni dopo si interrompono i pagamenti della cassa integrazione ai dipendenti. Rossignolo scarica la colpa sull'INPS che però nega tutto.

I CORSI DI FORMAZIONE – Da qui in poi inizia lo stallo. Nonostante i 7,5 milioni di euro pubblici già erogati, i corsi di formazione per i dipendenti non partono e la cassa non arriva. Le banche non vogliono esporsi e Rossignolo lamenta la mancanza di 18 milioni di euro rispetto al business plan iniziale. A questo punto il Ministero del Lavoro chiede spiegazioni, Rossignolo millanta il rapido ingresso di un nuovo socio indiano e garantisce la partenza dei corsi per settembre 2011. I corsi partono, ma durano solo pochi giorni e coinvolgono 67 lavoratori su 900. A novembre il fantomatico socio indiano non c'è più, ma se ne cerca alacremente uno nuovo. Nel frattempo si fanno sentire i fornitori, che vantano un credito di un milione di euro.

ARRIVANO I CINESI – A dicembre Rossignolo annuncia di aver venduto la piattaforma della Deauville per 12 milioni di euro, così da avere flussi di cassa attivi e far partire finalmente la produzione. A chi? Non si sa. A febbraio 2012 dichiara di aver sottoscritto un'intesa con un nuovo socio cinese, lo Hotyork Investment Group, che avrebbe acquistato l'80% del capitale De Tomaso. A questo punto la Guardia di Finanza inizia a indagare, prima in Regione Piemonte per i fondi europei e poi sulla fideiussione dei cinesi di Hotyork che risulta grossolanamente falsa.

ARRIVA ANCHE LA GUARDIA DI FINANZA – Nell'aprile 2012 la De Tomaso va in liquidazione. Il bilancio, al 30 giugno del 2011, è in passivo di quasi 25 milioni; si inizia a paventare il reato di “malversazione ai danni dello stato”, ovvero lo scorretto utilizzo di fondi pubblici. Il 5 luglio 2012 arriva il triste epilogo: il tribunale di Livorno, battendo sul tempo quello di Torino, decreta il fallimento della De Tomaso. Una settimana dopo Gian Mario Rossignolo viene arrestato. A metà ottobre è la volta del figlio Gian Luca, accusato di aver partecipato al rilascio della falsa fideiussione di 7,5 milioni per i corsi di formazione, mentre 15 giorni dopo è la volta del broker (Ramon Rotini) che l'aveva procurata. La girandola di arresti prosegue fino a marzo 2013, con altri due broker (Biagi Di Capizzi e Ivano Perinelli) e con Claudio Degrate, amministratore e socio dei Rossignolo che ha seguito tutta la pratica per il finanziamento della formazione e Christian Limonta, professionista finanziario di Bergamo,  considerato l'artefice della falsa fidejussione che ha consentito il finanziamento.

L'EPILOGO – Secondo il Generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Gerli, i Rossignolo erano pronti a intascare altri 26/27 milioni di euro ai danni dello Stato, se la maxi-truffa non fosse stata scoperta. Quello che viene da chiedersi è come sia stato possibile arrivare a tutto questo, ma soprattutto fin dove arrivi l'incompetenza di chi ha dato fiducia ai Rossignolo e dove, invece, inizi la malafede dei vari attori dell'apparato statale. In ogni caso, una vicenda come questa, dove è palese il credito accordato a un dinosauro ultraottantenne come Rossignolo, a fronte di garanzie e progetti ridicoli, è un'ottima risposta per tutti quelli che si chiedono che fine abbia fatto la competitività del sistema industriale italiano.

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3 Commenti

Bruno
18:37, 18 Ottobre 2013

Poi qualcuno ci dovrebbe anche spiegare cosa ci facevano ben 900 dipendenti per produrre nulla. 7,5 milioni di euro per i corsi di formazione?! Anche un demente avrebbe capito che c'era puzza di bruciato. Lo Stato italiano no.

luigi
20:27, 18 Ottobre 2013

tutti sanno cosa ha fatto rossignolo nella vita. Ma i ministri no? mi sembra molto strano.o ci sono stati accordi ed interessi ?

Francesco
19:58, 20 Ottobre 2013

è un peccato che il brand De Tomaso muoia cosi, ci sarà per caso un asta fallimentare per il brand?Perchè non chiedere a Volkswagen di comprarlo?

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