Crisi Governo Letta: che fine farà la riforma del Codice della strada?

Crisi Governo Letta: che fine farà la riforma del Codice della strada? L'attuale Esecutivo doveva riformare il Codice della strada. Ma con la crisi di Governo

L'attuale Esecutivo doveva riformare il Codice della strada. Ma con la crisi di Governo, tutto resterà come prima?

1 Ottobre 2013 - 04:10

In Italia, sta andando in onda una telenovela stucchevole: quella della riforma del Codice della strada. Infatti, ormai da tre anni, si parla di razionalizzazione e semplificazione delle regola della circolazione: intento lodevole, con il fine ultimo di far calare gli incidenti nel nostro Paese. Ma poi tutto finisce ingoiato nelle pastoie politico-burocratiche del nostro elefantiaco apparato. Sta accadendo una cosa simile anche con il Governo Letta.

DIVERSI SETTORI DA SFORBICIARE – Col disegno di legge delega per la riforma del Codice della strada, appena assegnato alla commissione IX Trasporti della Camera, si alla riorganizzazione dei contenuti del Codice, in coerenza con le disposizioni che in materia sono state introdotte dalla normativa dell'Unione europea. Si puntava inoltre alla revisione della disciplina sanzionatoria, anche con riferimento alle materie delegificate, secondo princìpi di ragionevolezza, proporzionalità, effettività e non discriminazione, a tal fine prevedendo anche la possibilità di modificare l'entità delle sanzioni. Si faceva espressa previsione dell'applicabilità degli istituti della decurtazione di punteggio dalla patente di guida, del ritiro, della sospensione e della revoca della stessa, nei confronti di conducenti minorenni, in deroga alle disposizioni della legge 24 novembre 1981. Parliamo della patente AM, A e B1 per motorini e minicar, visto che solo a 18 anni si può ottenere la patente B per l'auto. Forse, per via della crisi del Governo, nulla di tutto questo verrà introdotto.

SOLO LA MULTA SCONTATA – Fra i progetti che potrebbero andare in fumo, anche la revisione del sistema dei ricorsi amministrativi e giurisdizionali, ai fini della semplificazione della procedura, dell'alleggerimento degli oneri amministrativi a carico dei cittadini e dell'eliminazione di duplicazioni. Alla fine, solo un obiettivo è stato centrato: lo sconto del 30% per le multe pagate entro 5 giorni dalla contestazione o dalla notifica a casa. Che poi è l'unica norma introdotta tramite decreto del Governo, convertito in legge dal Parlamento.

OMICIDIO STRADALE, STESSA FINE – Anche per i precedenti Governi s'è assistito a qualcosa di analogo. In particolare, il progetto di legge di omicidio stradale (prevedeva una lunga detenzione per chi causa incidenti ubriaco) è andato in fumo. Idem per il ritito più lungo della patente in caso di sinistro durante la guida in stato alterato. Il dubbio è che, se i provvedimenti non riguardano direttamente la “casta” politica, o se non c'è un immediatamente un ritorno economico (con le multe scontate gli incassi sono rapidi e sicuri, senza il rischio di ricorsi), i politici siano molto lenti nel portare avanti un progetto, che spesso cade nel dimenticatoio dopo essere stato preceduto da un mare di chiacchiere da parte di esponenti politici di vario grado, ministri in primis. È così che le istituzioni intendono migliorare la sicurezza stradale? È così che si punta a raggiungere i target fissati dall'Unione europea in termini di riduzione dell'incidentalità e puntualmente non raggiunti dal nostro Paese?

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