Comitati anti-sanzioni: sciolto il “Multe Vago”

Comitati anti-sanzioni: sciolto il “Multe Vago” L'organizzazione veneta è stata sciolta volontariamente. I suoi promotori dicono che gli obiettivi che si prefiggeva sono stati sostanzialmente raggiunti

L'organizzazione veneta è stata sciolta volontariamente. I suoi promotori dicono che gli obiettivi che si prefiggeva sono stati sostanzialmente raggiunti

9 Agosto 2011 - 05:08

Il Veneto è da sempre una delle regioni più combattive sul fronte della lotta alle multe e i comitati di cittadini che si oppongono agli abusi (o presunti tali) commessi dalle pubblica amministrazione in tema di contravvenzioni sono sorti un po' ovunque sul suo territorio.

MISSIONE COMPIUTA – Ora, però, si deve registrare anche la scomparsa di uno di questi comitati, che ha cessato ogni attività per volontà dei suoi promotori e per un motivo semplicissimo: ha raggiunto i suoi scopi e non aveva più motivo di esistere. Si tratta del “Comitato Multe Vago”, che prende il nome da una minuscola frazione del comune di Lavagno, ubicato a circa 15 km da Verona. Il comitato era nato proprio a Lavagno nel 2007 con lo scopo di tutelare gli automobilisti incappati nelle sanzioni comminate in base alle fotografie dei dispositivi “Vista-Red” collocati in cima ai semafori di Vago e, secondo il comitato stesso, installati in modo illegale e altrettanto illegalmente gestiti.

I SUCCESSI – Il primo e più importante successo era stato ottenuto con il sequestro preventivo dei “Vista-Red” disposto dalla magistratura, che intende accertare (il procedimento è tuttora in corso) se i rilievi mossi dal comitato hanno qualche fondamento. In secondo luogo, delle circa 6.700 contravvenzioni elevate nel comune di Lavegno grazie ai Vista-Red, più o meno un migliaio sono state impugnate con successo dagli automobilisti (assistiti dagli avvocati Stefania Sterzi, Monica Caliaro e Andrea Filippini) mentre altre 1.633 sono state annullate direttamente dall'amministrazione stessa perché viziate da anomalie procedurali che probabilmente ne avrebbe causato comunque l'annullamento in caso di ricorso al giudice di pace. Anche per queste ultime il comitato rivendica il successo, poiché sostiene che senza l'esito degli altri 1.000 ricorsi il comune avrebbe probabilmente proceduto nella riscossione delle sanzioni. «Di fronte alle continue sconfitte in giudizio per le quali ha dovuto sborsare parecchio denaro – ha dichiarato il portavoce del comitato, Giovanni Ballan – il Comune ha cercato e trovato un accordo con noi, una transazione soddisfacente per tutti. Dispiace per quanti non hanno creduto nell'azione del comitato e hanno preferito pagare le multe. Non so se riusciranno a farsi restituire il denaro».

IPERATTIVI – L'attivismo del comitato, a dire il vero, è andato ben oltre la contestazione delle contravvenzioni. Com'è del resto avvenuto per altre organizzazioni similari, la sua attività è giunta fino alla presentazione di un progetto di legge messo a punto dai tre avvocati già citati e da una loro collega di Milano, Francesca Fuso, presentato poi dalla parlamentare Daniela Sbrollini. Il progetto prevedeva numerose novità. Per esempio, l'obbligo di contestazione immediata dell'infrazione e di stesura del verbale dell'infrazione da parte delle forze dell'ordine, l'introduzione di semafori che mostrino quanto tempo manca alla commutazione al colore successivo e nei quali la durata del giallo non sia inferiore ai sette secondi e, infine, l'obbligo di effettuare uno studio preventivo accurato delle strade interessate all'installazione degli impianti semaforici, soggetta all'approvazione del prefetto e del proprietario della strada. Alcune delle proposte, avanzate anche da altri comitati, sono poi state accolte con le recenti modifiche al Codice della Strada, mentre altre non sono passate. Tra le prime, la possibilità, prima non prevista, di installare il cosiddetto “count down”, cioé l'indicatore del conto alla rovescia che segnala quanto manca al cambiamento di colore del semaforo.

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POLLI? NO, GRAZIE – «Con la nostra protesta del tutto pacifica e rispettosa della legge – ha proseguito Ballan – abbiamo senz'altro posto all'attenzione di tutti il fatto che il cittadino in viaggio sulla strada non può essere considerato un pollo da spennare per garantire soldi alle casse comunali. E questo è un risultato importantissimo che influenzerà senz'altro il comportamento dei Comuni nel futuro».

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