Comportamenti alla guida: perché la stanchezza è un rischio non calcolato? Vittime della frenesia spesso ci troviamo al volante in situazioni di stanchezza. Una condizione tanto diffusa quanto sottovalutata

Comportamenti alla guida: perché la stanchezza è un rischio non calcolato?

Vittime della frenesia spesso ci troviamo al volante in situazioni di stanchezza. Una condizione tanto diffusa quanto sottovalutata

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16 Maggio 2022 - 07:05

La stanchezza rappresenta un fattore molto rischioso quando ci si trova alla guida, riducendo notevolmente la capacità di reazione. Eppure sembra un elemento alquanto sottovalutato: dall’indagine emerge che una buona percentuale dei rispondenti afferma di guidare anche quando si sente stanco. La tecnologia va incontro alle esigenze degli automobilisti con veicoli dotati di sensori intelligenti che rilevano se c’è un pericolo. Occorre, prima di tutto, che chi si mette alla guida sia consapevole della propria condizione psicofisica. Quali sono le situazioni più a rischio?

STANCHEZZA ALLA GUIDA: LO STUDIO

Il rapporto tematico ESRA è volto ad indagare la percezione e il livello autodichiarato di stanchezza alla guida. Viene valutato il grado di accettabilità personale e la percezione della “driver fatigue” come causa di un incidente tra gli utenti della strada in 48 paesi. Dallo studio emerge che il 15-25% degli automobilisti dichiara di aver avuto, durante la guida, difficoltà a tenere gli occhi aperti negli ultimi 30 giorni. In Europa, America e Africa, i tassi di guida per affaticamento autodichiarati sono (notevolmente) più elevati per conducenti uomini che per le donne. Inoltre, l’accettabilità personale della guida affaticata è (leggermente) maggiore tra le fasce di età più giovani. Infine, la maggioranza degli utenti della strada percepisce la stanchezza alla guida come una causa frequente di incidente, in particolare per i conducenti europei (74%).

QUANDO IL RISCHIO DI DRIVER FATIGUE È MAGGIORE?

– Quando guidiamo subito dopo il risveglio. Abbiamo un alto rischio di affaticamento durante i primi 30 minuti dopo il risveglio. Siamo, infatti, in uno stato di vigilanza che non è sufficiente per mettersi alla guida in sicurezza;

– Guidando quando normalmente dormiremmo (ad es. dalle 22:00 alle 6:00). La pressione sanguigna e la temperatura diminuiscono durante queste ore. Questo compromette la nostra capacità di svolgere attività (è lo schema di sonno naturale e non c’è nulla che possiamo fare). Il rischio di incidenti è molto più alto durante queste ore;

– Quando siamo stati svegli più a lungo del solito. Il rischio aumenta notevolmente dopo essere stato sveglio per 17 ore;

Quando non abbiamo dormito abbastanza, abbiamo un “debito di sonno” che può essere ripagato solo dormendo;

– Quando guidiamo senza sosta da molto tempo. Più a lungo guidiamo, maggiore è il rischio di affaticamento;

COMPORTAMENTI ALLA GUIDA: COME EVITARE LA STANCHEZZA AL VOLANTE

I dati di ESRA2 confermano che la stanchezza alla guida è uno dei maggiori problemi per la sicurezza stradale a livello mondiale. L’elevata prevalenza della driver fatigue auto dichiarata merita una seria attenzione da parte dei responsabili delle politiche di sicurezza stradale. Per prevenire l’affaticamento alla guida occorre prestare attenzione alla creazione di ulteriori misure di sicurezza nei diversi settori. Dalla legislazione, alle infrastrutture stradali, dall’istruzione alle campagne di sensibilizzazione, volte ad implementare la cultura della sicurezza.

Colpo di sonno

STANCHEZZA ALLA GUIDA: UN LAVORO DI SQUADRA

Come agire, dunque, per prevenire il rischio:

Riconoscere l’esistenza del problema. Creare, ad esempio, uno spazio sicuro nelle aziende in cui i conducenti possano essere sinceri sui problemi di affaticamento alla guida senza timore di sanzioni;

– Familiarizzare con i sistemi di rilevamento della fatica nei propri veicoli e prendere sul serio i segnali di avvertimento di questi sistemi;

– Creare campagne di sensibilizzazione che raccolgano dati utili per prevenire e affrontare la driver fatigue;

Tuttavia, la prima forma di prevenzione spetta al conducente stesso, che deve avere consapevolezza dei suoi limiti. I sistemi di rilevamento della sonnolenza sono solo un aiuto (imperfetto) per assumersi questa responsabilità.

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