Incentivi auto elettriche: 5 motivi per cui non funzionano

Incentivi auto elettriche: 5 motivi per cui non funzionano

Gli incentivi auto elettriche vanno male? Ecco 5 buoni motivi per cui non funzionano. Andrebbe forse ripensato l'intero meccanismo degli sconti

20 Marzo 2023 - 12:45

A poco più di due mesi dalla partenza dell’Ecobonus 2023 le prenotazioni per auto elettriche continuano a latitare e quest’anno si rischia seriamente di ripetere il mezzo flop del 2022, quando tra BEV e PHEV sono rimasti sul piatto circa 300 milioni di euro dei 700 a disposizione (a proposito come si pensa di riutilizzare quei soldi?). Nel momento in cui scriviamo, e limitandoci ai contributi per i privati, risulta infatti prenotato solamente il 7,58% del plafond per le auto elettriche e appena il 3,25% dei fondi per le plug-in hybrid. Le richieste delle società di car sharing e autonoleggio vanno leggermente meglio, ma solo leggermente. Insomma l’impianto degli incentivi per veicoli a basse emissioni sembra proprio non funzionare (per almeno 5 buoni motivi) e andrebbe probabilmente rivisto, come del resto chiedono a gran voce le stesse associazioni che spingono per una mobilità green.

COME FUNZIONANO GLI INCENTIVI AUTO 2023

Prima di elencare i 5 motivi per cui non funzionano gli incentivi auto elettriche, così come sono attualmente organizzati, riepiloghiamone velocemente il meccanismo. Nel 2023 sono a disposizione 630 milioni di euro per incentivare l’acquisto di veicoli a zero o a basse emissioni (auto, moto e veicoli commerciali). Per quanto riguarda le autovetture ci sono tre possibilità di incentivo: la prima riguarda le vetture che emettono da 0 a 20 g/km di CO2, con sconto di 3.000 o 5.000 euro (dipende se si rottama o meno un’auto fino a Euro 4); la seconda riguarda la fascia da 21 a 60 g/km di CO2, con sconto di 2.000 o 4.000 euro: la terza contempla la fascia da 61 a 135 g/km di CO2, con bonus di 1.500 euro solamente in caso di rottamazione.

Tuttavia non tutte le auto che rientrano nelle fasce previste sono acquistabili con i contributi perché è stato stabilito un tetto massimo di spesa: 42.000 euro circa per le fasce 0-20 e 61-135 e 55.000 euro circa per quella 21-60, includendo accessori, IVA, IPT e messa su strada.

Attenzione: gran parte dei fondi è riservato alle richieste dei privati, solo il 5% della fascia 0-20 e il 5% della fascia 21-60 è destinato alle società di car sharing e di autonoleggio con finalità commerciali, i cui sconti sono però ridotti del 50%. Qui maggiori dettagli sugli incentivi auto 2023.

1. SBAGLIATO INCENTIVARE ANCHE LE AUTO ICE

E passiamo ai 5 motivi per cui non funzionano gli incentiva auto 2023 prendendo spunto da un’interessante intervista che Francesco Naso, segretario generale di Motus-E, la prima associazione italiana nata per sostenere la mobilità elettrica, ha concesso al web-magazine Open.

Naso innanzitutto punta l’indice contro la possibilità, prevista dal meccanismo degli sconti, di richiedere incentivi anche per le auto ICE, ossia benzina, diesel, gpl, ecc. purché con limite massimo di emissioni fissato a 135 g/km di CO2, che di fatto ha dirottato l’interesse degli utenti verso le auto tradizionali invece di spingerli esclusivamente verso elettriche e plug-in. Non a caso i fondi per le vetture endotermiche sono terminati in appena tre settimane. “L’Italia è l’unico dei grandi Paesi europei a incentivare l’acquisto di auto endotermiche, che già rappresentano la principale fascia di mercato”, ha spiegato il segretario di Motus-E.

Incentivi auto elettriche non funzionano

2. IL TETTO MASSIMO DI SPESA PER LE AUTO ELETTRICHE È TROPPO BASSO

Come abbiamo scritto, il prezzo delle auto elettriche (fascia 0-20 g/km) acquistabili con l’incentivo, risultante dal listino prezzi ufficiale della casa automobilistica produttrice, dev’essere pari o inferiore a 35.000 euro (accessori compresi ma IVA, IPT e messa su strada escluse), quindi circa 42.000 euro. Per Naso si tratta di una soglia eccessivamente bassa che esclude dagli incentivi i modelli elettrici più interessanti: “Si tratta di uno dei limiti più bassi d’Europa. E poi non ha senso che le ibride plug-in abbiano un tetto di prezzo più alto delle elettriche (circa 55.000 euro tutto compreso, ndr), pur rappresentando una tecnologia meno avanzata del full electric”.

Forse è per questo che Tesla, di recente, ha abbassato il prezzo di listino del Model 3 per permetterne l’acquisto tramite incentivo, anche se per il momento non si sono registrati particolari effetti sul trend delle richieste.

3. PERSONE GIURIDICHE PENALIZZATE

Le società di car sharing e di autonoleggio con finalità commerciali hanno a disposizione pochi fondi e peraltro possono usufruire solamente di sconti dimezzati del 50% rispetto ai privati cittadini. Per Motus-E è un grave errore: “Le società andrebbero agevolate nella richiesta di incentivi e non penalizzate come invece avviene adesso, perché permettono un contatto diretto con la tecnologia a molte più persone. Ma non solo: l’altro grande vantaggio delle auto aziendali è che spesso tornano qualche anno più tardi sul mercato dell’usato, contribuendo a far abbassare il prezzo dei nuovi veicoli elettrici”. Probabilmente andrebbe rivisto l’intero meccanismo degli incentivi per le società giuridiche perché nel caso delle aziende la soluzione migliore sarebbe agire sulla deducibilità fiscale piuttosto che sul costo all’acquisto: “Altri Paesi europei già lo stanno facendo”.

4. TEMPI DELLA BUROCRAZIA LENTISSIMI

A bloccare il mercato della mobilità elettrica, incidendo direttamente sull’interesse verso gli incentivi auto, contribuisce poi un altro fattore molto ‘italiano’: i tempi della burocrazia. “Gli incentivi per le colonnine di ricarica private sono stati annunciati a ottobre ma non sappiamo ancora quando arriveranno e come funzioneranno perché mancano i decreti attuativi. Per non parlare del Bonus Retrofit, ossia del contributo per trasformare un’auto ICE in una elettrica grazie a un apposito kit, che pur essendo stato emanato nel 2023 risulta valido solo per le richieste inviate fino a dicembre 2022, quindi è solo retroattivo”. Inoltre per Motus-E la burocrazia rischia di cancellare la realizzazione di oltre 21.000 colonnine sulle superstrade e nei centri urbani con i fondi del PNRR, visto che l’iter autorizzativo appare particolarmente farraginoso.

Incentivi auto elettriche

5. TROPPO POCHI I 180 GIORNI RICHIESTI PER L’IMMATRICOLAZIONE

Il quinto e ultimo motivo che rende poco appetitosi gli incentivi auto elettriche lo aggiungiamo noi, anche se vale per tutti i tipi di vetture: il limite massimo di 180 giorni (6 mesi circa) per immatricolare l’auto prenotata con l’Ecobonus è troppo ristretto, soprattutto alla luce dei ben noti ritardi che stanno dilatando i tempi di consegna delle vetture. Ricordiamo che il mancato rispetto del tempo limite fa perdere il diritto all’incentivo. L’anno scorso, molto opportunamente, la soglia massima era stata portata a 270 giorni (9 mesi circa), quest’anno si è deciso di ripristinarla a 180. Ma nel frattempo il problema della consegna dei veicoli non è stato affatto risolto.

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