
Auto ibrida esplosa a Napoli: cos’è successo al prototipo del CNR?
Il mistero dell'auto ibrida esplosa a Napoli che ha provocato la morte di entrambi gli occupanti: cos'è successo al prototipo che stava sperimentando l'uso di batterie solari?
Il mistero dell'auto ibrida esplosa a Napoli che ha provocato la morte di entrambi gli occupanti: cos'è successo al prototipo che stava sperimentando l'uso di batterie solari?
Venerdì scorso un’esplosione ha distrutto un’auto, nello specifico una Volkswagen Polo di quinta generazione, che stava viaggiando con due persone a bordo sulla tangenziale di Napoli. Solo successivamente si è scoperto che non si trattava di una vettura qualsiasi ma di un’auto ibrida sperimentale, e che gli occupanti dell’auto erano un’esperta e autorevole ricercatrice dell’ex Istituto motori del CNR (oggi STEMS), Maria Vittoria Prati, e un tirocinante presso lo stesso Istituto, Fulvio Filace. Purtroppo entrambi sono deceduti a seguito delle gravi ustioni riportate nell’incidente: la dott.ssa Prati è morta lunedì 26, il giovane Filace nella notte tra il 28 e il 29 giugno. Intanto a distanza di una settimana dal sinistro non è ancora chiaro perché il prototipo sia esploso. Abbiamo contattato direttamente il CNR per avere maggiori dettagli sull’accaduto ma ci hanno spiegato che, essendo ancora in corso l’audit interno, non possono formulare ipotesi certe.
Aggiornamento del 29 giugno 2023 a seguito della morte del giovane tirocinante del CNR, Fulvio Filace di 25 anni, a causa delle ustioni riportate nell’incidente.
AUTO ESPLOSA A NAPOLI: UN PROTOTIPO IBRIDO CON BATTERIE SOLARI
L’auto era un prototipo usato per il progetto di ricerca europeo LIFE-SAVE (Solar Aided Vehicle Electrification), volto a esplorare la fattibilità di un’elettrificazione ‘retrofit’ di un vecchio motore a scoppio con batterie alimentate da pannelli solari. L’obiettivo del progetto, partito nel 2017, è infatti quello di sviluppare, industrializzare e immettere sul mercato un sistema per convertire le vetture termiche in auto ibride solari plug-in, con abbattimento di consumi ed emissioni di circa il 20-25% e costi molto ridotti rispetto all’acquisto di un nuovo veicolo.
AUTO CNR A NAPOLI: LE IPOTESI SULL’ESPLOSIONE
La Procura di Napoli ha aperto un’indagine sul caso e il CNR ha avviato in parallelo un’inchiesta interna per scoprire le ragioni dell’esplosione, che per lo meno non ha coinvolto altri veicoli. Le indagini, che si avvalgono della collaborazione della Polizia stradale, dovranno appurare non solo cosa abbia provocato l’esplosione ma anche se i due occupanti dell’auto stessero viaggiando in condizioni di sicurezza.
–NAPOLI. ESPLODE AUTO IN TANGENZIALE, I DUE PASSEGGERI GRAMENTE USTIONATI
DIR2330 3 CRO 0 RR1 N/POL / DIR /TXT –NAPOLI. ESPLODE AUTO IN TANGENZIALE, I DUE PASSEGGERI GRAMENTE USTIONATI (DIRE) Napoli, 23 giu. – pic.twitter.com/oDYd8L92p6— Francesco Borrelli (@NotizieFrance) June 23, 2023
AUTO ESPLOSA SULLA TANGENZIALE DI NAPOLI: IL MISTERO DELLE BOMBOLE
Nel primo caso sembra, in base alla ricostruzione dei testimoni e ai rilievi della Polstrada, che l’auto non abbia avuto alcuna collisione, né con altri veicoli né contro il guardrail. L’interesse degli investigatori si sta invece concentrando sulle due bombole presenti nell’abitacolo di cui si ignora per il momento il contenuto. In base a ciò che riporta Il Mattino, quelle bombole servivano ad analizzare il potenziale impatto ambientale delle emissioni rilasciate dal prototipo. Erano un congegno funzionale al cosiddetto sistema PEMS (sistema portatile di misurazione delle emissioni), per altro reso obbligatorio dalle recenti disposizioni normative. Ma fino alla chiusura delle indagini non si può escludere nessun’altra ipotesi, ad esempio che a scatenare l’esplosione possa essere stato un problema alle batterie dell’auto.
PROTOTIPO CNR ESPLOSO A NAPOLI: ERA UN VIAGGIO PERICOLOSO?
C’è poi la questione della sicurezza delle persone a bordo dell’auto. Appurando che si stava procedendo alla prova su strada di un prototipo, a che titolo, si chiede sempre Il Mattino, era presente a bordo anche un tirocinante, considerando che questi test condotti su vetture sperimentali prevedono sempre dei rischi, sia per le persone direttamente coinvolte che per la pubblica incolumità? Non a caso al vaglio degli inquirenti ci sono anche i contratti di formazione che regolano il rapporto tra università e istituti di ricerca a proposito della gestione di stagisti, tirocinanti e giovani ricercatori impegnati a progetto. La materia è delicata e complessa e riguarda i rapporti che intercorrono tra l’università Federico II di Napoli, dove era prossimo a laurearsi in Ingegneria il 25enne Fulvio Filace, e il CNR, l’istituto nel quale Maria Vittoria Prati svolgeva il proprio ruolo di ricercatrice a tutto tondo. Insomma, c’è da far luce su diversi aspetti.
Utente registrato
12:25, 11 Luglio 2023Durante la seconda guerra mondiale l’aviazione aveva una terribile fretta per la disponibilità di un novo motore più veloce dei motori tradizionale ad elica. Il turbogetto era già in cantiere nei laboratori, cosi ricercatori e tecnici furono sollecitati a far presto, molto presto. I tempi si sono accelerati, a spese di numerosi incidenti con esplosione delle turbine e morte di chi le stava collaudando. Scienza e tecnica devono maturare e, per farlo occorre il giusto tempo; quando i tempi sono maturi, l’innovazione arriva certamente: è interesse di tutti. Forzare la mano per ridurre i tempi, nell’ambio della ricerca e dell’innovazione, provoca morti. I politici che si atteggiano a paladini dell’ambiente, cosa buona e giusta, dovrebbero, però farlo senza imporre scadenze perché non è di loro competenza. Non hanno conoscenze idonee per prevedere quando una nuova tecnologia sarà matura.
Utente registrato
12:25, 11 Luglio 2023Se lo fanno, come accadde durante la seconda guerra mondiale, provocheranno morti: dovrebbero tenerlo presente.
Perdonatemi, sono ricercatore e mi sento parte in causa, per non dire in pericolo.