Auto elettriche, 100 anni di tentativi dai primi prototipi ad oggi

Auto elettriche, 100 anni di tentativi dai primi prototipi ad oggi Più di un secolo fa nasceva l'automobile

Più di un secolo fa nasceva l'automobile, ma contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le prime auto non erano a benzina, ma elettriche

2 Novembre 2018 - 12:11

Oggigiorno, se dici auto elettrica, vengono alla mente vetture dalle linee avveniristiche, ricche di soluzioni tecnologiche di ultimissima generazione, che le auto “tradizionali” si sognano soltanto. Insomma, per molti l'auto elettrica oggi, rappresenta una fetta di futuro nel nostro presente. Nulla di più lontano dalla realtà. Sì, l'auto elettrica rappresenta un possibile scenario della mobilità di domani, ma non è figlia di moderne tecnologie. Non ci credete? E se vi dicessimo che le prime auto ad essere prodotte ormai più di cent'anni fa erano proprio elettriche?

DALLE CARROZZE ALLE AUTO Proprio così, contrariamente con quanto siamo abituati a pensare, quella elettrica è stata la primissima fonte di alimentazione delle prime, avveniristiche vetture che videro la luce nell'800. Nel 1834, infatti, venne depositato il brevetto del motore elettrico a corrente continua, mentre 25 anni dopo, nel 1859, fecero il loro debutto le prime batterie ricaricabili al piombo. A questo punto gli elementi per creare una macchina in grado di muoversi grazie all'energia elettrica c'erano tutti, tranne… l'auto. Ma già sulle carrozze si fecero i primi esperimenti di elettrificazione. Sulle carrozze, infatti, venivano installati tutti gli elementi necessari per permettergli di muoversi senza l'ausilio dei cavalli. Sul finire dell'Ottocento, invece, cominciarono a comparire su strada i primi veicoli interamente progettati intorno a un propulsore elettrico.

VELOCI E FACILI DA PRODURRE A cavallo tra i due secoli furono molti i costruttori che si lanciarono nello sviluppo di auto ad alimentazione elettrica. I motivi di questa scelta erano molteplici. Il primo, il loro costo di produzione: realizzare un motore elettrico era molto meno costoso rispetto al suo corrispettivo a combustione interna. In secondo luogo, c'era l'assenza di rumorosità, ma anche la facilità di utilizzo (ricordiamoci che all'epoca un'auto a motore a scoppio non poteva essere messa in moto semplicemente girando una chiave) e, infine, le prestazioni. Le prime auto elettriche, erano decisamente più prestazionali di quelle a benzina. Nel 1899 la Jamais Contente, con due motori elettrici da 68 CV totali, superò per la prima volta i 100 km/h. Certo, non erano tutte rose e fiori. Anche all'epoca, infatti, quello dell'autonomia era un problema molto sentito. In media con una carica completa si arrivavano a percorrere un'ottantina di chilometri. Nello stesso periodo, anche in Italia si stava muovendo qualcosa. La prima vettura elettrica a vedere la luce nel nostro Paese venne progettata da Francesco Boggio e costruita da Giuseppe Carli a cavallo tra il 1890 e il 1891. La vettura sviluppava una potenza di 1 CV e raggiungeva la velocità massima di 15 km/h, per un autonomia di 10 ore. Il suo peso era di 140 kg, metà dei quali erano unicamente di batteria. Purtroppo, nessuno dei pochissimi esemplari prodotti da Carli è arrivato fino a noi.

GLI ESORDI DI PORSCHE A dimostrazione di quanto l'auto elettrica abbia realmente rappresentato il vero albore dell'automobilismo, anche Ferdinand Porsche, nel 1900 progettò un veicolo elettrico. Anzi, è stata la primissima vettura progettata dal padre del marchio di Stoccarda. Si trattava della Lohner Electric Phaeton, realizzata per conto della Lohner Elektromobile. Aveva 5 CV, raggiungeva i 34 km/h di velocità massima e aveva un'autonomia di 80 km. Ma quando si parla della storia dell'elettrificazione non si può non parlare della Lohner “Semper Vivus”, evoluzione della Phaeton: è stata la prima auto ad essere dotata di due motori elettrici inseriti direttamente all'interno dei mozzi delle ruote.

FINE TEMPORANEA Ma negli anni Dieci del Novecento le cose cominciarono a cambiare, aumentando la popolarità delle auto a motore a scoppio. Da una parte l'autonomia delle elettriche non riusciva a crescere, dall'altra, con il Fordismo e il conseguente avvento delle catene di montaggio, produrre auto e motori era diventato più facile e veloce. Inoltre, le macchine a benzina cominciavano a farsi meno rumorose e quando nel 1916 venne brevettato il primo motorino di avviamento, che andava a sostituire il sistema di accensione a manovella, le auto elettriche vennero ufficialmente abbandonate.

RITORNO IN AUGE Ma fu un abbandono momentaneo. Mezzo secolo dopo, infatti, l'avvento della crisi petrolifera portò nuovamente alla ribalta il tema dell'auto elettrica e molti produttori, a partire dagli Anni '70, cominciarono o ritornarono, a progettare vetture “alla spina”. In America venne lanciata la Sebring-Vanguard Citicar, che venne prodotta in appena 3.500 esemplari fra il 1974 e il 1976 e venduta a un prezzo di 4.500 $. Anche in Italia ci fu qualche esempio di auto elettrica in questo periodo. Al Salone dell'Auto di Torino del 1972, infatti, Fiat presentò la X1/23, il prototipo di una vettura compatta a due posti da città, dal peso di 820 kg con un'autonomia di 70 km.

DI CONCEZIONE MODERNA La prima auto elettrica di concezione moderna ad essere davvero prodotta in serie venne presentata soltanto nel 1996. Si trattava della EV1 di General Motors, realizzata in 1.100 esemplari fino al 1998 che vennero affittati al prezzo di 500 $ al mese a clienti selezionati e residenti in zone urbane. Esattamente come molte elettriche moderne, la EV1 aveva un'aerodinamica studiata a puntino, con un cx di 0,19. Il suo motore a sincrono con magneti permanenti era da 100 kW (136 CV) e le batterie trovavano posto sotto il tunnel centrale, mentre l'autonomia era di 260 km.

100 ANNI DI IBRIDE Esattamente come per le elettriche, anche la storia delle auto ibride affonda le sue radici a inizio '900. La prima ibrida della storia infatti, era una particolare variante della Lohner progettata da Porsche di cui abbiamo parlato prima. Si chiamava Mixte e per eliminare il problema della scarsa autonomia, l'ingegnere tedesco aveva aggiunto alla vettura un motore a benzina da 3,5 CV che era in grado di ricaricare la batteria dell'auto, che dava poi potenza ai motori montati sulle ruote. Con le elettriche, anche le ibride vennero abbandonate quando le auto a benzina divennero più fruibili. Di loro si tornò a parlare nel 1974 quando venne presentata la Buick Skylark Hybrid, che utilizzava un motore Wankel per azionare un generatore da 20 kW che a sua volta caricava le batterie dell'auto che era in grado di superare i 100 km/h. Quattro anni dopo fu la volta della Fiat 131 Ibrida: era alimentata da un propulsore di 903 cc da 33 CV derivato da quello della 127, abbinato a un motore a corrente continua, che assisteva quello termico in fase di accelerazione, per una potenza complessiva di 65 CV. L'auto era dotata di un sistema di recupero dell'energia in frenata e garantiva prestazioni simili a quelle della 131 1.300. Diversi anni dopo, nel 1996, Toyota presentò la Prius, ma questa è storia dei nostri giorni.

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