Le auto che "parlano" fra loro rischiano di rimanere mute per le lentezze della politica. La corsa del V2V è ferma a pochi passi dal traguardo
Il dialogo V2V – vehicle-to-vehicle – è considerato molto importante per la sicurezza: se le auto si scambiassero informazioni si potrebbero infatti evitare molte situazioni di rischio dato che le notizie viaggerebbero velocemente. Negli USA, dopo anni di accordi, idee ed esperimenti, la comunicazione fra veicoli è ferma a poche yard dal traguardo.
IL SEMAFORO DELLA POLITICA La conversazione fra guidatori potrebbe svolgersi così: “Attento, sta arrivando un camion dei pompieri a forte velocità!” “Dov'è?” “Si trova 450 metri dietro di te” Bene, rallento e accosto per farlo passare”. Se a parlare fossero le auto con capacità di scambio di informazioni il dialogo sarebbe un flusso di bit invece che di parole ma il senso rimarrebbe lo stesso. Avremo una rete di veicoli percorsa da un costante traffico di notizie, raccolte e scambiate in modo cooperativo. Alla concretizzazione di quest'idea di dialogo fra veicoli ormai basta un passo: “Non siamo sulla linea delle 40 yard e neanche a quelle delle 10, orma manca una sola yard: siamo al punto nel quale questa tecnologia è pronta per essere distribuita” ha infatti dichiarato Harry Lightsey, Executive director for public policy nella Connected-car unit di General Motors. La situazione sembra infatti essere questa: dopo più di un decennio di ricerca e sviluppo le tecnologie della comunicazione vehicle-to-vehicle sono arrivate ad uno snodo nel quale è ormai la politica a determinare quando e come le auto “parlanti” potranno scendere sulla strada.
ALLA RICERCA DELLA BANDA PERDUTA La questione è piuttosto critica: funzionari statali degli USA stimano che dotare le automobili e le infrastrutture stradali con speciali “radio” che costantemente inviino e ricevano informazioni – ad esempio la velocità del veicolo, la sua direzione e luna eventuale frenata – potrebbe ridurre gli incidenti causati dai guidatori sobri di circa l'80 %. Lo stallo deriva essenzialmente da 2 questioni, con la prima che dipende strettamente dal Governo. La National Highway Traffic Safety Administration sta infatti attendendo che la Casa Bianca approvi una sua proposta di legge per imponga a tutte le nuove auto di avere sistemi di comunicazione V2V (NHTSA sembra fare sul serio per le auto connesse). Anche se di solito sono contrarie a nuove normative, le Case automobilistiche sono in questo caso d'accordo con questa proposta e spingono perché le autorità intervengano e fissino standard comuni in modo che le auto connesse parlino la stessa lingua anche se prodotte da diverse case automobilistiche. L'altro intoppo riguarda le frequenze sulle quali queste comunicazioni dovrebbero correre: una vera battaglia sta infatti infuriando riguardo l'accesso alla banda radio che dovrebbe essere utilizzata dai sistemi V2V (è meglio la tecnologia V2V o la guida autonoma?). I contendenti sono le Case automobilistiche, da un lato, e fornitori di connettività e alcune aziende tecnologiche dall'altro. La FCC (Federal Communications Commission), che già nel 1999 aveva predisposto una porzione dello spettro radio perché servisse esclusivamente alle comunicazioni di sicurezza dei veicoli connessi, sta ora valutando i modi con i quali condividere questo spettro con gli utenti “senza licenza”, come i dispositivi mobili che si connettono in Wi-Fi.
TEMPI NON QUANTIFICABILI La “guerra dell'Etere” vede la National Cable and Telecommunications Association (ne fanno parte, fra gli altri, Google e Qualcomm) esortare FCC ad aprire la banda dei 5,9 GHz, quella assegnato nel 1999 ai veicoli connessi, agli utenti Wi-Fi, affermando che l'industria automobilistica aveva ormai perso i suoi diritti su quella banda. Un portavoce ha infatti detto che “durante questi 15 anni, nei quali gli ITS non hanno fatto un uso significativo della banda, altre tecnologie si sono sviluppate in questo periodo e hanno ormai superato gli ITS sul mercato”. Una proposta di Qualcomm chiede a FCC di assegnare il 60 % della banda dei 5,9 GHz agli utenti senza licenza e riservare il resto alle comunicazioni V2V. Ovviamente i costruttori non ci stanno, sostenendo che il 40% è troppo poco e causerebbe interferenze. Spinosa è anche la questione dell'hardware: i Costruttori hanno speso miliardi basandosi su quanto stabilito nel 1999 e GM, per esempio, prevede di lanciare le comunicazioni V2V nel 2017 sulla sua Cadillac CTS (leggi come Cadillac sia pronta alla guida autonoma e alle comunicazioni V2V), con Lightsey ad affermare che: “L'hardware che abbiamo progettato per la CTS è completamente basato sul formato corrente”. L'altro versante, quello delle decisioni politiche, registra prima di tutto il fatto che la proposta di NHTSA è vista come il passo più importante per l'effettiva introduzione dei veicoli connessi. A preoccupare sono piuttosto i suoi tempi di approvazione: “l'amministrazione Obama ha di fronte a sé ormai soltanto 8 mesi e quindi il rischio di un ritardo è reale. La Casa Bianca potrebbe richiedere a NHTSA altri dati e analisi o attendere la sentenza della FCC sulla condivisione dello spettro”, dice Steven Bayless, Vice president of technology and markets della Intelligent Transportation Society of America. Se la decisione dovesse slittare a dopo le elezioni la nuova amministrazione potrebbe avere priorità diverse (Obama crede in queste nuove tecnologie e investe 4 miliardi per la guida autonoma), cosa che potrebbe diminuire fortemente le probabilità di una rapida approvazione.
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