Stop auto ICE dal 2035: i commenti delle associazioni automotive

Stop auto ICE dal 2035: i commenti delle associazioni automotive

Dopo lo stop alla vendita di ICE nuove dal 2035 giungono i commenti delle principali associazioni automotive coinvolte dal provvedimento: molte le critiche

16 Febbraio 2023 - 10:00

Lo stop alla vendita (e quindi alla produzione) di auto ICE dal 2035, approvato dal Parlamento UE in seduta plenaria ma comunque legato a ulteriori passaggi, ha suscitato reazioni diametralmente opposte: entusiasmo dagli ambientalisti e dai sostenitori dell’elettrificazione di massa, secondo cui il bando alle endotermiche è una decisione necessaria per ridurre le emissioni di CO2 nell’aria prima che sia troppo tardi; preoccupazione o addirittura rabbia da diversi esponenti della filiera automobilistica e del Governo italiano in carica, perché questo provvedimento rischia di costare decine di migliaia di posti di lavoro (195.000 e 2.200 aziende secondo una stima di Confapi) e di portare alla catastrofe l’intero comparto. Di seguito trovate i commenti delle principali associazioni automotive italiane a poche ore dal voto dell’UE.

STOP BENZINA E DIESEL DAL 2035: PER ANFIA “UN MACIGNO CAPACE DI DEVASTARE L’EUROPA”

Per ANFIA (Associazione nazionale filiera industria automobilistica), dalla voce del suo presidente Scudieri, lo stop alla vendita delle auto ICE è un macigno capace di devastare l’Europa. “Il voto del Parlamento UE evince una visione estremamente ideologica, demagogica di un qualcosa che è gestito da chi, evidentemente, non conosce nulla di pianificazione e politica industriale”. La scelta delle istituzioni europee, sempre secondo Scudieri, è una pericolosa corsa in avanti perché l’Europa non ha ancora le capacità industriali necessarie (ad esempio per la trasformazione delle materie prime in componenti per le batterie) e inoltre non tiene neanche conto dell’infrastrutturazione che ci vuole per far funzionare, con adeguata potenza, le vetture elettriche.

AUTO ICE VIETATE DAL 2035: FEDERCARROZZIERI PREVEDE UN FORTE AUMENTO DEI COSTI DI RIPARAZIONE

Lo stop alle ICE previsto per il 2035 porterà a un aumento esponenziale dei costi di riparazione delle autovetture e a maggiori esborsi sia in capo alle carrozzerie sia per gli automobilisti. Lo ha affermato Davide Galli, presidente di Federcarrozzieri, associazione che rappresenta le autocarrozzerie italiane. Secondo Galli le auto elettriche in Italia si vendono poco anche a causa degli elevati costi di acquisto e di gestione che, in caso di guasti o danni che non interessano unicamente la carrozzeria, presentano spese di riparazione sensibilmente più elevate (tra il +18% e il +30%) rispetto alle auto a benzina o diesel.

Le auto elettriche, infatti, appena entrano in una carrozzeria devono essere messe in sicurezza, e per fare questo occorre vi sia almeno un addetto abilitato con patentino Pes-Pav, una procedura che inevitabilmente comporta spese maggiori per gli operatori e quindi per gli automobilisti. Poi c’è l’elettronica particolare che caratterizza tali vetture e che determina attività più lunghe (e costose) per smontaggio, rimontaggio, sostituzione, programmazione, ricalibrazione, ecc. Basti pesare che per alcune auto elettriche di nuova generazione si registra un 60% di elettronica in più rispetto alle vetture tradizionali”.

Le autocarrozzerie dovranno quindi evolversi e aggiornarsi per far fronte al cambiamento del mercato, ricorrendo a personale sempre più specializzato e a strumentazione sempre più complessa, con una selezione naturale degli operatori ma al tempo stesso un incremento non indifferente dei costi a loro carico che determinerà, di conseguenza, un aumento esponenziale dei costi di riparazione delle autovetture.

Per ulteriori dettagli sull’argomento leggi il nostro speciale “Auto elettriche e connesse: impatto su aftermarket e consumatori”.

Stop auto ICE dal 2035

STOP AUTO BENZINA E DIESEL: PER FEDERAUTO IL 2035 È UN TERMINE IRREALISTICO

Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto (la federazione che raggruppa i concessionari di auto), per spiegare le sue perplessità analizza i numeri che vedono in Italia un parco circolante di 39-40 milioni di vetture di cui 1 auto su 5 ha superato i 20 anni: “Nel 2022 il venduto si è attestato attorno a 1,5 milioni di auto e se il trend, come è probabile, rimarrà questo anche nel 2023 e se pure (per assurdo) tutti i nuovi acquisti fossero nell’elettrico, quanto tempo ci vorrebbe a passare al green? I conti sono presto fatti e la data del 2035 è irrealistica. Non contesto la transizione, ma occorre uscire dalle ideologie e fare i conti con la realtà di un cambiamento complesso che merita un approccio pragmatico e realistico”.

TAVARES (STELLANTIS) E DE MEO (RENAULT): CI ADEGUIAMO MA CHIEDIAMO CORREZIONI

Carlos Tavares, AD di Stellantis, è sempre stato critico nei confronti del diktat europeo del 2035, anche se il suo gruppo ha accettato di adeguarsi a una decisione imposta dall’alto anticipando al 2030 lo stop alla vendita di auto ICE: “L’elettrificazione è una tecnologia scelta dai politici, non dall’industria, perché c’erano modi più economici e veloci di ridurre le emissioni. Le decisioni dell’Europa sono state dogmatiche in quanto sono state fatte scelte che non sono tecnologicamente neutrali. Il dogmatismo ci porterà al disastro e causerà molti problemi sociali”.

Più o meno sulla stessa linea Luca De Meo, AD di Renault: “Come gruppo abbiamo deciso di adeguarci alle imposizioni europee, ma continuiamo a chiedere a Bruxelles di spostare lo stop dal 2035 al 2040 perché movimenti così repentini sono difficili da gestire. Dobbiamo evitare un impatto troppo forte su industria e occupazione”.

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