Processo Morandi-bis: Aspi, Spea e Mit non dovranno risarcire

Processo Morandi-bis: Aspi, Spea e Mit non dovranno risarcire

Morandi-bis: Aspi, Spea e Mit fuori dal processo, non dovranno risarcire in caso di condanna. Sconcerto dei familiari delle vittime

 

Morandi-bis: Aspi, Spea e Mit fuori dal processo, non dovranno risarcire in caso di condanna. Sconcerto dei familiari delle vittime

30 Maggio 2025 - 12:30

Una decisione significativa ha segnato una nuova svolta nel processo sulla gestione della rete autostradale ligure, avviato a seguito del tragico crollo del Ponte Morandi a Genova, avvenuto il 14 agosto 2018, che causò la morte di 43 persone. Il collegio giudicante ha stabilito che Autostrade per l’Italia (Aspi), la sua controllata Spea e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) non potranno essere citati come responsabili civili nel procedimento. Questa pronuncia implica che, in caso di condanna degli imputati, queste entità non saranno obbligate a risarcire i danni.

IL PROCESSO PONTE MORANDI-BIS

Il processo in questione, noto come Morandi-bis, si concentra su presunte irregolarità nella gestione e manutenzione di viadotti e gallerie autostradali liguri, emerse dalle indagini successive al crollo del Ponte Morandi. Le accuse, a vario titolo, includono falso, frode, crollo colposo e attentato alla sicurezza dei trasporti, con particolare riferimento a report ‘ammorbiditi’ sullo stato delle infrastrutture. Gli imputati sono 46, tra cui l’ex amministratore delegato di Aspi, Giovanni Castellucci, attualmente detenuto per una condanna definitiva relativa alla strage del bus di Avellino del 2013.

MORANDI-BIS: PERCHÉ ASPI, SPEA E MIT NON DOVRANNO RISARCIRE

Secondo quanto riportato dall’Ansa, il tribunale ha accolto la richiesta di esclusione di Aspi, Spea e Mit dalla posizione di responsabili civili, basandosi sul fatto che le due società e il Ministero non hanno partecipato agli incidenti probatori in tale veste, rendendo nulla la loro citazione. Tale esclusione era già stata anticipata nel 2022 nel processo principale sul crollo del ponte, quando Aspi e Spea avevano patteggiato, versando circa 30 milioni di euro per evitare sanzioni interdittive, uscendo così dal procedimento penale.

Un articolo del Secolo XIX sottolinea come questa pronuncia rappresenti un precedente importante: in processi complessi come quello sul Ponte Morandi, la presenza di incidenti probatori o la responsabilità amministrativa ai sensi della legge 231 rende incompatibile la posizione di responsabile civile, salvo assoluzioni. Questo aspetto tecnico, sebbene giuridicamente fondato, ha tuttavia generato reazioni contrastanti soprattutto tra i familiari delle vittime, come ha ribadito la portavoce del Comitato Ricordo Vittime del Ponte Morandi, Egle Possetti.

A tal proposito va ricordato che il Comitato, insieme ai Comuni di Genova, Masone, Rossiglione, Campo Ligure e Cogoleto, è stato ammesso al processo Morandi-bis come parte offesa, mentre sindacati e associazioni dei consumatori sono stati esclusi. Ma per effetto della decisione del tribunale, oltre 300 parti civili, tra cui cittadini sfollati, imprese e associazioni, ora vedono ridotte le possibilità di ottenere risarcimenti direttamente nel processo penale, con la prospettiva di dover ricorrere a cause civili.

Ponte Morandi crollato

E ADESSO COSA SUCCEDE?

In ogni caso, la decisione del tribunale non implica un’assoluzione delle responsabilità di Aspi, Spea e Mit nella gestione delle infrastrutture, ma limita il loro coinvolgimento finanziario diretto nell’esito del processo penale. Come riportato dall’emittente genovese Primo Canale, le indagini hanno evidenziato gravi carenze nella manutenzione e nella sorveglianza delle infrastrutture autostradali, con documenti che dimostrano come, già anni prima del crollo, fossero noti problemi strutturali al Ponte Morandi. Tuttavia, la linea difensiva di Aspi ha spesso puntato su presunti difetti di costruzione originari, come emerso da una lettera inviata al Mit nel 2020, per spostare le responsabilità.

Il processo, che si prevede proseguirà almeno fino a luglio 2025, continua a rappresentare un momento cruciale per fare luce su una delle tragedie più gravi della storia recente italiana. Le accuse contro i 46 imputati si concentrano su comportamenti che avrebbero compromesso la sicurezza delle infrastrutture, tra cui la falsificazione di rapporti e la mancata manutenzione, con l’obiettivo di massimizzare i profitti a scapito della sicurezza. E la scelta di escludere Aspi, Spea e Mit dalla responsabilità civile non chiude affatto la questione delle responsabilità complessive, ma sposta l’attenzione sui singoli imputati e su eventuali azioni civili future.

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