Pagare taxi con carta: impossibile nel 18% dei casi

Pagare taxi con carta: impossibile nel 18% dei casi

Pagare taxi con carta di credito o bancomat è impossibile nel 18% dei casi, con significative differenze territoriali. Leggi i risultati dell'indagine

15 Dicembre 2023 - 11:00

Avere la possibilità di pagare il taxi con carta di credito o bancomat è un obbligo di legge che vige ormai dal 2014, tuttavia quasi un tassista su cinque rifiuta il pagamento digitale della corsa adducendo le motivazioni più disparate. È questo il risultato di un’indagine di Altroconsumo, che peraltro ha constatato come ci siano categorie di esercenti ben più renitenti al Pos rispetto ai tassisti.

QUANTI TASSISTI ACCETTANO IL PAGAMENTO CON CARTA?

L’indagine si è svolta tra ottobre e novembre 2023 in cento taxi di sei città d’Italia, senza prenotare la corsa e chiedendo di poter pagare con la carta solo dopo essere arrivati a destinazione. Il risultato è che il pagamento con carta è stato negato nel 18% dei casi (lo diciamo? Pensavamo peggio…) con evidenti differenze territoriali: a Torino solo il 7% dei tassisti ha rifiutato il pagamento digitale, a Bari addirittura il 40%. Molto bene, invece, Catania con solamente il 13% di no, a dimostrazione che non è sempre una questione di nord e sud. Ecco i risultati città per città:

  • Bari: 10 corse in taxi, 6 hanno accettato il pagamento con carta, 4 no (40%);
  • Catania: 15 corse in taxi, 13 hanno accettato il pagamento con carta, 2 no (13%);
  • Milano: 20 corse in taxi, 17 hanno accettato il pagamento con carta, 3 no (15%);
  • Napoli: 20 corse in taxi, 14 hanno accettato il pagamento con carta, 6 no (30%);
  • Roma: 20 corse in taxi, 18 hanno accettato il pagamento con carta, 2 no (10%);
  • Torino: 15 corse in taxi, 14 hanno accettato il pagamento con carta, 1 no (7%).

PAGARE TAXI CON CARTA: I PRINCIPALI MOTIVI DI RIFIUTO

Ma quali sono stati i principali motivi di rifiuto? La giustificazione più comune che impedisce ai clienti di pagare il taxi con carta è il classico ‘Pos guasto’, che sicuramente guasto non è nella stragrande maggioranza dei casi. Infatti apprezziamo decisamente di più quell’altrettanto alta percentuale di tassisti che con estrema franchezza dichiara di ‘preferire i contanti’. I rifiuti sono stati motivati anche con le ‘commissioni troppo alte’, con la scusa che ‘bisogna dirlo all’inizio della corsa’, e con la circostanza che ‘il Pos è spento’ (e accendilo, no?).

Per approfondire il cattivo rapporto tra tassisti e pagamenti digitali leggi anche questa brutta storia di danni e minacce accaduta a Bologna.

Pagare taxi con carta

ESERCENTI ‘ALLERGICI’ AL POS: C’È DI PEGGIO DEI TASSISTI

Comunque, come anticipavamo, questa e altre indagini di Altroconsumo hanno comunque dimostrato che ci sono categorie di esercenti ben più allergiche al Pos rispetto ai tassisti. Ad esempio la medesima inchiesta effettuata nei tabaccai ha messo in luce l’impossibilità di pagare con carta di credito o bancomat nel 47% dei casi, quasi uno su due. Molto meglio panifici (solo il 12% rifiuta i pagamenti digitali) e bar (non accetta carte solo il 5%).

Chiudiamo ricordando che dal 2022 chi rifiuta i pagamenti con carta, per qualsiasi cifra, è sanzionato con una multa di 30 euro, cui va aggiunta una percentuale pari al 4% del valore del pagamento rifiutato. Il pagamento con carta si può rifiutare solo in caso di ‘disguidi tecnici‘, ed è il motivo per cui il ‘Pos rotto’ è la scusa più comune. Allo stesso tempo è opportuno che gli esercenti vengano a loro volta agevolati, visto che le commissioni d’incasso possono rappresentare un problema soprattutto per i piccoli esercenti (un’altra indagine di Altroconsumo ha accertato che per pagamenti digitali di importi da 5 euro le commissioni arrivano anche a 0,50 euro).

A questo proposito nei mesi scorsi è stato firmato un protocollo che prevede da parte degli operatori (cioè banche e altri prestatori di servizi di pagamento) una forte riduzione delle commissioni per i pagamenti digitali fino a 30 euro e il loro azzeramento per i pagamenti fino a 10 euro a vantaggio di esercenti e professionisti con ricavi e compensi relativi all’anno precedente non superiori a 400.000 euro. Tuttavia quello contenuto nel protocollo è solo un invito e non un obbligo, anche perché se fosse tale rischierebbe di violare le regole anticoncorrenziali.

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