
Il 14 agosto del 1988 moriva Enzo Ferrari. Ripercorriamo alcune tappe personali e scopriamo le Ferrari più incisive della sua era
Gli occhiali scuri in volto, per non far vedere ai suoi avversari il suo animo più intimo, la penna dall’inchiostro viola, il fare combattivo e la sua voglia indomita di primeggiare. Non bastano poche righe per raccontare la storia di un uomo dal carisma impareggiabile, un pioniere e un vincente nato: Enzo Ferrari. Il “Drake”, soprannome conferitogli in pista con un misto di reverenza e accusa dai piloti britannici, scompariva trentasei anni fa, il 14 agosto del 1988, a Modena all’età di 90 anni. “Un giorno io non ci sarò più. Spero che le rosse vetture che portano il mio nome continueranno ad esserci anche dopo di me ed a farsi onore su tutti i circuiti del mondo”, diceva il vecchio Ferrari. Caro “Commendatore”, il suo sogno è ancora vivo e le sue fuoriserie riescono a incantare grandi e piccini sulle strade e circuiti di tutto il globo.
BREVE STORIA DI ENZO FERRARI
La nascita di Enzo Ferrari è ammantata di mistero, in ogni caso l’anagrafe di Modena appunta il 18 febbraio del 1898. Il padre Alfredo ha un’officina e quello è il rifugio preferito di un ragazzino che nasconde dentro di sé un’innata passione per la meccanica. Lo sferragliamento è musica per lui. Purtroppo, il giovane Enzo rimane ben presto orfano di padre e perde anche il fratello Dino, perito su un campo di battaglia durante la Grande Guerra. La vita non sembra sorridergli, almeno fino a quando non salpa per Torino, dove ottiene le prime soddisfazioni come collaudatore di autotelai per una carrozzeria della zona. Da lì a sbarcare al servizio dell’Alfa Romeo il passo è breve.
Il suo talento al volante non passa inosservato e la sua carriera da pilota è in ascesa. La contessa Paolina Biancoli gli affiderà anche un simbolo portafortuna da collocare sulla sua vettura, un “Cavallino Rampante”, come quello del figlio aviatore, Francesco Baracca. Quel simbolo diventerà l’identità imperitura della Ferrari. Appeso il casco al chiodo, Enzo Ferrari gestisce lo sviluppo delle vetture Alfa e costruisce un team di oltre 40 piloti, tra i quali gli assi sono Antonio Ascari, Giuseppe Campari e Tazio Nuvolari. È l’embrione della Scuderia Ferrari che si impone già a partire dal 1951 nel neonato campionato di F1, che diventerà il suo giardino di casa, dove ancora adesso è il punto di riferimento per prestigio e vittorie.
NASCE LA FERRARI
Intanto a Maranello nasce la Ferrari S.p.A. nel 1947. È la fabbrica dei sogni. “Date a un bambino un foglio di carta, dei colori e chiedetegli di disegnare un’automobile, sicuramente la farà rossa”. Le infinite fuoriserie che nascono nel cuore della Motor Valley sono tutt’ora un oggetto del desiderio e un mito senza tempo. Ferrari è diventato sinonimo di esclusività e per larghi tratti è stato il marchio più riconosciuto di tutto il globo. Sotto l’ala protettrice di Enzo, Ferrari ha vinto numerose battaglie, sportive e commerciali, ma chissà cosa sarebbe successo se il Drake avesse accettato l’offerta di Ford, vendendo tutta la baracca al colosso americano. Inutile pensarci, perché il patron rispedì il tutto al mittente, inseguendo una leggenda.
FERRARI 125 S
È stato il principio di tutto. Il primo amore che non si scorda mai. La grande storia della Ferrari nasce proprio con la 125 S, la prima autovettura uscita dalla fabbrica di Maranello nel lontano 1947. Soltanto due gli esemplari prodotti, uno firmato da Gioachino Colombo e un altro da Giuseppe Busso. Due istituzioni dell’automobilismo italiano. Mossa da un corposo motore V12, che diventerà il simbolo della produzione del Cavallino Rampante, sviluppava ben 90 CV di potenza. Rigorosamente in livrea “Rosso Corsa” ha dato inizio a una storia che non ha nessuna voglia di interrompersi.
FERRARI 250 GTO
Oggi questo nome è associato alle grandi case d’aste che fanno segnare ogni volte vendite da record. La Ferrari 250 GTO è una delle più preziose vetture della storia con quotazioni che hanno toccato anche la cifra monstre di 80 milioni di euro. Ma per quale motivo questa fuoriserie di Maranello riscuote questo incredibile successo? Molto dipende dal suo incredibile palmarès, infatti la 250 GTO ha vinto il campionato mondiale marche per tre anni consecutivi (dal 1962 al 1964) oltre a essere stata l’ultima auto da competizione del Cavallino Rampante a motore anteriore. Inoltre, la sua silhouette armonica e aggraziata, unita a un’esuberanza straordinaria dovuta al motore 2,9 litri V12 da 300 CV, la rende unica e divina.
FERRARI DINO 206 GT
Per qualcuno è ritenuta impropriamente una Ferrari minore, ma per Enzo Ferrari è stato un doveroso omaggio al figlio, prematuramente scomparso, Dino. Questa berlinetta, oltre a essere bella come il sole, presenta tutte quelle caratteristiche che rendono le sportive di Maranello uniche nel suo genere. Muso affilato e tagliante, prese d’aria laterali, lunotto posteriore verticale e motore in posizione centrale. L’unica differenza è proprio il propulsore, un sei cilindri a V che canta divinamente, nonostante la potenza di “appena” 180 CV. Pochi per oggi, tanti per il 1967. La silhouette della Dino 206 GT è muscolosa e raffinata, come una vera Ferrari. Per questo merita di stare in questa lista.
FERRARI 365 GTB/4 DAYTONA
In quel periodo stava nascendo un altro modo di concepire l’auto sportiva, infatti si affacciava sulle strade la Lamborghini Miura, che avrebbe inaugurato il termine “supercar”. Lei, invece, aveva delle forme classiche, affusolate e tremendamente eleganti. La Ferrari 365 GTB/4 Daytona è un omaggio alle granturismo ricche di carisma, che sanno essere tanto veloci quanto confortevoli, ideali per sfrecciare in Costa Azzurra insieme a Brigitte Bardot. Il suo motore, rigorosamente collocato all’anteriore, è un V12 di 4.390 cc e 352 CV. Questa Ferrari del 1968 è un capolavoro senza tempo con un design che continua a fare scuola.
FERRARI 308
Chi possiede almeno trenta, per non dire trentacinque, primavere sulle spalle non può che associare la Ferrari 308 GTS, quella con guida en plein air, alle Hawaii con al volante Tom Selleck nei panni di Magnum P.I. intento a scodare furiosamente come nella sigla di apertura di un telefilm generazionale. La 308 però è anche una delle berlinette più importanti della Ferrari guidata da Enzo Ferrari, una vettura longeva nello stile e dal grande successo commerciale. Linea a cuneo e motore 3.0 V8 in posizione centrale da 250 CV che hanno saputo emozionare e far sognare come poche altre auto nella storia.
FERRARI TESTAROSSA
La Ferrari Testarossa firmata Pininfarina e disegnata da Leonardo Fioravanti aveva un aspetto folle e dissacrante. Per chi era abituato alle linee tondeggianti e classiche delle Rosse del passato rimase di stucco nel 1984, al cospetto di questo bolide che sfoggiava delle vistosissime griglie laterali che si perdevano nei radiatori posizionati ai lati dell’abitacolo, davanti alle ruote posteriori. Ovviamente, questa scelta nasceva da motivazioni tecniche, non puramente estetiche. Eppure, lo stile riuscì a sposarsi alla funzionalità in modo eccezionale. Lo stesso discorso era valido per quel posteriore così largo e imponente, dove venne alloggiato il cuore Ferrari da 5 litri e 12 cilindri a V di 180°, che esigeva uno spazio immenso. La sua presenza scenica era dirompente, tanto che divenne punto di riferimento per sportività, eleganza e personalità. Tutto ciò la incorona come regina della sua edonistica decade.
FERRARI F40
La Ferrari F40 celebra nel 1987 i quarant’anni dell’azienda e diventa immediatamente un’icona del suo tempo, oltre che una delle supercar più esuberanti di sempre. L’idea di Enzo Ferrari era quella di realizzare una F1 stradale. Per assemblarla vennero adottati materiali compositi e leggeri, difficilmente visti su una vettura convenzionale di quell’epoca: il kevlar per il telaio, le fibre di vetro per la carrozzeria, resine aeronautiche per i serbatoi e il plexiglas per i finestrini laterali. L’unico peso da sopportare era quello del possente e maestoso motore V8 turbo da 478 CV. Nell’abitacolo scompariva tutto il superfluo, comprese le maniglie che vennero sostituite con cinghie di stoffa. Non vi erano orpelli, né tappetini, né stereo, né tanto meno i pannelli porta. L’unica eccezione era il climatizzatore. Il risultato finale fa gridare al miracolo.