Ecobonus: ricorso al TAR degli ambientalisti contro gli incentivi auto Trema l'Ecobonus per il ricorso al TAR delle maggiori associazioni ambientaliste italiane contro gli incentivi per auto a combustione

Ecobonus: ricorso al TAR degli ambientalisti contro gli incentivi auto

Trema l'Ecobonus per il ricorso al TAR delle maggiori associazioni ambientaliste italiane contro gli incentivi per auto a combustione

9 Settembre 2022 - 04:09

L’Ecobonus auto 2022 è in fase di rimodulazione per ampliare la portata del beneficio, tuttavia la misura voluta dal governo Draghi per incentivare l’acquisto di nuovi veicoli, soprattutto ecologici, deve guardarsi dal ricorso al TAR delle maggiori associazioni ambientaliste italiane. Motivo della contesa l’elargizione di contributi anche per le auto con motori a combustione (fino a 135 g/km di CO2), peraltro già terminati nel 2022 ma pronti a tornare dal prossimo anno. Ricordiamo infatti che gli incentivi auto sono previsti fino al 2030.

PERCHÉ IL RICORSO AL TAR CONTRO GLI INCENTIVI AUTO

Ricapitoliamo: le associazioni Legambiente, WWF Italia, Greenpeace Italia, Kyoto Club, Cittadini per l’aria, con il supporto e il coordinamento di Transport & Environment, hanno deciso di ricorrere al TAR contro il DPCM del 6 aprile 2022 che ha stabilito il riconoscimento degli incentivi per l’acquisto di veicoli non inquinanti per gli anni 2022, 2023 e 2024 (successivamente saranno stabiliti quelli fino al 2030).

A partire dal 2020, spiegano le associazioni ambientaliste che hanno presentato ricorso al TAR, i governi che si sono succeduti hanno speso circa 2,6 miliardi di euro in incentivi per l’acquisto di nuove auto, a cui vanno aggiunti altri 500 milioni circa da parte delle Regioni e di alcuni Comuni, giustificando l’esborso di denaro pubblico con la necessità di sostenere la transizione all’auto ‘non inquinante’ e all’economia circolare. Eppure, caso unico in Europa, l’Italia ha impiegato gran parte dei 3 miliardi spesi dal 2020 a oggi per auto a combustione altamente inquinanti, con emissioni sino a 135 g di CO2 per km. In nessun altro Paese europeo si finanziano auto con motore a combustione interna, ad eccezione della Romania, che comunque ha posto un limite più basso (120 g/km di CO2).

ECOBONUS AUTO: I NUMERI DEL FALLIMENTO

Il risultato di queste politiche? In Italia circola il numero più basso di auto elettriche in tutta Europa (l’8% del mercato, contro il 20% continentale). Inoltre la possibilità di usare gli incentivi per acquistare auto endotermiche ha limitato l’accesso ai bonus per le auto elettriche e ibride plug-in, che infatti sono stati richiesti pochissimo.

Le organizzazioni ambientaliste chiedono quindi al governo, tramite il ricorso al TAR, di mettere fine a qualsiasi incentivo all’acquisto di auto con motori a combustione, di privilegiare gli interventi a sostegno della riconversione industriale verso la mobilità elettrica e gli investimenti nelle infrastrutture di mobilità sostenibile a zero emissioni. Gli unici, secondo Legambiente & Co., che possano garantire sostenibilità sociale e ambientale nei tempi più brevi possibili.

Ecobonus ricorso al TAR

RICORSO AL TAR CONTRO L’ECOBONUS AUTO: LE MOTIVAZIONI DEGLI AMBIENTALISTI

Infine, riassunte per punti, ecco le principali motivazioni del ricorso al TAR contro il DPCM che ha avallato l’utilizzo di incentivi per l’acquisto di auto non ecologiche.

Incostituzionalità del Decreto Legge in virtù del quale risulta emanato il DPCM, difettando i requisiti di straordinarietà e urgenza necessari ad avocare il potere costituzionalmente riservato alle assemblee legislative. Le misure per il rilancio di politiche industriali del settore automotive italiano, infatti, costituiscono un ‘corpo estraneo’ in un decreto legge il cui intento principale è far fronte alla crisi energetica.

Violazione e falsa applicazione di norme nazionali e sovranazionali che definiscono i livelli di prestazione in materia di emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali leggeri nuovi, nonché relative alla promozione di veicoli puliti e a basso consumo energetico nel trasporto su strada, delle norme nazionali di attuazione di quelle europee e delle disposizioni del decreto legge.

– Il fondo destina gran parte dello stanziamento di bilancio agli incentivi di mercato, mentre nessuna risorsa è individuata per tutti gli altri obiettivi di riconversione produttiva.

– Il DPCM incentiva l’acquisto di veicoli nuovi di fabbrica con emissioni comprese in fasce superiori a quelle compatibili con gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni nocive per l’ambiente nel periodo 2020-2024.

– Le soglie emissive oggetto di incentivi comprese nella fascia 21-60 e 61-135 grammi di anidride carbonica per chilometro risultano arbitrarie e in contrasto con le norme eurounitarie e domestiche che ritengono compatibili con i suddetti obiettivi categorie di autovetture con emissioni non superiori a 50 g/km di CO2.

– Si corre il rischio concreto di spendere ingenti fondi pubblici per l’immatricolazione nel nostro Paese di autovetture poi difficilmente vendibili nei Paesi europei rispettosi dei target di emissione cui anche l’Italia è vincolata.

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