
Corte di Cassazione: rimborso di 1 milione per perché un'autostrada è troppo vicina a una casa, con effetti sul valore economico e sulla qualità della vita
L’ordinanza pronunciata dalla Terza sezione civile della Corte di Cassazione è di quelle destinata a fare rumore perché riconosce il diritto a un grosso risarcimento, valutato nel caso specifico a circa 1 milione di euro, per i proprietari di case situate a ridosso delle carreggiate autostradali, quando il fatto influisce negativamente sia sul valore dell’immobile, deprezzandolo, che sulla qualità della vita degli occupanti, a causa del rumore dei veicoli in transito. La pronuncia riguarda il caso di una coppia di Varazze la cui villetta sorge ai margini dell’autostrada A10 tra Genova e Savona, gestita da Autostrade per l’Italia (ASPI), ma questo precedente potrebbe rivelarsi fondamentale per tutti quei cittadini che vivono in luoghi attraversati dalle autostrade.
ASPI DEVE RISARCIRE 1 MILIONE DI EURO PERCHÉ L’AUTOSTRADA È TROPPO VICINA A UNA CASA
Come riporta l’edizione genovese di Repubblica, la Cassazione ha riconosciuto a questa coppia di Varazze (SV) non solo un indennizzo per il rumore che investe notte e giorno la loro villetta, ma, addirittura, una cifra prevista in caso di procedura d’esproprio poiché il valore della loro abitazione è stato dimezzato. Così, Autostrade per l’Italia dovrà pagare ai due coniugi circa 1 milione di euro: al deprezzamento della casa valutato in 951 mila euro vanno infatti aggiunte decine di migliaia di euro per “il riconoscimento del danno esistenziale in relazione al minore godimento dell’immobile“.
COME SI È GIUNTI ALLA RICHIESTA DI 1 MILIONE DI EURO CONFERMATA DALLA CASSAZIONE
Entrando maggiormente nel dettaglio della vicenda, la coppia varazzina la cui villetta è molto vicina all’A10 aveva fatto causa ad ASPI sostenendo che le “immissioni sonore e di gas di scarico provenienti dal vicino tracciato autostradale ritenute superiori alla normale tollerabilità […] avrebbero loro causato una lesione del diritto alla salute, oltre a determinare un deprezzamento del valore commerciale dell’immobile“. Il conseguente percorso giudiziario si è sviluppato in tre capitoli:
- nel primo, la sentenza del Tribunale di Savona ha condannato ASPI a risarcire il danno esistenziale e a collocare barriere fonoassorbenti, respingendo tuttavia le richieste per danno biologico e deprezzamento;
- in secondo grado la Corte d’Appello di Genova, ritenendo invece “intollerabili le immissioni di rumore“, ha condannato il gestore autostradale a un risarcimento pari appunto a 951 mila euro per il deprezzamento. Contro questa sentenza ASPI ha presentato ricorso in Cassazione, ritenendola eccessiva;
- la Suprema Corte ha però ha confermato la decisione dell’appello, sottolineandone la precisione. Alle obiezioni sulle soglie di tollerabilità del rumore che devono essere più flessibili in caso di attività produttive, ha infatti replicato che “il diritto fondamentale alla salute deve considerarsi valore comunque prevalente rispetto a qualsiasi esigenza della produzione, in quanto funzionale al diritto ad una normale qualità della vita“, così come è “costituzionalmente prevalente il soddisfacimento dell’interesse a una normale qualità della vita rispetto alle esigenze della produzione“.
SENTENZA IMPORTANTE PER TUTTI QUELLI CHE VIVONO IN LUOGHI ATTRAVERSATI DALLE AUTOSTRADE
In riferimento invece al risarcimento monstre contestato da Autostrade per l’Italia, nel confermarlo la Cassazione ha spiegato che la sentenza si basa sulle “considerazioni specifiche svolte dal consulente tecnico d’ufficio il quale aveva sostenuto che in conseguenza di tali limitazioni (dovute al rumore, ndr) il valore della proprietà poteva ritenersi dimezzato, sicché la motivazione sussiste e non è contraddittoria e sotto tale profilo, la società ricorrente mostra altresì di non cogliere la ‘ratio decidendi’ della decisione impugnata e tende surrettiziamente a ottenere una rivalutazione del merito“. ASPI è stata condannata anche a pagare 15 mila euro di spese legali.