Stellantis: operai Maserati in Serbia a produrre la Grande Panda?

Stellantis: operai Maserati in Serbia a produrre la Grande Panda?

Stellantis propone ai lavoratori Maserati in cassa integrazione a Modena di andare in Serbia a produrre la Fiat Grande Panda

13 Marzo 2025 - 12:15

Non si può dire che i dirigenti Stellantis difettino di fantasia: lo dimostra la proposta avanzata ai circa 200 lavoratori cassaintegrati Maserati dello stabilimento di Modena, gli stessi a cui pochi mesi fa era stato offerto di acquistare in sconto una super car del marchio, di trasferirsi per sei mesi dalla città emiliana alla “ridente” Kragujevac, in Serbia, per produrre la nuova Fiat Grande Panda. Ok, è vero che in tempi di magra c’è poco da fare gli schizzinosi, ma abbiamo dubbi che la soluzione alla crisi ormai strutturale del Tridente possa essere il trasferimento, anche se solo temporaneo (e su base volontaria), della forza lavoro dell’impianto modenese a oltre 1.000 km di distanza, in un Paese dalla lingua e dalla cultura completamente diversi.

LA CRISI DELLO STABILIMENTO MASERATI DI MODENA

E comunque non che ci siano chissà quali altre alternative, visto che i numeri dello stabilimento Maserati di Modena sono a dir poco impietosi: nel 2024 la produzione ha subito una flessione negativa del -79%, nello specifico si sono prodotte 260 vetture contro le 1.244 del 2023. E dire che soltanto nel 2017, non cinquant’anni fa, dall’impianto emiliano uscivano 3.700 pezzi. Quest’anno lo stabilimento non ha ancora riaperto e le linee produttive sono ferme dallo scorso 20 novembre. “I lavoratori forse rientreranno in produzione dopo la metà di questo mese, ma per una sola settimana“, ha spiegato a Milano Finanza la segretaria della Fiom Modena, Stefania Ferrari, “tuttavia anche su questo non ci sono certezze e quindi è chiaro che quelli che sono in cassa integrazione a zero ore da tanti mesi potrebbero davvero accettare di trasferirsi in Serbia pur di lavorare“.

STELLANTIS: L’INCERTO FUTURO DI MASERATI TRA CHIUSURE, CANCELLAZIONI E DAZI

Del resto le prospettive sono decisamente fosche. È notizia dei giorni scorsi che Maserati ha ufficialmente cancellato la produzione della MC20 Folgore in versione elettrica, che doveva partire a inizio 2025 proprio a Modena, e lo ha fatto “a causa della mancanza di prospettive commerciali, con pochi esemplari previsti per il mercato nei prossimi anni“, come ha spiegato alla stampa un portavoce del gruppo. E anche nel Piano Italia presentato lo scorso dicembre da Jean-Philippe Imparato, con i dettagli per rilanciare la produzione Stellantis negli stabilimenti del nostro Paese, i progetti relativi al plant di Modena sono piuttosto fumosi, con l’annuncio che “diventerà il polo dell’alta gamma, coinvolgendo in tale missione l’ecosistema produttivo della Motor Valley per sviluppare il progetto insieme a tutti gli attori della filiera“, ma senza indicare con precisione quando, come e perché.

E siccome nella vita piove sempre sul bagnato, la minaccia dei dazi di Trump sull’import negli USA di auto prodotte all’estero, che dovrebbero partire il 2 aprile 2025, potrebbe riservare il colpo di grazia definitivo a Maserati, considerando che il Tridente vende il 40% delle sue vetture proprio negli Stati Uniti. In occasione dell’ultimo Tavolo Stellantis al ministero, Imparato ha comunque escluso la chiusura di un qualunque impianto del gruppo in Italia.

Logo Maserati

LAVORATORI MASERATI DA MODENA IN SERBIA PER PRODURRE LA GRANDE PANDA?

Vedremo come evolverà la situazione, per adesso la certezza è la proposta (confermata a MF dalla stessa Stefania Ferrari) di Stellantis ai 200 dipendenti in CIG della Maserati di Modena a trasferirsi sei mesi in Serbia per produrre a Kragujevac la Fiat Grande Panda. Precisiamo che il trasferimento sarebbe su base volontaria e che al momento non ci sono ancora notizie su eventuali adesioni. Ma, come ha spiegato la sindacalista della Fiom, pur di abbandonare la cassa integrazione a zero ore (e con poche prospettive di ripresa in tempi brevi) molti operai potrebbero perfino accettare. Comprensibile, certo, ma sarebbe un pessimo segnale per il tessuto produttivo del nostro Paese.

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