
Cambiano le quote del mercato auto: specie in ottica futura: le case cinesi potrebbero almeno al 7% in Europa entro il 2030
La presentazione al pubblico del 23° Rapporto ANIASA, l’associazione nazionale che rappresenta in Confindustria le imprese che svolgono l’attività di autonoleggio e dei servizi di mobilità, è stata l’occasione per mostrare al pubblico lo studio ‘Casa e Chiesa nel settore dell’auto‘, condotto insieme a BAIN & Company Italy, indagine annuale sulla mobilità degli italiani. Tanti gli spunti interessanti sul mercato automobilistico ma ad attirare maggiormente la nostra attenzione è stata la parte relativa alle sfide che l’industria automobilistica europea è chiamata ad affrontare in relazione al passaggio all’elettrico, dove sono forti i rischi di un sorpasso delle auto prodotte in Cina. I cui numeri sono, al momento, ancora irrisori, ma già nel 2030 potrebbero raggiungere sul mercato auto europeo una quota di almeno il 7%.
MERCATO AUTO: SALE L’IBRIDO, IN STALLO L’ELETTRICO
Lo studio ha evidenziato come il mercato auto in Italia abbia visto una ripresa nel 2023, con un aumento del 19% delle vendite, pur restando lontano dai livelli pre-Covid, con 350 mila vetture in meno rispetto al 2019. E come i modelli ibridi abbiano toccato la significativa quota record del 43% sul totale delle auto vendute. Al contrario i modelli esclusivamente elettrici stentano a crescere, restando al 3%. Neppure la mobilità urbana riesce a spingere il mercato dell’elettrico: solo una compatta su 50 è elettrica, mentre tra le vetture medio-grandi avanza il plug-in hybrid. Un trend comunque non solo italiano, se si pensa che le curve di crescita delle auto elettriche si sono appiattite ovunque, soprattutto in Germania, anche a causa del blocco degli incentivi.
QUOTE MERCATO AUTO: L’IRRESISTIBILE ASCESA DELLA CINA
Questo appiattimento quasi generale non ha impedito tuttavia alle auto elettriche di conquistare nel 2023 in Europa una quota mercato del 15,7% (erano al 13,9% nel 2022), superando le vetture diesel che si sono fermate all’11,9% (14,5% l’anno precedente). L’auto elettrica è diventata quindi la terza alimentazione venduta in Europa dopo la benzina e l’ibrido. Ma, come scrivevamo all’inizio, l’industria automobilistica del vecchio continente deve adesso affrontare il pericolo dell’invasione cinese, Paese leader in tecnologie ambientali, batterie e proprietario mondiale di terre rare, che potrebbe cancellare in poco tempo i progressi faticosamente raggiunti dalle case europee negli ultimi anni.
Una progressiva penetrazione di marchi cinesi preoccupa molto l’Unione Europea (che infatti si sta attivando per aumentare i dazi d’ingresso) e le imprese europee, anche perché nel recente passato la Cina ha già dimostrato di poter capovolgere repentinamente a suo favore i numeri del mercato. Nel 2019, infatti, il 42% delle auto vendute in Cina apparteneva a marchi europei, mentre solo il 27% era di brand locali. Invece nel 2023, dopo appena quattro anni e una pandemia di mezzo, solo il 32% delle auto vendute in Cina apparteneva a marchi europei, mentre ben il 43% proveniva da marchi autoctoni. Con i loro ritmi, secondo lo studio di Aniasa e BAIN & Company, le case automobilistiche cinesi entro il 2030 acquisiranno una quota di mercato di almeno il 7% (o più) in Europa, con un impatto significativo su Paesi come l’Italia, il Regno Unito e la Francia. Una percentuale notevolissima, destinata tra l’altro a crescere negli anni successivi, considerando la partenza da zero o quasi.
L’ARRIVO DEI CINESI MERITA ATTENZIONE MA PRESENTA ANCHE DELLE OPPORTUNITÀ
“In questo contesto“, ha commentato Gianluca Di Loreto, partner e responsabile automotive Italia di BAIN & Company, durante la presentazione dello studio, “l’emergere di nuovi attori nel mercato automobilistico globale deve invitare all’attenzione l’Europa, Italia compresa, ma presenta anche opportunità di collaborazione e innovazione. Tuttavia, le normative sempre più rigorose, specialmente sulle emissioni, richiedono un’adeguata preparazione e investimenti da parte delle case automobilistiche europee“.
In quest’ottica va salutata con favore la decisione presa dalla Commissione UE, dopo un’intensa pressione di vari Paesi produttori di autoveicoli e componentistica tra cui l’Italia, di procedere a una riflessione sull’avvento dello standard Euro 7, riducendo pertanto ulteriori ingenti investimenti da parte degli OEM, già impegnati fortemente sul
fronte delle alimentazioni elettriche.