ANFIA: crisi Mar Rosso pesa su 84% aziende automotive in Italia

ANFIA: crisi Mar Rosso pesa su 84% aziende automotive in Italia

Secondo un report di ANFIA la crisi nel Mar Rosso pesa sull'84% delle aziende automotive in Italia, specialmente nell'ambito della componentistica

3 Aprile 2024 - 16:15

La crisi nel Mar Rosso pesa sull’84% delle aziende automotive in Italia. È la conclusione a cui giunge il report realizzato da ANFIA – Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica che individua nei tempi di consegne più lunghi e nelle difficoltà a reperire materie prime le conseguenze principali per l’industria dell’auto e in particolar modo per le aziende di componentistica. Non a caso lo stabilimento tedesco di Tesla e le linee di produzione europee di Volvo e Suzuki hanno subito interruzioni proprio a causa di carenze di componenti. Tuttavia le imprese italiane non stanno con le mani in mano e stanno già attuando provvedimenti o accorgimenti per far fronte alla crisi.

L’IMPORTANZA DEL MAR ROSSO NEI COMMERCI E L’IMPATTO DELLA CRISI

Come ricorda il report di ANFIA, il Mar Rosso è una delle arterie più importanti del sistema marittimo globale, attraverso il quale transita un terzo di tutto il traffico di container. Un’interruzione prolungata degli scambi commerciali può quindi provocare un effetto inflativo a catena, in particolare per l’energia: il 12% del petrolio trasportato via mare e l’8% del gas naturale liquefatto (GNL) transitano attraverso il Canale di Suez. Attraverso questa importante arteria passa circa il 10% del commercio marittimo globale, dall’Asia all’Europa e viceversa.

Di conseguenza le offensive del gruppo ribelle yemenita degli Huthi verso le navi mercantili che passano per lo stretto di Bab el-Mandeb, nel Mar Rosso, iniziate a seguito dello scoppio della guerra tra Hamas e Israele, sollevano forti preoccupazioni per l’impatto sui flussi di petrolio, di grano e più in generale di tutti i beni di consumo in arrivo dalla Cina.

ANFIA crisi Mar Rosso

Molti armatori hanno già deciso di ripianificare le proprie rotte, circumnavigando l’Africa per evitare la zona critica, con un aumento dei tempi di percorrenza di ben 10 giorni. Ciò significa che rispetto alla media di settembre 2023, prima dell’inizio della guerra e dei conseguenti attacchi degli Huthi. il numero di navi e il volume delle merci in transito nel Mar Rosso al 29 febbraio 2024 sono scesi rispettivamente del -61,9% e del -63%. A gennaio 2024 Freightos ha stimato in +173% l’aumento dei costi di trasporto dei container tra l’Asia e l’Europa rispetto a dicembre.

Il World Container Index riporta per esempio che il costo del trasporto di un container da 40 piedi da Shanghai a Rotterdam è passato in poche settimane dai 1.667 dollari del 21 dicembre 2023 ai 4.984 dollari del 25 gennaio; quello del trasporto da Shanghai a Genova è passato nel medesimo periodo da 1.956 dollari a 6.385 dollari.

CRISI MAR ROSSO: LE CONSEGUENZE SULLE AZIENDE AUTOMOTIVE ITALIANE

Visto che l’aumento di questi costi non può non avere un impatto in Europa sui prezzi delle merci importate dalla Cina e dall’Asia in generale, ANFIA ha chiesto a un campione di 70 aziende automotive italiane (o straniere che producono in Italia) se stanno già avvertendo le conseguenze della crisi del Mar Rosso, e come abbiamo visto la maggior parte ha risposto di sì.

Le aziende interpellate nel 71,9% dei casi si occupano di componenti auto (sono dunque in grande prevalenza), nel 23,4% sono costruttori, per 3,1% fanno componentistica con sola attività aftermarket e per l’1,6% sono allestitori.

L’84% di queste aziende ha risposto che la crisi sta già impattando sul proprio business e solo il 16% ha risposto negativamente. I principali impatti registrati riguardano le tempistiche nella consegna, che risultano maggiori rispetto al normale, ma non sono gli unici. Ecco la ‘graduatoria dei disagi’ in base alle risposte:

34,9% allungamento dei tempi di consegna;

31,6% aumento del costo dei noli;

16,4% difficoltà nell’approvvigionamento di materie prime e/o componenti;

11,8% difficoltà nella programmazione della produzione;

3,3% nessuno;

2,0% altro.

Il principale segmento di prodotti di cui gli intervistati riscontrano maggiori difficoltà nel reperimento sono le materie prime (36,4%), davanti a componenti elettronici (14,3%), materie plastiche e semiconduttori (entrambi 10,4%).

C’è da dire che al momento il 66% non ha ancora registrato interruzioni della produzione degli OEM clienti a causa dei ritardi o della mancanza di componenti.

PROVVEDIMENTI E ACCORGIMENTI DELLE AZIENDE AUTOMOTIVE CONTRO LA CRISI

ANFIA ha chiesto infine quali provvedimenti o accorgimenti stanno prendendo le aziende automotive per far fronte alla crisi del Mar Rosso. E a dimostrazione della buona capacità di adattarsi dell’intero comparto messa già in mostra durante la pandemia (e anche per la guerra in Ucraina: sono anni davvero difficili per il mondo e per l’industria), quasi tutte le aziende intervistate hanno già adottato varie soluzioni:

35,4% forme di trasporto alternative al trasporto via mare (p.es. l’aereo);

33,3% creazione di scorte di sicurezza;

20,2% localizzazione dei fornitori in Europa o nella stessa in Italia;

4,0% allungamento dei lead times;

4,0% nessuna;

3,0% altro.

Sull’eventualità che la crisi possa causare un’ondata di interruzioni della filiera produttiva, attualmente le aziende automotive sono combattute visto che il 35,9% ha risposto di no e il 31,3% di sì, mentre il 32,6% ancora non sa. Regna dunque un grande equilibrio.

Per ulteriori dettagli scarica il report di ANFIA “Gli impatti della crisi del Mar Rosso sull’industria automotive in Italia“.

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