Il richiamo Volkswagen è in stallo: la Passat non ha soluzione facile

Il richiamo Volkswagen è in stallo: la Passat non ha soluzione facile Dopo la trionfale partenza con la Amarok

Dopo la trionfale partenza con la Amarok, il richiamo in Europa è già a un punto morto: risanare la Volkswagen Passat è più difficile del previsto

17 Marzo 2016 - 11:03

Il Dieselgate si sta trasformando in un frullatore nel quale entra di tutto, dalle difficoltà nei richiami al caso di un famoso avvocato americano che vuole varcare l'Oceano: la sua missione sarebbe aiutare i clienti europei ad ottenere i risarcimenti che Volkswagen vuole dare soltanto ai consumatori degli States.

SEMBRA FACILE…Gli argomenti sono molti ma la scelta cade subito sulle perigliose vicende del richiamo Volkswagen: esso deve rimediare ai guai del defeat device, una facile scorciatoia per rendere puliti motori che non lo erano così tanto. La campagna di “riabilitazione” era iniziata bene con il pickup Amarok (leggi dell'esultanza di Volkswagen per le prestazioni dei motori dopo il richiamo) ma le cose si sono ingarbugliate nuovamente non appena si è messa mano alla Passat. Sono ormai passati 6 mesi dall'ammissione che Volkswagen ha fatto a settembre (sembra che VW abbia continuato a truccare i motori) alle autorità americane – essa riguardava la presenza di software “non autorizzato” nelle CPU di gestione dei motori – ma ancora oggi il richiamo sembra impantanato dato che il fix proposto per la berlina potrebbe aumentarne i consumi. SicurAUTO.it aveva sin da subito evidenziato le difficoltà che sarebbero sorte se i dati di omologazione fossero cambiati (leggi per esempio il post: dopo l'aggiornamento le auto VW manterranno le stesse prestazioni?) e la questione sembra ora concretizzarsi per le Passat.

L'ALTOLÀ DI KBALa stampa tedesca riporta infatti che, dopo l'efficace richiamo degli Amarok, la campagna di “risanamento” della berlina sarebbe ad un punto morto perché la motorizzazione tedesca KBA (leggi come finora KBA ha “graziato” Volkswagen) non tollererà scostamenti dal “tipo approvato”. Esplicito il commento che un portavoce di KBA ha rilasciato al Wall Street Journal: «Non c'è stata alcuna approvazione per la Passat. I test continuano». La KBA non avrebbe infatti ancora concesso la luce verde alle modifiche perché non si è ancora stabilito univocamente che i consumi della berlina non aumentino dopo gli interventi di risanamento. Anche il Governo tedesco ha preso posizione: “Le omologazioni sono concesse soltanto quando sia stato dimostrato che i veicoli sono conformi al tipo omologato per tutte le voci dell'omologazione stessa”, ha dichiarato un portavoce del ministero federale dei trasporti. Sembra quindi che anche un minimo aumento del consumo (rimaniamo comunque dubbiosi sulle prove di consumo in generale, che hanno ampiamente dimostrato di essere irrealistiche) non sarebbe permesso, in una sorta di “tolleranza zero” verso l'efficacia degli interventi di risanamento. In altre parole, se la Passat dovesse avere un consumo maggiore Volkswagen dovrebbe pensare a retrofit più efficaci.

UN OCEANO DI GUAIVediamo ora un versante altrettanto ostile, quello americano. Le trattative con il Governo, il CARB e l'EPA continuano ma la vicina scadenza del 24 marzo, per le modifiche riparatrici, potrebbe passare senza che Volkswagen riesca a presentare una soluzione valida. In questo senso la dichiarazione di Todd Sax – è un esponente del Carb – di fronte al Senato della California, è agghiacciante: “Il nostro obiettivo è che tutti i veicoli vengano riparati al più presto possibile e riportati al rispetto dei regolamenti. Purtroppo, questo risultato potrebbe rivelarsi impossibile”. Le difficoltà che VW sta avendo Oltreoceano si rispecchiano anche nelle parole di Herbert Diess, amministratore delegato del marchio Volkswagen, che ha recentemente dichiarato come probabilmente occorreranno mesi prima che si raggiunga un accordo con le autorità statunitensi. Ma dagli USA arriva anche un'altra notizia non lieta per VW: l'avvocato Michael Hausfeld chiede di incontrare Matthias Müller per rappresentargli il fatto che anche i clienti europei di Volkswagen dovrebbero essere risarciti come quelli statunitensi. Hausfeld sa come mettere pressione: tanto per capirci è quello che ha difeso i consumatori contro l'industria del tabacco per i danni delle “sigarette leggere” e ha ottenuto risarcimenti miliardari per i danneggiati del disastro della petroliera Exxon Valdez. Che l'aria si faccia molto pesante per VW lo si evince anche dal fatto che uno dei maggiori azionisti, il fondo sovrano del Qatar che detiene il 17% del capitale (leggi delle cause miliardarie minacciate dagli azionisti), abbia chiesto un posto nel Supervisory Board del Gruppo.

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