Gp d'Italia salvo con i soldi del Pra, che così non sarà abolito

Gp d'Italia salvo con i soldi del Pra, che così non sarà abolito Secondo indiscrezioni

Secondo indiscrezioni, i soldi per salvare il Gp di Monza arriveranno dai ricavi del Pra gestito dall'Aci, quindi dagli automobilisti

12 Gennaio 2016 - 09:01

Abolizione del Pubblico registro automobilistico gestito dall'Automobile club d'Italia? No. Accorpamento Pra (Aci)-Motorizzazione? Così pareva. Con un provvedimento del Governo Renzi. Con l'obiettivo di tagliare i costi, snellire la burocrazia, far risparmiare gli automobilisti. Da di questa unione, o fusione, chiamatela come volete, partorita da una norma complicatissima che rimandava a successivi decreti articolati e complessi, non c'è traccia. In compenso, prima l'Aci ha lanciato il Certificato di Proprietà digitale. E ora, stando al Fatto Quotidiano, dribbla la chiusura del Pra. Vediamo come.

GIOCO DI PRESTIGIO – Il giornale denuncia: “Il Gran premio di Formula 1 di Monza è salvo. Gli automobilisti un po' meno. Nessuno li ha interpellati, ma dovranno pagare lo stesso, coinvolti forzosamente nel dovere patrio di tenere alto il buon nome della tradizione motoristica italiana. Dovranno sborsare 19 milioni di dollari per ammansire sir Bernie Ecclestone, il padrone del grande circo mondiale dei bolidi. Il quale era stato perentorio: 'O mi date quel che chiedo, o potete scordarvi il Gran premio'. Messa di fronte allo stesso aut aut la Germania ha detto di no. In Italia siamo evidentemente più nazionalisti e comprensivi. Tanto qualcuno che paga si trova sempre”.

CHI PAGA? – Il Fatto Quotidiano ha sentito Angelo Sticchi Damiani, presidente Aci: “Abbiamo scongiurato il pericolo di perdere il Gran Premio d'Italia a Monza a partire dal 2017. Aci farà fronte alle richieste economiche del Fom, Formula One Management Limited, senza gravare sul bilancio dello Stato”. Che è vero, perché pagherà una parte dei contribuenti, anche se molto numerosa: gli automobilisti, appunto, che almeno per statuto dovrebbero stare molto a cuore all'Automobile club stesso. Che in questo modo coglie i classici due piccioni con una fava: “Non solo si presenta come il salvatore in extremis della patria motoristica, ma con una manovra assolutamente ben congegnata salva anche se stesso da fine quasi sicura”.

MORALE DELLA FAVOLA – L'Aci, secondo il giornale, riesce per il rotto della cuffia a strappare il Pra dalla soppressione. Così, l'Automobile club evita di ridursi a un guscio vuoto. “Per un motivo semplice quanto decisivo: l'Aci si regge sul Pra, cioè sui 27 euro a pratica versati da ogni automobilista al momento dell'acquisto della macchina, circa 200 milioni di euro l'anno”, dice il Fatto Quotidiano. Che conclude: “A questo punto può mettersi il cuore in pace Marianna Madia, la ministra della Pubblica amministrazione e della semplificazione. Aveva fatto approvare una legge delega che il governo avrebbe dovuto tradurre in una riforma entro giugno 2016 e che a questo punto è assai probabile si perda nelle nebbie. Agli automobilisti sarebbe stato risparmiato il fastidio di una costosa pratica considerata un doppione, allo Stato sarebbe stato assicurato un risparmio di una sessantina di milioni di euro l'anno, così come aveva calcolato a suo tempo Carlo Cottarelli, il manager incaricato di studiare la spending review, la grande revisione della spesa pubblica che però alla fine è rimasta nel cassetto”.

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