Volkswagen spiazza Toyota: è il primo costruttore al mondo

Volkswagen spiazza Toyota: è il primo costruttore al mondo Il primato è stato soffiato al Costruttore giapponese per poche migliaia di veicoli venduti nei primi 6 mesi. Al terzo posto c'è General Motors

Il primato è stato soffiato al Costruttore giapponese per poche migliaia di veicoli venduti nei primi 6 mesi. Al terzo posto c'è General Motors

28 Luglio 2015 - 11:07

Il Sorpasso del 1962 è il film-capolavoro di Dino Risi, quello del primo semestre del 2015 è il risultato commerciale del Gruppo Volkswagen che, per la prima volta, supera le vendite globali di Toyota Motor con 5,04 milioni di unità e diventa il primo costruttore al mondo.

SUL FILO DI LANA – I numeri sono chiari: Toyota ha venduto, nei primi 6 mesi del 2015, 5,02 milioni di veicoli mentre Volkswagen ne ha venduto 0,02 milioni di più, sufficienti per portarsi al primo posto. 20.000 auto su 5 milioni non rappresentano una grande differenza ma sono bastate al gruppo tedesco (solo nell'origine, si tratta ormai di un player globale della più bell'acqua) per salire sul gradini più alto. Il podio è completato da un'altra grandissima marca, quella General Motors che si posiziona al terzo posto con i suoi 4,86 milioni di veicoli. Esaminando i dati con qualche dettaglio in più si può evidenziare come tutti i primi tre costruttori abbiano evidenziato cali nelle vendite con VW che, limitando i danni, ha sorpassato Toyota: il Gruppo tedesco ha infatti ceduto lo 0,5% contro l'1,5% di Toyota e l'1,2% di GM. Per completezza aggiungiamo che le vendite di Totyota includono anche le auto Daihatsu ed i camion Hino mentre quelle di VW contano anche quelle dei marchi MAN e Scania.

MERCATI IN ALTALENA – Il Gruppo Volkswagen ha saputo beneficiare della robusta ripresa europea del settore, che ha più che bilanciato il calo del mercato auto In Cina, che è il suo maggior mercato. La missione “diventare il più grande fabbricante del mondo” era stata lanciata nel 2007 e si è compiuta in questo primo semestre 2015, anche se il futuro è tutto da confermare visto il calo della domanda indotto dalla volatilità del mercato azionario cinese e la concorrenza portata sia dai SUV cinesi a buon mercato sia da FCA che produrrà le Jeep in loco. In effetti il mercato globale, nonostante la crisi che ha morso i Paesi più sviluppati ormai da molti anni, sta crescendo dal 2009 ma dovrà fronteggiare lo stallo della Cina, debolezze in alcuni mercati del Sudest Asiatico e la pesante contrazione delle vendite in Russia. L'entità della debolezza che molti mercati hanno manifestato non era stata prevista, né dalle società né dai mercati stessi e così, per esempio, i costruttori giapponesi potrebbero dover ricorrere a riduzioni dei costi e vantaggi derivanti da cambiamenti nei tassi di cambio delle valute per non dover tagliare le loro stime degli utili.

L'EUROPA TIENE – La situazione cinese non è negativa per tutti: Toyota, grazie al successo delle nuove versioni delle compatte Corolla e Levin, ha saputo fare un + 42% a giugno, che ha portato il risultato del 1° semestre a + 10% per un totale di 512.800 veicoli. Volkswagen ha venduto, nei primi sei mesi, molte più auto (1,74 milioni) ma il risultato è in calo del 3,9% rispetto al 2014. Christian Klingler di Volkswagen ha recentemente (e diplomaticamente) dichiarato che la società è stata “non è immune” dalle tendenze del mercato cinese e che le condizioni in Sud America e Russia rimangono “tese”. Il radicamento di VW nei 19 Paesi dell'area Euro ha comunque funzionato ottimamente da paracadute, con le vendite in Germania e nell'Europa occidentale che sono aumentate del 6%, un dato nel quale spiccano la Passat e la grintosa SUV Macan. Il duello continua anche nel Vecchio Continente, area nella quale Toyota è salita del 5,7%, e negli Stati Uniti, con Toyota che esibisce un +5,6% mentre Audi, VW e Porsche segnano + 2,4%. L'aumento delle imposte in Giappone ha poi affossato un po' tutti nel primo semestre: Toyota ha incassato un – 8,2%, Daihatsu – 13% ma entrambe hanno fatto meglio di VW che, con il suo – 17%, rischia di cedere lo scettro di maggiore importatore a Mercedes.

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