Sicurezza stradale al palo: 26.000 morti nel 2015
L'Unione europea striglia gli Stati membri: nel 2015, nessun miglioramento sulla sicurezza stradale. Morti e feriti sono costati 100 miliardi di euro

L'Unione europea striglia gli Stati membri: nel 2015, nessun miglioramento sulla sicurezza stradale. Morti e feriti sono costati 100 miliardi di euro
Sono numeri bruttissimi quelli appena snocciolati dalla Commissione europea in materia di sicurezza stradale: nel 2015, ben 26.000 morti. Siamo sullo stesso livello del 2014. Nessun miglioramento: una notizia pessima. Non consola certo il fatto che le vittime siano 5.500 in meno rispetto al 2010, né che le strade dell'Unione europea restano le più sicure del mondo (o meglio, le meno insicure del mondo). Il tasso di 51,5 vittime per milione di abitanti pone l'Ue al di sotto di quello degli Stati Uniti (106) e ancor più di quello mondiale (174). A peggiorare questo quadro drammatico ci sono poi le 135.000 persone che hanno riportato ferite gravi in seguito a incidenti stradali, in maggioranza pedoni, ciclisti o motociclisti. Un esercito che potrebbe avere dimensioni ancora più imponenti se nel conteggio fossero inclusi i feriti non gravi.
VIOLETA SUONA LA SVEGLIA – Tra il 2001 e il 2010 l'Ue ha saputo ridurre complessivamente del 43% il numero di vittime stradali, e dal 2010 l'ha ridotto di un altro 17%. Se poi si guardano i dati del 2010 e quelli dell'anno scorso, si vede che ci sono 5.500 decessi in meno. L'Europa ha però invertito la rotta: il numero di riduzione delle vittime era vicino allo zero tra il 2013 e il 2014, e il 2015 ha ripetuto lo stesso modello. Il commissario ai Trasporti Ue, Violeta Bulc (foto), invita gli Stati membri ad aumentare i loro sforzi nel far rispettare la legge e nel fare campagne informative. Serve un investimento? Ovvio. “Ma non è nulla se paragonato ai 100 miliardi di euro dei costi sociali che comportano i feriti e i morti sulle strade”, la stoccata della Bulc. Insomma, gli Stati membri dormono in fatto di sicurezza stradale, di prevenzione dei sinistri, e per giunta fanno male i conti: i soldi che non vengono spesi subito (e bene) per far calare i sinistri, vengono poi scuciti (male e in quantità superiore) in costi sanitari.
LA CACCIA AI MOTIVI Nell'Ue, l'anno scorso, il tasso medio è in linea con quello degli ultimi due anni; invece, nel biennio 2012-2013, si era registrato un calo dell'8%. Lo stop alla discesa del numero dei morti ha diverse cause: dalla crescita di persone anziane alla guida all'aumento del traffico generato dalla mitezza degli inverni, passando per le minori risorse investite nella manutenzione stradale e in quella dei veicoli, a causa della crisi economica. Fra le ragioni della frenata, la Commissione parla pure di interazione, soprattutto in città, tra auto e utenti deboli della strada, principalmente pedoni (39%) e ciclisti (31%): dei 135.000 feriti del 2015, gran parte è rappresentata da utenti vulnerabili. Si muore soprattutto in città (55% delle vittime totali), dove si verifica il grosso degli incidenti (67% del totale). Perdono la vita troppi giovani: un quinto delle vittime (16%) su strada nel 2015 è rappresentato da 4.160 persone di età compresa tra gli 0 e i 24 anni. La strage dei ragazzi.
SMARTPHONE: CAUTELA – La Commissione europea ipotizza che l'uso improprio dello smartphone alla guida abbia inciso negativamente: stare al volante con il dispositivo in mano, o messaggiare mentre si è in auto, o addirittura farsi un selfie. Chissà: non esistono ricerche scientifiche, con dati precisi, sulle ragioni del brusco stop al calo dei sinistri. Magari, si potrebbe prendere in considerazione pure un altro aspetto: nel 2000, si poteva ambire a tagli drastici della mortalità sulle strade dell'Europa, perché si partiva da numeri giganteschi; arrivati al 2015, forse i margini per ulteriori sforbiciate non ci sono più. Il target di dimezzare le vittime fra il 2011 (35.000 morti) e il 2020 a questo punto pare tristemente irraggiungibile. E comunque è difficile fare un ragionamento valido per tutti i Paesi: a livello nazionale, in Italia ci sono ben 56 morti per milione di abitanti. E siamo grosso modo a metà (vedi qui), nella classifica delle nazioni meno virtuose. Tra il 2014 e 2015 registra un aumento dell'1% rispetto al 2014 (vedi qui). Il dato è positivo se paragonato a quello del 2010: in 5 anni è stato registrato un calo del 17%; ma si prendeva slancio da una base altissima. Vanno peggio Bulgaria e Romania: 95 morti per milione di cittadini (+10%). Diversa la situazione a Malta, in Svezia, Regno Unito e Paesi Bassi: meno di 30 morti per milione di abitanti nel 2015.