Airbag Takata: maxi richiamo C3 e DS3 dopo nuovo incidente mortale

Airbag Takata: maxi richiamo C3 e DS3 dopo nuovo incidente mortale

Citroen chiede lo stop immediato di tutte le C3 e DS3 a causa di un nuovo incidente mortale attribuito agli airbag Takata difettosi

 

Citroen chiede lo stop immediato di tutte le C3 e DS3 a causa di un nuovo incidente mortale attribuito agli airbag Takata difettosi

18 Giugno 2025 - 15:15

Il caso degli airbag Takata sembrava in via di risoluzione dopo le varie campagne di richiamo (anche se restano in ballo diverse cause per i risarcimenti), ma è clamorosamente riesploso nella giornata di ieri a seguito della decisione di Citroen di richiamare tutti i veicoli C3 e DS3 circolanti soprattutto in nord Europa ancora dotati dei dispositivi di sicurezza difettosi dell’azienda giapponese, indipendentemente dall’anno di produzione (comunque non oltre il 2019). L’annuncio fa seguito alla stop ordinato dal ministro dei trasporti francese alla circolazione di tutte le Citroen C3 e DS3 dotate di quel sistema, fino all’avvenuta sostituzione.

RICHIAMATE TUTTE LE C3 E DS3 IN EUROPA: COSA È SUCCESSO

A far precipitare gli eventi sono stati i riscontri del procuratore di Reims su un incidente stradale avvenuto lo scorso 11 giugno che ha causato la morte di una donna di 37 anni a bordo di una Citroen C3 del 2014, in base ai quali è stata accertata la responsabilità dell’airbag Takata montato sulla vettura, non ancora sottoposta a richiamo. Per difendersi dalle accuse di aver agito con ritardo, la casa francese ha precisato di aver spedito il 20 maggio una lettera raccomandata alla donna poi deceduta per invitarla alla campagna di richiamo, tuttavia per un errore nell’indirizzo la lettera era tornata al mittente. Con questo, il numero di vittime in Francia associate all’esplosione del dispositivo Takata sono salite a 18.

L’IMPEGNO DI CITROEN PER RISOLVERE LA QUESTIONE DEGLI AIRBAG TAKATA

Data la situazione attuale, abbiamo deciso di mettere i veicoli in modalità ‘stop drive’ per accelerarne la gestione e la riparazione“, ha dichiarato all’agenzia France Presse il CEO di Citroen, Xavier Chardon. “È importante che i clienti ci contattino. Noi non fuggiamo dalle nostre responsabilità. M’impegno personalmente affinché non ci sia più un solo airbag Takata in tutte le Citroen“.

Lo stop riguarda 441 mila veicoli, di cui 82 mila in Francia, che si aggiungono a quelli fermati nelle precedenti campagne di riparazione. Come detto, sono interessati soprattutto i Paesi del nord Europa e non Spagna, Portogallo e Italia, dove la campagna è ormai giunta al termine. Dall’inizio del 2025, infatti, la Citroen aveva già richiamato 236.900 C3 e DS3 degli anni passati, ancora dotate di questi sistemi, dopo una campagna iniziale nella primavera del 2024 per migliaia di vetture vendute in una ventina di Paesi dell’Europa meridionale (Italia compresa), del Medio Oriente e del nord Africa.

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LO SCANDALO TAKATA INIZIA NEL 2013

A SICURAUTO.it ci siamo occupati dello scandalo Takata fin dal principio, era il 2013, seguendo la vicenda passo dopo passo con decine di articoli (clicca per leggerli tutti). All’epoca Takata, società di componentistica giapponese fondata nel lontano 1933, era il fornitore di airbag delle maggiori case automobilistiche del mondo, soprattutto grazie ai prezzi altamente competitivi. Tuttavia proprio nel 2013, dopo una serie di incidenti con gravi danni alle persone, si scoprì che molti degli airbag Takata erano difettosi. A un primo richiamo per 3,6 milioni di automobili, ne seguì un altro ordinato dalla National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA) per circa 34 milioni di autovetture sul mercato americano, il richiamo più grande della storia USA. A seguito di questo disastro, nel giugno 2017 Takata entrò in procedura di bancarotta.

Oggi si stima che solo negli Stati Uniti siano stati sostituiti 45 milioni di airbag Takata difettosi, mentre i veicoli coinvolti in tutto il mondo potrebbero essere più di 100 milioni. Ma soprattutto sono morte decine di persone con centinaia di feriti. I richiami, come stiamo vedendo dalle notizie delle ultime ore, continuano ancora oggi.

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