Mercato auto sano o malato?

Mercato auto sano o malato? Il mercato dell'auto in Italia è ormai malato. Troppe concessionarie e pochi clienti privati. Solo le flotte aziendali e le Km0 salvano la faccia

Il mercato dell'auto in Italia è ormai malato. Troppe concessionarie e pochi clienti privati. Solo le flotte aziendali e le Km0 salvano la faccia

28 Ottobre 2011 - 08:10

Il 21 ottobre si è tenuto a Roma, presso l'Auditorium della Tecnica di Confindustria il congresso La Capitale Automobile, interessante appuntamento annuale di confronto per la filiera automotive, cui hanno partecipato top manager di alcune importanti Case automobilistiche, rappresentanti delle Associazioni, stampa del settore ed esperti. L'evento è stato promosso dal Centro Studi Fleet & Mobility in sinergia con il Master sull'Automobile di Roma.

MASSIMO 1,9 MILIONI – Dopo un decennio record che ha registrato il suo picco nel 2007 con 2 milioni e ½ di vetture immatricolate in Italia, dal 2008 il mercato nazionale è in continuo, pesante calo. Quest'anno le immatricolazioni non supereranno 1 milione 750 mila unità (-11% rispetto al 2010, già in calo del 9% sul 2009) e per i prossimi anni si prevede un trend intorno ad 1,9 milioni di vetture.

MENO PRIVATI – Da una ricerca di Fleet & Mobility emerge che sono i privati che acquistano meno auto nuove (quelle mediamente meno costose), mentre le vendite a imprese e società di noleggio sono in crescita del 7% dopo un + 13% dello scorso anno. Vi è da sottolineare tuttavia che la redditività unitaria delle vendite fleet a imprese e società di noleggio a lungo o breve termine, è minore a causa degli sconti più alti che le Case praticano loro. Tale migliore trattamento economico è assai contestato dai concessionari ufficiali che, in qualità di partner istituzionali, si ritengono penalizzati.

CRISI E INCERTEZZA – I privati, nel 2011, destineranno 16,6 miliardi di euro per l'acquisto di auto nuove, contro i 22,5 del 2010, mentre le imprese e i noleggiatori acquisteranno auto per un valore di 11,7 miliardi in luogo dei 10,9 dello scorso anno. I fattori che creano debolezza nella domanda di vetture nuove, sono noti è più volte ribaditi nel corso del dibattito: crisi economica generalizzata che ha generato minor propensione a spendere, precarietà e disoccupazione a livelli preoccupanti, incertezza nel futuro, pesante inasprimento fiscale che penalizza l'acquisto e la gestione dell'auto, tensioni sul credito. Pierluigi del Viscovo, Direttore del Centro Studi Fleet & Mobility, si chiede se, oltre alle suddette cause prioritarie, le auto di recente produzione non “invecchino meglio” rispetto a quelle di una decina di anni fa, grazie anche alla riduzione delle percorrenze medie e ad un allungamento degli intervalli di manutenzione. A nostro parere, tale ipotesi è realistica per ciò che riguarda le minori percorrenze annue, mentre gli intervalli di manutenzione forzatamente allungati per motivi promozionali, presentano delle reali controindicazioni e contraddizioni tecniche abilmente taciute. Comunque reputiamo questa motivazione del tutto secondaria rispetto ai problemi di altra natura già evidenziati.

CASE “STROZZINE” – Particolarmente significativo e condivisibile l'intervento in video di Pavan Bernacchi in rappresentanza di Federauto, il quale, senza mezzi termini, attribuisce alla Case politiche troppo onerose e rischiose per i dealer (vedi ad es. i grossi investimenti, non ripagati, per gli elevati standard delle sedi) e prevede “l'implosione” del settore concessionarie in assenza di una seria inversione di rotta e di politica. L'esponente di Federato auspica, fra l'altro, il ritorno alle concessionarie medio-piccole ed al vero “core business” in sostituzione dei guadagni collaterali, più o meno camuffati, derivanti dai finanziamenti e dalle assicurazioni furto-incendio comprese nell'offerta di vendita degli ultimi anni.

RIDUZIONE FORZATA – Altrettanto incisivo e critico verso le Case l'intervento di Enzo Zarattini, presidente Associazione concessionari BMW. Zarattini ha posto anche l'accento sui problemi di natura sociale ed umana che comporta il forzato ridimensionamento del numero dei dipendenti delle concessionarie in crisi. D'altra parte, è opinione di tutti gli operatori del settore che le fette della torta da spartire sono sempre più piccole, dunque bisogna ridurre il numero dei punti vendita, migliorandone la qualità. In Italia il processo è in atto da qualche anno e porterà alla riduzione del 20% delle concessionarie ufficiali. Alcune Case costruttrici, cercheranno di “accompagnare” (in che modo nessuno lo spiega) il dealer in difficoltà ad uscire dal settore o trasformandolo, se necessario, in autorizzato per il post-vendita. Singolare inversione di rotta per certe Case “generaliste” che, negli ultimi 20 anni, hanno trascurato e impoverito il post-vendita considerandolo come un male necessario, nella migliore delle ipotesi. Ora che stanno raschiando il barile qualcuno si accorge che con l'assistenza (se di qualità) e i ricambi si possono fare utili interessanti ma soprattutto si fidelizza il cliente. Concetti stranoti, sempre validi ma certi top manager di ultima generazione non hanno né la cultura del post-vendita, nè memoria storica.

SOLO 800 MILA – Non del tutto convincenti taluni interventi di alcuni AD presenti al convegno in rappresentanza delle NSC di Chevrolet, Opel, Ford, Toyota, Volvo. Inserito inoltre un video con un intervento di Jacques Bousquet AD di Renault Italia e neo-presidente di UNRAE. La tendenza dell'attuale top management, salvo poche eccezioni, è quella di di autoincensare la politica del proprio marchio e addossare le colpe della crisi che attanaglia il settore esclusivamente ai dealer, poco accorti nella gestione e rei di svariati errori. Francamente una visione troppo di parte e poco obiettiva. Evidenziato anche il problema delle auto “km zero” che, essendo vetture solo immatricolate ma non vendute, falsano enormemente i dati ufficiali di vendita. Michele Crisci, AD di Volvo Italia, ha preso le distanze da questo sfruttato escamotage assai discutibile, sostenendo che Volvo non prevede le km zero. Escludendo le “km zero” e le vendite a società di noleggio, i privati che realmente acquisteranno un'auto nuova nell'anno in corso, si riducono a circa 800 mila. Una vera miseria.

Commenta con la tua opinione

X