Guida autonoma: i piani di BMW, che ammette di dover recuperare terreno

Guida autonoma: i piani di BMW, che ammette di dover recuperare terreno "Il peggio sarebbe ritrovarci a fornire telai ad Apple? è la dichiarazione del capo R&D BMW che parla di guida autonoma e mancanza di tecnici esperti

"Il peggio sarebbe ritrovarci a fornire telai ad Apple? è la dichiarazione del capo R&D BMW che parla di guida autonoma e mancanza di tecnici esperti

4 Marzo 2016 - 03:03

Lunedì prossimo il Costruttore di Monaco di Baviera compierà 100 anni: sarà un traguardo sensazionale, contraddistinto da una storia che l'ha vista più volte protagonista. Klaus Froehlich, Capo del settore Ricerca e Sviluppo di Bmw, sa che però le sfide della Casa tedesca non sono ancora terminate. Quella della guida autonoma, forse la più grande per il futuro del settore automobilistico, al momento la vede leggermente indietro. Ecco le dichiarazioni di Klaus Froehlich in merito e la strategia per i prossimi cinque o sei anni.

UN MONDO NUOVO – Secondo Klaus Froehlich (foto sopra) 100 anni di storia possono sicuramente dire molto, ma non mettono Bmw al riparo dalle sfide future; in sostanza, il passato non le garantisce il successo del domani (guarda qui la presenza della Casa di Monaco di Baviera al Salone di Ginevra). Perché? Il mondo dell'automobile si sta preparando ad affrontare un'altra sfida, quella della guida autonoma, che consentirà ai Costruttori di consegnare ai propri clienti automobili capaci di farli sentire solo dei passeggeri al sicuro e nel confort. Però il successo, o il primato in questo campo, non è detto sia del settore auto motive, perché intorno c'è tanta concorrenza, anche extra settoriale, dalla quale le Case devono guardarsi le spalle. Klaus Froehlich al Salone di Ginevra ha così dichiarato alla Reuters: “Dobbiamo accrescere sempre di più le competenze di base in questo campo. Così possiamo preservare il nostro modello di business, senza cedere terreno e guadagni ad altri, che per noi però potrebbero essere dei buoni collaboratori o intermediari tra noi e il risultato finale”.

BISOGNO DI INVESTIMENTI – Ha continuato così Klaus Froehlich: “abbiamo un po' di ritardo da recuperare in questo settore. Dobbiamo lavorare di più sulla ricerca diretta allo scopo della guida autonoma e dell'intelligenza artificiale”. Poi, guarda in casa propria e “scopre” che Bmw (coinvolta nello “scandalo Takata”; leggi qui i numeri dei richiami) tra le sue mura ha solo il 20% (tra i 30.000 dipendenti) di ingegneri specializzati nel cosiddetto “software”. Guardare solamente agli altri significherebbe non crescere, ma Froehlich ammette anche che “se mi chiedono di arrivare ad un rapporto del 50 e 50 entro cinque anni, per accelerare e recuperare in questo settore, allora avrei bisogno di almeno altri 15 mila o 20 mila persone in più, tra dipendenti, collaboratori e fornitori esterni”. Un altro passo importante che potrebbe far crescere Bmw è quello di riuscire a fornire componentistica elettrica agli altri, magari a chi al momento non ha le forze di costruire in casa una propulsione ibrida o elettrica e in questo senso l'esperienza del Costruttore agevolerebbe il percorso.

NON SI TORNA INDIETRO – Il pensiero di Klaus Froehlich è stato condiviso anche da Manuela Papadopol, Direttore marketing globale automobilistico per Elektrobit, una società di software ora di proprietà di Continental: “nel settore automobilistico la battaglia sarà non per chi avrà costruito l'auto più potente, ma per chi riuscirà a produrre quella più autonoma e sicura”. A tal proposito di recente la Bmw ha assunto 200 nuovi dipendenti, che sono andati a formare una squadra specializzata nell'innovazione digitale, con sede a Chicago. Molte di loro hanno lavorato negli anni addietro in reparti speciali di Nokia. Klaus Froehlich spera che negli anni che verranno la Bmw possa crescere nella tecnologia di supporto alla guida autonoma (intanto Baidu ha fatto percorrere i primi km autonomi a una Bmw Serie 3 GT; leggi qui i dettagli): “l'idea è la seguente: dobbiamo scovare nella concorrenza i punti deboli e lì andare a cercare interessi comuni. Non dobbiamo cedere il nostro potenziale, bensì dobbiamo far crescere la nostra competenza in questo campo, in casa nostra. L'obiettivo deve essere raggiunto nei prossimi 5 o 6 anni”.

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