
Il giudice Breyer ha deciso: Volkswagen e Bosch condannate a pagare più di 1,5 miliardi per il Dieselgate.Indennizzi fino a 16 mila dollari per il fix
Da quella fatidica data che ha segnato l'esplosione del Dieselgate, la fine settembre del 2015, sono accadute tante e tali cose che la percezione del tempo trascorso è distorta e indica un periodo più lungo. Se quello che è accaduto in questi 20 mesi è ormai “storia”, altre notizie arriveranno e altre ancora sono già cronaca, come il recentissimo comunicato del raggiungimento di un accordo fra il giudice distrettuale di San Francisco, Volkswagen e Bosch, quest'ultima condannata per aver fornito il software taroccato a Volkswagen (leggi che già alla fine del 2015 gli USA avevano sospetti su Bosch).
MILIARDI A GO-GO La notizia riportata ieri da Reuters indica le cifre finali dell'accordo fra la giustizia americana con Volkswagene e Bosch, condannate a pagare rispettivamente 1,22 miliardi di dollari e 327 milioni. I veicoli coinvolti, probabilmente lo ricorderete, sono circa 80 mila automobili dotate del TDi V6 da 3 litri e prodotte dalla triade Volkswagen, Audi e Porsche. Le cifre in ballo erano più o meno note e sono state confermate dall'accordo definitivo.
Il giudice distrettuale del tribunale di San Francisco, il ben noto Charles Breyer, ha ricordato che il fornitore globale Robert Bosch GmbH è stato messo sotto accusa per il suo ruolo nello sviluppo dei motori.
ACCORDO RAGIONEVOLE MA CON STRASCICHI Il giudice Breyer, riferendosi a Bosch, ha detto di aver superato tutte le obiezioni sollevate dall'Azienda, che si era sempre dichiarata non responsabile della frode del Dieselgate (ne avevamo parlato a proposito dell'indennizzo fino a 16 mila dollari ai proprietari), e ha definito l'accordo raggiunto “giusto, ragionevole e adeguato”. Charles Breyer è lo stesso giudice che aveva approvato ad ottobre un accordo con il quale Volkswagen impegnava diversi miliardi di dollari (leggi che VW in California se la cavava con 14,7 miliardi) per il buyback di 475 mila automobili dotate del diesel 2.0 litri imputato di emettere NOx in quantità fino a 40 volte il limite legale. I proprietari delle vetture dotate del diesel V6 da 3 litri che decidono di far modificare il motore avranno diritto ad una compensazione compresa fra 7 e 16 mila dollari, sempre che i fix arrivino tempestivamente. È infatti possibile che l'esborso per VW (ricordiamo che è stato il gruppo che ha globalmente venduto di più nel 2016) possa arrivare fino a 4,04 miliardi di dollari se i gli Enti regolatori non approvano i rimedi per tutti i veicoli con il TDi da 3 litri.
CONFORMITÀ CERCANSI Il prestante V6 TDi non era salito subito alla “ribalta” come il 2 litri ma la voci che gli giravano intorno (leggi che il Dieselgate sarebbe nato per i TDi V6 Audi) si sono poi rivelate fondate. I sospetti generati dal suo software tarocco sono addirittura arrivate fino al CEO di Audi che è stato accusato da un ex dirigente dei motori di essere al corrente del trucco. L'Azienda ha in ogni caso fatto buon viso a cattivo gioco e la portavoce per gli USA Jeannine Ginivan ha dichiarato che l'accordo “rappresenta una pietra miliare importante per Volkswagen e certifica che una soluzione è disponibile per i nostri clienti”, sempre che le loro auto abbiano i motori abilitati al fix, dato che non tutti sarebbero emendabili (per saperne di più leggi dell'accordo sui TDi 3.0 negli USA).
Fra le sanzioni che il Gruppo si è visto comminare troviamo anche riforme societarie, verifiche delle emissioni con sistemi portatili PEMS e una vigilanza per i prossimi tre anni da parte dell'ex Vice procuratore generale USA Larry Thompson. Anche l'assetto societario viene cambiato: Volkswagen USA ha comunicato di dichiarato di aver nominato Direttore generale delle conformità Stephanie C. Davis, gia Direttore della società di consulenza KPMG.