
I Comuni italiani chiedono un intervento urgente al Ministero dei Trasporti sulla questione dell'omologazione degli autovelox, per evitare contenziosi e tutelare la sicurezza stradale
L’ANCI, ossia l’associazione che rappresenta i Comuni italiani, ha richiesto un intervento urgente del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti sulla questione dell’omologazione degli autovelox, esplosa da alcune settimane dopo la pronuncia della Corte di Cassazione che di fatto ha sancito la nullità delle multe per eccesso di velocità rilevate con i dispositivi elettronici se quest’ultimi sono solo approvati e non anche omologati. Un bel problema considerando che in pratica nessun autovelox installato in Italia risulta omologato. I Comuni chiedono un rapido chiarimento sia per evitare una pioggia di ricorsi (a Pordenone, ma non solo, hanno deciso di spegnerli proprio per questo) e sia per salvaguardare la sicurezza stradale.
ANCI: LA SITUAZIONE DEGLI AUTOVELOX È MOTIVO DI SCONFORTO PER LE POLIZIE LOCALI
In rappresentanza dell’ANCI ha parlato Roberto Pella, neo presidente facente funzioni in vista dell’assemblea congressuale di novembre, che ha inviato una lettera aperta al titolare del MIT, Matteo Salvini, chiedendo un rapido intervento normativo in merito ai sistemi di rilevamento della velocità.
“La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 10505 de1 2024 pronunciata lo scorso 18 aprile 2024“, si legge nella richiesta inviata dall’ANCI a Salvini, “ha stabilito che, allo stato della normativa attuale, l’approvazione del dispositivo di controllo non è equiparabile all’omologazione e che solo l’omologazione rende legittimi gli accertamenti effettuati tramite autovelox, in quanto le due procedure hanno ‘natura e finalità’ diverse: l’approvazione è propedeutica all’omologazione, che è un accertamento di natura tecnica imprescindibile. Il principale problema che si riscontra nelle prassi amministrative quotidiane è che tutti i dispositivi utilizzati dai servizi di polizia stradale, comprese le polizie locali, non sono mai stati omologati dal Ministero ma semplicemente approvati dal MIT e questo rende poco chiaro e uniforme il loro utilizzo“.
La lettera dell’ANCI cita poi il nuovo decreto MIT dell’11 aprile 2024, cosiddetto decreto Autovelox, che ha definito le condizioni per l’installazione e l’esercizio dei dispositivi di controllo uniformi in tutti i Comuni, senza però risolvere il problema degli autovelox non omologati: “Si è detto che il tema sarà affrontato con una norma specifica nel futuro Codice della Strada, ma è quanto mai urgente un intervento che renda uniformi i dispositivi e le apparecchiature di rilevamento della velocità in tutta Italia e garantisca certezza e chiarezza circa il loro utilizzo a beneficio di tutti gli utenti“.
Infatti, sottolinea l’ANCI, “le Polizie Locali vivono con grande sconforto questo vuoto normativo esponendo a ricorso le procedure, con aggravio di spese. Tutto ciò in un contesto in cui il numero dei morti e dei feriti sulle strade sono in aumento come dimostrano, da ultimo, i dati pubblicati da ISTAT dello scorso mese di luglio che confermano come la velocità rimanga tra le prime tre cause principali della mortalità in strada“.
Per tutte queste ragioni l’associazione dei Comuni italiani richiede un intervento da parte del ministro Salvini attuando quanto previsto dal Codice della Strada, con “l’adozione di un provvedimento utile per l‘omologazione dei dispositivi“, oppure attraverso “un intervento normativo che possa incidere sul comma 6 dell’art. 142 CdS allineando le procedure di approvazione e omologazione previste“.
UPI: AUTOVELOX E TUTOR FONDAMENTALI PER LA SICUREZZA STRADALE, FARE CHIAREZZA
Sulla stessa linea il rappresentante dell’UPI Andrea Massari, presidente della Provincia di Parma, che nelle settimane precedenti aveva chiesto “la massima attenzione sulle misure relative agli autovelox e ai tutor che, in una condizione di carenza grave del personale di Polizia locale, sono l’unico strumento efficace per garantire più sicurezza sulle strade e ridurre il livello di incidentalità. Occorre fare rapidamente chiarezza sulla normativa al fine di consentirne il pieno utilizzo dei dispositivi, o si sferrerà un colpo gravissimo alla sicurezza stradale“.
COMUNI CHIEDONO MODIFICHE ANCHE SU STRISCE BLU E CORSIE CICLABILI
Di recente i Comuni italiani hanno anche posto il problema della regolamentazione della sosta in area urbana e delle corsie ciclabili, chiedendo di apportare delle modifiche al testo del nuovo CdS.
“Sulle piste ciclabili il testo del nuovo codice ha abolito alcune norme in vigore dal 2020 e che avevano consentito ai Comuni di realizzare centinaia di chilometri di corsie ciclabili anche in segnaletica. Tutto questo aveva permesso di mettere a disposizione una protezione migliore rispetto alla totale assenza di percorsi protetti, da migliorare in seguito con interventi strutturali. Da qui la richiesta di ANCI di lasciare invariate le norme, salvaguardando gli investimenti realizzati in questi anni, anche con l’utilizzo di risorse ministeriali. Invece sul tema della sosta regolamentata, i Comuni ritengono materia estranea al Codice della Strada, oltre che di difficile attuazione, l’annunciato intervento diretto sulle tariffe. Al contrario, riteniamo più opportuno prevedere linee guida nazionali che siano omogenee ma che allo stesso tempo rispettino l’autonomia e la specificità dei singoli Comuni“.