Benzina self service: i sindacati contestano l'Unione europea

Benzina self service: i sindacati contestano l'Unione europea L'Unione europea vuole più self service in Italia

L'Unione europea vuole più self service in Italia, il sindacato Figisc polemizza

18 Aprile 2013 - 04:04

Come far calare il prezzo della benzina in Italia? Secondo l'Unione europea, servirebbe anche un maggior numero di self service. Ma la Figisc, sindacato dei gestori, respinge al mittente l'idea.

L'OPINIONE DELL'UE: TROPPI VINCOLI – Stando all'Unione europea, il divieto di stazioni di servizio non presidiate nelle zone urbane è un vincolo alla libertà di stabilimento delle persone stabilite in altri Stati membri della Ue che desiderino avviare, come stabilimento primario e secondario, una stazione di servizio completamente automatizzata nelle aree urbane in Italia senza la presenza del titolare o dei suoi dipendenti. Che invece, sottolinea l'Ue, “costituisce il modello imprenditoriale standard per le stazioni di servizio in molti Stati membri”.

IL SINDACATO DISSENTE – L'automatizzazione non è che un escamotage che tende a risolvere le inefficienze del sistema e della rete con una mossa che blocca qualsiasi razionalizzazione della rete e dismissione di impianti inefficienti: questa la risposta della Figisc all'Unione europea. “Abbiamo una rete che è doppia o tripla rispetto a Paesi come Germania, Francia o Regno Unito – spiega il sindacato -. Se, infatti, è sufficiente dotare un impianto marginale di un accettatore di banconote per assicurarne la continuità di erogazione, da ciò non verrà alcun contributo all'innovazione del sistema distributivo”. Nelle reti avanzate dell'Europa comunitaria la modalità del self service prepay (il rifornimento si effettua da sé solo dopo aver pagato in automatico) è residuale e minoritaria rispetto allo standard degli impianti, essendo stata soppiantata dalla modalità self service postpay (il rifornimento si effettua da sé, poi si paga alla cassa) per le ragioni di superiorità e affidabilità di tale formula: “Fruibilità e rapidità del sistema di erogazione e di pagamento per il consumatore – dice la Figisc -, servizio e assistenza sempre disponibili, sicurezza degli operatori e delle attrezzature, gestione delle attività collaterali non oil”.

UN GIUDIZIO TAGLIENTE – Per polemizzare con l'Unione europea, la Figisc utilizza parole taglienti, definendola “inefficiente sul piano delle misure atte a contrastare la grave crisi economica che la investe, incapace di concordare regole minime sui mercati internazionali, ampiamente squilibrata tra i Paesi forti che la governano di fatto e il resto dell'Unione, burocratizzata in sommo grado e persino gravata da costi indecenti di struttura e apparato”. In più, l'Ue – secondo la sigla sindacale – interviene con quotidiane vessazioni sul piano delle questioni di dettaglio che riguardano i singoli Stati, “guarda caso sempre e solo in favore di interessi e poteri che di tutto han bisogno fuorché di ulteriori tutele”. Difficile capire dove stia la verità, ma una cosa è certa: le tasse rappresentano due terzi del prezzo di benzina e diesel, e finché l'imposizione fiscale sarà così pressante, è difficile pensare a una riduzione importante della verde e del gasolio alla pompa.

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