Una ricerca dimostra che la Cina sta facendo di tutto per rafforzare la dipendenza degli altri Paesi su metalli e terre rare, anche con “attacchi” informatici
L’Europa e molti altri mercati mondiali dell’industria automotive pianificano un futuro indipendente dalla Cina. E mentre si annunciano Gigafactory in Europa per la produzione di auto elettriche e batterie, la Cina non resta a guardare i suoi migliori clienti prendere il largo. La ricerca di cui vi parliamo nei prossimi paragrafi, pubblicata da una società di sicurezza informatica, smaschera le mosse della Cina, tutt’altro che favorevole al taglio del cordone con cui fino ad oggi si sono approvvigionati Europa e USA. Questi risultati si legano a doppio nodo con il piano fit for 55, lo stop ai motori endotermici e il rischio di essere ancora più legati alla Cina.
LA CINA DIETRO L’OPERAZIONE CONTRO LE SOCIETÀ DI ESTRAZIONE DI TERRE RARE NEGLI USA
Chi pensa che la Cina permetterà ai mercati internazionali di mettersi in proprio nell’estrazione, lavorazione e trasformazione di terre rare e materiali preziosi per le auto elettriche, si sbaglia. L’indagine dei ricercatori di Mandiant hanno raccolto prove concrete di come la Cina starebbe cercando di ostacolare i nuovi progetti infiltrandosi nel tessuto sociale del web con autentiche operazioni di spionaggio industriale. I ricercatori hanno scoperto un’operazione cinese, nota come Dragonbridge, che utilizza dei bot per inviare automaticamente messaggi nelle chat social e sui forum per alimentare le proteste attorno ai luoghi dove sono individuati i futuri siti di estrazione mineraria negli USA. L’operazione sta infatti colpendo le società minerarie statunitensi, canadesi e australiane, influenzando con finti messaggi di attivismo l’opinione della popolazione locale. I messaggi che riportiamo di seguito fomentano l’aggregazione dei cittadini per protestare contro la realizzazione di impianti di lavorazione. “La Cina ha nuovamente superato il limite e sta colpendo le aziende. La situazione è destinata inevitabilmente a peggiorare”, dichiara John Hultquist, Vice President di Mandiant Intelligence.
SCONTRO USA – CINA SULLE TERRE RARE: COSA E’ SUCCESSO
La società ha raccolto elementi di prova che dimostrano come le società private impegnate nell’estrazione di minerali e terre rare siano finite nel mirino delle campagne di Information Operation della Cina. Per destabilizzare uno dei settori strategici da cui dipende il futuro dell’industria automotive e su cui si basa l’orientamento della futura mobilità, la Cina ha preso di mira con campagne social gestite da “robot informatici” sia le imprese private Lynas, Appia e USA Rare Earth, sia la decisione dell’amministrazione Biden di accelerare la produzione interna di minerali. Questi attacchi – secondo i ricercatori – sono aumentati esponenzialmente dopo gli eventi degli ultimi anni:
– 2019, la Cina minaccia un embargo sulle terre rare sfruttando la dipendenza degli USA al culmine della nota guerra commerciale tra i due Paesi;
– 2021, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha firmato un accordo con Lynas, la società di estrazione e lavorazione di terre rare per costruire l’impianto di lavorazione in Texas;
– 2022, la società di estrazione Appia ha annunciato la scoperta di una nuova zona di rilevamento delle terre rare nel Saskatchewan settentrionale (Canada);
– 2022, la società Rare Earth USA ha annunciato i piani per realizzare un impianto di lavorazione delle terre rare in Oklahoma a metà giugno;
TERRE RARE IN CINA: I MESSAGGI DELLA CAMPAGNA DRAGONBRIDGE
Questa premessa è utile per comprendere meglio la portata e l’impatto di quelli che ad un utente qualsiasi possono sembrare dei semplici messaggi di protesta. In realtà, spiegano gli esperti informatici, sono costruiti ad hoc con hashtag, citazioni di politici contrari a Biden e immagini di proteste cronologicamente e geograficamente non coerenti, per influenzare l’opinione pubblica. Di seguito gli elementi raccolti dai ricercatori per dimostrare gli attacchi subdoli della Cina:
– “gli account Dragonbridge su Twitter e Facebook si fingono residenti preoccupati per protestare contro la costruzione di una struttura in Texas da parte di Lynas e criticano la decisione dell’amministrazione Biden sulla produzione di minerali di terre rare”, afferma il rapporto della ricerca;
– “i messaggi promuovono narrazioni che mettono in evidenza l’inquinamento e i rischi per la salute della produzione di terre rare di Lynas”. Ma l’immagine utilizzata mostra manifestazioni contro Lynas in Malesia nel 2012 sullo smaltimento dei rifiuti radioattivi prodotti dal suo impianto di trattamento delle terre rare nella città di Kuantan. “Abbiamo anche osservato che i resoconti chiedono ai malesi di boicottare Lynas, un’ulteriore indicazione dell’interesse della campagna a prendere di mira specificamente la compagnia mineraria di terre rare”;
“Abbiamo identificato l’uso dei seguenti hashtag da parte degli account Dragonbridge: in inglese: #lynas, #rareearth, #minerals, #australia, #news, #rareearthminerals, #lynasgetout. Notiamo che questi hashtag sono utilizzati anche da account autentici”.
TERRE RARE E METALLI: LA CINA VUOLE TUTTO PER SE
Come se non bastasse la Cina si è anche assicurata una posizione strategicamente rilevante anche a monte dell’attività di estrazione, accaparrandosi molte concessioni in Africa e America Latina ricche di giacimenti di metalli. Come riporta il Corriere della Sera, secondo l’esperto di terre rare Gianclaudio Torlizzi, le scorte di metalli nei magazzini del London Metal Exchange sono diminuite di 479 mila tonnellate nei primi mesi del 2022. Mentre la Cina continua a fare scorte di metalli rafforzando la dipendenza degli altri Paesi (e ostacolandone l’indipendenza, come sostiene la ricerca Mandiant), confermandosi:
– primo fornitore di materie prime “critiche” in Europa (44%);
– principale esportatore dell’Unione europea di terre rare (98%);
– detentore del 66% delle riserve mondiali di terre rare;
– detentore del 93% delle scorte mondiali di rame.
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