Stop ICE 2035: il no dell’Italia mette in dubbio il voto del Consiglio

Stop ICE 2035: il no dell’Italia mette in dubbio il voto del Consiglio

Improvvisamente a rischio lo stop ai motori ICE dal 2035: il no dell'Italia (e i dubbi della Germania) fanno slittare l'accordo in vista del decisivo Consiglio UE

1 Marzo 2023 - 13:08

Primo potenziale intoppo all’iter verso lo stop ai motori ICE nel 2035: l’annunciato no dell’Italia all’ordine del giorno della riunione dei Rappresentanti Permanenti aggiunti in UE (Coreper), che doveva tenersi oggi 1° marzo, ha indotto la presidenza svedese a rinviare il dibattito e il voto a venerdì prossimo, probabilmente per favorire una ‘pausa di riflessione’. Anche perché nelle ultime ore pure la Germania ha espresso delle riserve sul provvedimento, dettando nuove condizioni. Insomma, quella che sembrava una strada già tracciata è diventata improvvisamente piena di ostacoli.

STOP ICE 2035: IL NO DELL’ITALIA RIMESCOLA LE CARTE

Sul percorso che ha spinto l’Unione Europea a decidere per il bando alla produzione e vendita di auto e furgoni con motori termici al 2035 abbiamo già scritto tutto. La novità delle ultime 24 ore riguarda la posizione contraria del Governo italiano, che tramite il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Pichetto ha ufficialmente annunciato il no del nostro Paese alla riunione del Coreper, propedeutica al voto del Consiglio UE del prossimo 7 marzo.

Pur condividendo gli obiettivi di decarbonizzazione”, ha detto ieri Pichetto, “l’Italia sostiene che i target ambientali vadano perseguiti attraverso una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa, pianificata e guidata con grande attenzione, per evitare ripercussioni negative per il Paese sia sotto l’aspetto occupazionale che produttivo. L’Italia ritiene inoltre che la scelta dell’elettrico non debba rappresentare, nella fase di transizione, l’unica via per arrivare a zero emissioni. […] Una razionale scelta di neutralità tecnologica a fronte di obiettivi ambientali condivisi deve consentire agli Stati membri di avvalersi di tutte le soluzioni per decarbonizzare il settore dei trasporti, tenendo conto delle diverse realtà nazionali e con una più graduale pianificazione dei tempi. L’utilizzo di carburanti rinnovabili, compatibili con i motori termici, contribuirà a una riduzione delle emissioni senza richiedere inattuabili sacrifici economici ai cittadini”.

STOP AUTO BENZINA E DIESEL 2035: LA GERMANIA SPINGE PER GLI E-FUEL

Diciamo subito che l’Italia da sola avrebbe ben poche possibilità di bloccare l’iter che conduce allo stop del 2035. Nelle ultime ore, però, sono emersi anche i dubbi di un Paese influentissimo in ambito UE come la Germania: il ministro dei Trasporti Wissing ha dichiarato infatti che il sì del Governo tedesco è subordinato alla presentazione di una proposta comunitaria che preveda l’immatricolazione di auto e veicoli commerciali leggeri con motori a combustione anche dopo il 2035 a condizione che possano essere alimentati da e-fuel (carburanti biologici e sintetici). A queste si aggiungono le posizioni notoriamente non favorevoli di Bulgaria e Polonia.

Stop ICE 2035 no Italia

STOP ICE 2035: COSA SUCCEDE IN VISTA DELLA RATIFICA DEFINITIVA DEL CONSIGLIO UE

Che succede adesso? L’esito favorevole della riunione del Coreper, prevista oggi ma slittata a venerdì 3 marzo, regalerebbe un canale preferenziale alla proposta di stop ai motori ICE 2035 in vista del decisivo Consiglio UE del 7 marzo 2023, che in questo modo potrebbe votarla senza procedere con ulteriori discussioni (ricordiamo che la ratifica del Consiglio è l’ultimo step prima dell’approvazione definitiva con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale europea). Se invece il testo giungesse in Consiglio senza un accordo totale c’è il pericolo che si rimescolino le carte e la discussione potrebbe prendere una piega inaspettata, mettendo addirittura a rischio una ratifica che fino a ieri appariva quasi una formalità.

Vale la pena ricordare che il voto del Consiglio UE su questioni che NON riguardano politica estera e sicurezza comune, imposizione fiscale, sicurezza e protezione sociale, adesione di nuovi Stati e cooperazione di polizia operativa tra gli Stati membri, non richiede l’unanimità ma è a maggioranza qualificata. La quale viene raggiunta se sono soddisfatte contemporaneamente due condizioni:

  • il 55% degli Stati membri vota a favore (ossia 15 paesi su 27);
  • gli Stati membri che appoggiano la proposta rappresentano almeno il 65% della popolazione totale dell’UE.

Tuttavia in base alle norme europee la formazione di una ‘minoranza di blocco’, formata da almeno 4 Paesi, sarebbe in grado di stoppare l’approvazione. Se quindi Italia, Germania, Bulgaria e Polonia si pronunciassero contro, il testo sullo stop del 2035 non passerebbe. Anche l’eventuale astensione equivarrebbe a un voto contrario. Per questo diventa strategico lo slittamento a venerdì della riunione del Coreper: in queste 48 ore si cercherà di indurre a più miti consigli i Paesi riluttanti per arrivare al 7 marzo con un voto blindato.

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