Mentre continua il caro-carburanti, sorge un dubbio: l'obbligo di esporre prezzo medio ha contribuito a far salire i prezzi di benzina e diesel?
All’inizio dell’anno il Governo, per surrogare la mancata conferma del taglio delle accise di ‘draghiana’ memoria, ha pensato di mitigare il caro-carburanti obbligando i distributori a esporre il prezzo medio regionale (o nazionale in autostrada) accanto ai prezzi effettivamente praticati. Un provvedimento all’insegna della trasparenza, applicato a partire dal 1° agosto 2023, che nelle intenzioni dell’Esecutivo avrebbe dovuto mettere fine alle presunte speculazioni di alcuni benzinai, e nel contempo indirizzare gli automobilisti verso le pompe più economiche. Ebbene, a quasi due mesi dall’avvio della misura si può tranquillamente affermare che tali propositi non siano stati per nulla raggiunti. Anzi, è possibile che l’obbligo di esporre il prezzo medio abbia ottenuto l’effetto contrario, contribuendo (insieme ad altri fattori) a far salire le tariffe di benzina e gasolio. Al punto che il Governo sta pensando a un ulteriore rimedio per calmierare i prezzi.
AUMENTO PREZZI CARBURANTE IN UN ANNO
Per il ministro Urso, titolare del Mimit, la colpa del caro-carburante è da attribuirsi in massima parte al taglio della produzione decisa dai Paesi dell’Opec, che ha fatto salire negli ultimi due mesi le quotazioni del greggio. Di sicuro questo sta influendo e non poco, tuttavia un anno fa di questi tempi il prezzo del petrolio era su livelli vicini a quelli attuali e nonostante ciò il prezzo medio della benzina si attestava intorno a 1,6-1,7 €/l, contro 1,99 €/l dell’ultima rilevazione (ma in realtà in molte regioni si sono abbondantemente superati i 2 €/l). È vero che a settembre dell’anno scorso era ancora in vigore il taglio delle accise, ma anche eliminando i 18 centesimi di sconto il prezzo medio della benzina era decisamente inferiore ai valori di oggi.
OBBLIGO DI ESPORRE I PREZZI MEDI HA FATTO ALZARE LE TARIFFE?
C’è quindi qualcos’altro che ha fatto schizzare i prezzi verso l’alto. E il quotidiano economico Milano Finanza ritiene di aver individuato il responsabile proprio nella norma che dall’inizio di agosto ha obbligato i distributori a esporre il prezzo medio dei carburanti. “L’obbligo imposto agli esercenti di esporre i cartelli con il prezzo medio regionale ha indotto anche i distributori più economici ad allineare il costo di benzina e diesel verso l’alto”, scrive il quotidiano, “Ad agosto ogni settimana il prezzo medio aumentava un po’ e pure i distributori rincaravano un po’. Così, settimana dopo settimana, abbiamo assistito a una crescita continua dei prezzi medi e dei prezzi praticati, con differenze sempre più esigue fra i distributori. E senza alcun riflesso nei momenti di oscillazione al ribasso, che pure ci sono stati dall’inizio dello scorso mese”.
Anche diverse associazioni dei consumatori hanno sottolineato che l’obbligo di esporre il prezzo medio dei carburanti ha avuto l’effetto contrario rispetto alle intenzioni Governo, ipotesi peraltro sostenuta dalla Fegica (Federazione Gestori Impianti Carburanti), secondo cui il semplice debutto dei cartelli con i prezzi medi aveva fatto salire immediatamente il prezzo del gasolio di 0,041 €/l sulla rete ordinaria e di 0,036 sulla rete autostradale. “Appare del tutto evidente”, ha concluso MF, “che l’obbligo di esporre i prezzi medi è stato automaticamente interpretato dai benzinai come un suggerimento ad alzare i prezzi per allinearsi alla media, innescando una spirale di aumenti senza senso. Non ci voleva un Premio Nobel per capire quale sarebbe stato l’effetto di una simile mossa. Bastava uno studente di statistica mediamente preparato”.
CARBURANTE: CONFRONTO PREZZI BENZINA E DIESEL TRA 1° AGOSTO E OGGI
Proprio grazie alla pubblicazione giornaliera dei prezzi medi sul sito del Mimit (gli stessi che vengono poi esposti ai distributori) abbiamo potuto fare il confronto tra le tariffe regionali di benzina e diesel del 1° agosto, quando è partito l’obbligo, e quelle di oggi, 19 settembre 2023. Gli aumenti sono evidenti, ecco qualche esempio (i valori si intendono €/l):
- Campania
Gasolio self: da 1,758 a 1,933
Benzina self: da 1,912 a 2,004 - Emilia Romagna
Gasolio self: da 1,768 a 1,941
Benzina self: da 1.911 a 2,000 - Lazio
Gasolio self: da 1,757 a 1,929
Benzina self: da 1,902 a 1,998 - Lombardia
Gasolio self: da 1,774 a 1,944
Benzina self: da 1,911 a 2,001 - Piemonte
Gasolio self: da 1,773 a 1,940
Benzina self: da 1,911 a 2,001 - Sicilia
Gasolio self: da 1,774 a 1,931
Benzina self: da 1,923 a 2,001 - Veneto
Gasolio self: da 1,753 a 1,921
Benzina self: da 1,898 a 1,983. - Rete autostradale (media nazionale)
Gasolio self: da 1,854 a 2,022
Benzina self: da 1,984 a 2,078.
Vedremo nelle prossime settimane se il Governo farà marcia indietro sui prezzi medi esposti, avendone constatato la probabile inutilità (per non dire dannosità). E quali provvedimenti concreti sarà in grado di introdurre, dopo aver fermamente escluso di voler ricorrere al taglio delle accise, per alleviare il fenomeno del caro-benzina che pesa su milioni di famiglie italiane.