Ricambi auto a prezzi stellari: l'antitrust indaga sul cartello Made in Japan
Pesanti sanzioni per le aziende giapponesi del cartello ricambi auto, l'Antitrust europea passerà al setaccio l'intero comparto automotive

Pesanti sanzioni per le aziende giapponesi del cartello ricambi auto, l'Antitrust europea passerà al setaccio l'intero comparto automotive
L'Antitrust europea ha scelto la linea dura per smantellare un “cartello” istituito da tre grandi costruttori giapponesi di componenti automotive. Si tratta di tre nomi storici del settore, i quali da decenni riforniscono le Case automobilistiche di tutto il Mondo, per le forniture di primo equipaggiamento, e il mercato aftermarket per i ricambi (scopri le novità aftermarket e i nostri test). Scopriamo chi sono e cosa rischiano i tre furbetti giapponesi, in passato già sotto la lente delle autorità nipponiche e statunitensi.
UN CARTELLO PREZZI PER COMPONENTI INDISPENSABILI – Con molta probabilità l'auto che guidiamo ogni giorno ha almeno un componente realizzato da una delle aziende nel mirino degli ispettori dell'Antitrust. Sono accusate di aver fatto cartello Denso, il secondo produttore al mondo di componenti, Mitsubishi Electric Corporation, la divisione del colosso nipponico specializzata in componenti elettronici, e Hitachi Ltd. Secondo l'accusa i tre produttori avrebbero stretto un accordo per fissare i prezzi di vendita di alcune componenti di largo consumo, motori d'avviamento ed acceleratori elettronici. Gli indispensabili dispositivi vengono venduti dai tre marchi a prezzi livellati e comunque elevati, così da assicurare grossi margini e azzerare la concorrenza.
Dopo la pubblicazione dell'articolo è stata ufficializzata una multa di 137,789 milioni di euro ai produttori giapponesi, maggiori dettagli in fondo.
MULTA SALATA IN ARRIVO, MA I COLPEVOLI SONO RECIDIVI – Approfondendo la notizia abbiamo scoperto che Denso, Mitsubishi e Hitachi sono davvero molto “affiatate”; la prima accusa di cartello risale infatti al 2012 e venne elevata dalla Fair Trade Commission (letteralmente commissione per il commercio leale) giapponese. Nel 2013 l'Antitrust degli Stati Uniti multò le tre società proprio per essersi accordate sui prezzi di vendita di acceleratori e motori d'avviamento. La multa per le violazioni delle norme sulla concorrenza potrebbe essere piuttosto salata e arrivare fino al 10% del fatturato aziendale, quindi una batosta non da poco (leggi la maxi multa dell'Antitrust ai noleggiatori d'auto).
VERIFICHE A TUTTO CAMPO NEL SETTORE AUTOMOTIVE – La Commissione Europea è fortemente determinata a contrastare simili modelli di business e l'attacco alle aziende nipponiche non è che il primo provvedimento per il 2016. Sembra infatti che l'antitrust abbia una sfilza di verifiche sulla concorrenza sleale in campo automobilistico. Secondo alcune indiscrezioni gli uomini dell'Antitrust stanno passando al setaccio le forniture di sistemi di scarico, cinture di sicurezza e volanti, condensatori elettrolitici, gruppi ottici e sistemi di climatizzazione. Iniziative analoghe sono comunque portate avanti, oltre che in Europa e negli USA, anche in Cina, dove il Governo ha imposto ai costruttori stranieri di fornire le specifiche progettuali di ogni singolo componente venduto nel Paese (leggi la manovra anti-monopolio cinese).
AGGIORNAMENTO DEL 28 GENNAIO 2016 – Con tempestività è arrivata la paventata multa per i costruttori giapponesi da parte dell'Antitrust UE. Mitsubishi Electric e Hitachi dovranno pagare, rispettivamente, 110, 929 e 26,86 milioni di euro. Si tratta di importi ridotti in quanto le aziende hanno ammesso gli addebiti. Denso, avendo denunciato per prima il Cartello è stata esentata dal pagamento di una sanzione economica, questo in virtù di una apposita legge prevista dall'autorità europea. Il Cartello nipponico ha operato dal 2004 al 2010, periodo durante il quale i produttori incriminati hanno spartito tra loro bandi di gara e forniture a costruttori europei.