
L'abolizione della legge USA sulla trasparenza nelle vendite auto è una vittoria per i concessionari e una sconfitta per i consumatori
I prezzi delle auto nuove negli USA, talvolta molto distanti da quelli di listino, avevano acceso l’attenzione su una pratica ritenuta poco trasparente dei concessionari: proporre più di quanto serviva realmente ai clienti, facendo lievitare così i profitti. Per mettere fine alle presunte pratiche scorrette dei venditori d’auto era intervenuta persino la Federal Trade Commission (FTC) ma per la gioia dei concessionari USA, che si erano schierati contro la proposta di legge, è tutto cancellato. La sentenza di una Corte d’Appello degli Stati Uniti ha infatti annullato le regole introdotte per contrastare le pratiche ingannevoli di alcuni concessionari, che spesso imponevano costi aggiuntivi ingiustificati ai clienti.
AUTO NUOVE A PREZZI GONFIATI NEGLI USA
La legislazione, proposta nel 2022 sotto il governo democratico Biden e formalizzata all’inizio del 2024, imponeva ai concessionari l’obbligo di applicare prezzi chiari nelle loro pubblicità e nelle trattative di vendita. Inoltre, vietava l’aggiunta di costi per servizi e accessori non richiesti dal consumatore, se non dopo l’esplicita approvazione.
Secondo le stime della Federal Trade Commission (FTC), l’applicazione di queste norme avrebbe permesso agli automobilisti americani un risparmio di circa 3,4 miliardi di dollari, oltre a ridurre drasticamente il tempo impiegato per finalizzare un acquisto, eliminando negoziazioni farraginose e possibili controversie legate a pratiche poco trasparenti.
LE MOTIVAZIONI DIETRO L’ABOLIZIONE DELLE NORME SULLA TRASPARENZA DEI CONCESSIONARI USA
Non sorprende che le associazioni dei concessionari abbiano accolto con favore la decisione della Corte d’Appello: si erano opposte fin dall’inizio alle restrizioni imposte dalla normativa. La National Automobile Dealers Association (NADA) e un gruppo di concessionari texani hanno infatti contestato la legge in tribunale, sostenendo che le nuove regole avrebbero reso il processo di acquisto più complicato, burocratico e costoso.
Il presidente di NADA, Mike Stanton, avrebbe definito l’abrogazione “una grande vittoria per i consumatori”, sostenendo che il ripristino delle precedenti modalità di vendita avrebbe migliorato l’esperienza di acquisto, secondo quanto riporta Reuters.
LA NUOVA POLITICA TRUMP SULLA VENDITA DI AUTO NUOVE NEGLI USA
Il caso tuttavia è nato proprio dalle numerose denunce ricevute negli anni dalla FTC su presunte pratiche di vendita ingannevoli. La decisione della Corte si è basata sul fatto che la FTC non avrebbe fornito un preavviso adeguato prima dell’introduzione delle regole, nonostante il provvedimento fosse il frutto di un decennio di indagini, commenti pubblici e migliaia segnalazioni di consumatori.
Di conseguenza, con la rimozione di queste tutele, i consumatori rischiano di trovarsi nuovamente esposti a prezzi e costi nascosti e strategie commerciali aggressive, che minano la fiducia nel mercato automobilistico. Un caso giuridico che va nella stessa direzione della nuova amministrazione repubblicana. Il segretario ai Trasporti Sean Duffy, voluto da Donald Trump, al suo giuramento ha promesso di battersi contro i requisiti di efficienza Corporate Average Fuel Economy (CAFE). Il Segretario Duffy fa un esplicito riferimento all’aumento dei prezzi delle auto nuove dovuto ai più severi standard di efficienza sul carburante, ma sorvola sul miglioramento della sicurezza delle auto più recenti, grazie a un accordo volontario tra le Case auto e l’NHTSA perfezionato negli anni.
“Stiamo già lavorando duramente per realizzare la visione del Presidente di inaugurare un’età dell’oro dei trasporti adottando misure immediate per rimuovere l’eccesso di potere del governo e ridurre i costi per gli americani lavoratori. Il memorandum firmato oggi riduce specificamente gli standard onerosi e eccessivamente restrittivi sui carburanti che hanno inutilmente aumentato il costo di un’auto per promuovere un’agenda radicale del New Green Deal. Il popolo americano non dovrebbe essere costretto a sacrificare scelta e convenienza quando acquista un’auto nuova”.
Quindi, da un lato i concessionari potranno vendere auto con standard di efficienza meno restrittivi, con l’obiettivo (teorico) di abbassare i prezzi di acquisto, in barba ai propositi ambientali. Inoltre se un’auto consuma di più, ha costi di gestione più alti a lungo termine. Dall’altro lato sembra chiaro che i concessionari potranno continuare a promuovere la vendita di veicoli senza attenersi agli obblighi sulla trasparenza dei prezzi e il consenso esplicito del cliente per l’aggiunta di servizi extra. Siamo proprio sicuri che a guadagnarci sarà davvero il popolo americano di lavoratori, come sostiene Duffy?