Obbligo rottamazione auto vecchie: cosa c’è nella proposta UE

Obbligo rottamazione auto vecchie: cosa c’è nella proposta UE

Quanto è reale il rischio di essere obbligati a rottamare un’auto definita “fuori uso” dal nuovo Regolamento Europeo? Proviamo a fare chiarezza

17 Gennaio 2024 - 11:54

In questi giorni si sta parlando molto dell’improbabile obbligo di rottamazione veicoli non riparabili secondo le modifiche al Regolamento Veicoli Fuori Uso (ELV – End-of-Life Vehicles). Le ultime modifiche proposte dalla Commissione europea hanno scatenato diverse parti della politica impugnando l’illegittimità di una misura volta a limitare la libertà individuale dei cittadini. Cerchiamo di fare chiarezza su cosa si intende per veicolo non riparabile nella bozza del regolamento europeo e quali sono gli effetti del regolamento UE, nelle intenzioni, forse fraintese, della Commissione UE.

INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA EUROPEA PIU’ INDIPENDENTE SULLE MATERIE PRIME

Ammontano a oltre 6 milioni i veicoli a fine vita in Europa ogni anno, generando un considerevole impatto ambientale e una perdita significativa di materiali se non correttamente recuperati. La gestione inadeguata dei veicoli fuori uso (ELV) può causare danni ambientali e rappresenta una perdita economica di milioni di tonnellate di materie prime.

L’industria automobilistica dell’Unione europea è tra i principali utilizzatori di materiali come magnesio (44%), alluminio (42%), leghe di platino (63%) e gomma naturale (67%). Questa condizione crea sfide in termini di riciclaggio, come ha dimostrato con successo il programma Michelin con Enviro sul riciclo di PFU. La Commissione europea mira a risolvere questo problema attraverso modifiche al Regolamento sull’End of Life Vehicles (ELV). Questo è un primo punto chiave perseguito anche nel perimetro di essere più indipendenti da mercati esteri (vedi USA, Cina, India, etc.).

REGOLE PIÙ SEVERE PER L’ESPORTAZIONE DI VEICOLI USATI FUORI DALL’EUROPA

Poi c’è un altro aspetto, quello che ha a che fare con la sicurezza stradale nei mercati emergenti che è minacciata anche dalle continue esportazioni di rottami su ruote venduti in Africa. Come abbiamo già anticipato la FIA Region I e il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEDP) hanno sostenuto regole più severe sulle esportazioni di auto usate verso l’Africa e in generale fuori dall’Europa.

Secondo i dati della Commissione europea, oltre 800.000 veicoli “usati” vengono esportati dall’UE ogni anno, principalmente in Africa. Questi veicoli, spesso inquinanti e pericolosi, contribuiscono a incidenti stradali mortali a causa della loro vetustà. Sebbene l’esportazione di veicoli fuori uso sia già vietata, le nuove norme più severe e la tracciabilità migliorata (ad esempio tramite reti di demolitori certificati, come Cyclus) garantiranno che solo veicoli europei di alta qualità e tecnicamente idonei saranno esportati verso altri Paesi.

VEICOLI FUORI USO E NON RIPARABILI: COSA DICE IL REGOLAMENTO UE

E veniamo al cuore del dibattito attuale che si concentra sulla definizione di “non riparabile” secondo il nuovo Regolamento ELV. L’allegato I stabilisce i “Criteri per valutare la riparabilità dei veicoli”, specificando che la presenza di una singola condizione, come una perdita di liquidi, può rendere un veicolo tecnicamente non riparabile o antieconomico da riparare. Questa definizione ha scatenato proteste e preoccupazioni, poiché potrebbe essere interpretata come una forzatura che non distingue adeguatamente i veicoli riparabili da quelli destinati alla demolizione. Vediamo allora cosa intende la Commissione europea per veicoli a fine vita, veicoli riparabili e veicoli tecnicamente o economicamente non riparabili e da destinare quindi alla demolizione.

Il veicolo è tecnicamente non riparabile se risponde ad almeno uno dei criteri seguenti:

  • è stato ridotto in pezzi o smembrato;
  • è stato saldato o chiuso con schiuma isolante;
  • è stato bruciato completamente al punto da risultarne distrutto il vano motore o l’abitacolo;
  • è stato immerso nell’acqua fin sopra il cruscotto;
  • almeno uno dei componenti seguenti del veicolo non può essere riparato o sostituito: componenti di aderenza al terreno (come pneumatici e ruote), sospensioni, sterzo, freni e relativi comandi; ii) giunti e dispositivi di fissaggio dei sedili; iii) airbag, pretensionatori, cinture di sicurezza e loro componenti periferici; iv) la carcassa e il telaio del veicolo;
  • i componenti strutturali e di sicurezza hanno difetti tecnici irreversibili e non sostituibili, quali invecchiamento del metallo, numerose spaccature degli strati di vernice o corrosione perforante eccessiva;
  • la riparazione del veicolo richiede la sostituzione del motore, del cambio, della carcassa o dell’insieme del telaio, con conseguente perdita dell’identità originale del veicolo”.

“Il veicolo non è economicamente riparabile se il suo valore di mercato è inferiore al costo delle riparazioni necessarie per ripristinarlo nell’Unione a una condizione tecnica sufficiente per ottenere un certificato di conformità nello Stato membro in cui è stato immatricolato prima della riparazione”.

“Il veicolo può essere considerato tecnicamente non riparabile se:

  • è stato immerso nell’acqua fin sotto il cruscotto con danni al motore o al sistema elettrico (vedi le centinaia di auto alluvionate svendute dai proprietari, magari dopo aver riscosso il risarcimento dell’assicurazione, ndr);
  • le porte non sono fissate;
  • perde carburante o suoi vapori con un rischio di incendio e di esplosione;
  • è avvenuta una fuoriuscita dal sistema a gas liquido che comporta il rischio di incendio e di esplosione;
  • perde liquidi di funzionamento (carburante, liquido per freni, liquido antigelo, acido della batteria, liquido refrigerante) con un rischio di inquinamento delle acque;
  • i freni e i componenti dello sterzo sono eccessivamente usurati.

Se sussiste una delle suddette condizioni si esegue una valutazione tecnica del veicolo per determinare se la sua condizione tecnica è sufficiente per ottenere un certificato di conformità nello Stato membro in cui il veicolo è stato immatricolato prima della riparazione”.

I DUBBI SULL’OBBLIGO DI ROTTAMAZIONE VEICOLI

Probabilmente la norma si poteva scrivere meglio, per cercare di chiarire meglio quelle che in realtà si leggono come indicazioni per valutare e caratterizzare i veicoli per l’espatrio usati (riparabili e rivendibili) dai veicoli a fine vita (non riparabili e che spesso prendono illegalmente la rotta verso i Paesi poveri).

Altrimenti, risulterebbe davvero difficile immaginare un’Europa che obblighi a rottamare in nome della circolarità veicoli ancora efficienti anche se non nuovissimi, con il presunto scopo di spingere la vendita di auto nuove o a batterie. Senza contare il patrimonio automobilistico delle auto storiche, che per il loro vissuto e la loro autenticità non sempre riescono a trattenere qualche goccia, ma circolano ogni giorno sulle strade. Cosa si fa? Le mandiamo tutte allo sfascio e cancelliamo un pezzo di storia?

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