
Assemblea Pubblica ANFIA 2024: le promesse del Ministro Urso sull’intesa con Stellantis e le sfide per il futuro dell’industria automotive italiana ed europea
Si è svolta a Roma l’Assemblea Pubblica ANFIA 2024, un appuntamento cruciale, a cui abbiamo partecipato, per il settore automotive italiano, intitolato “Ritrovare la strada. Insieme per affrontare la transizione”, che in questo momento storico incarna più che mai una chiamata alla cooperazione per ritrovare la giusta direzione. E’ quanto hanno spiegato nei vari interventi da Roberto Vavassori, Presidente dell’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica e da Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy. L’evento ha rappresentato anche un momento di confronto tra rappresentanti del settore industriale, istituzioni nazionali ed europee e altri stakeholder, mirato a delineare strategie per gestire la complessa fase di transizione verso un futuro sostenibile, “manteniamo l’obiettivo ambizioso al 2035, ma arrivandoci con un’industria pronta”, è il piano delineato dal ministro Urso.
L’INTESA CON STELLANTIS: I PUNTI CHIAVE DEL MINISTRO URSO
Il Ministro Adolfo Urso ha sottolineato con chiarezza la necessità di un approccio integrato e pragmatico per salvaguardare il settore automotive italiano, che costituisce un pilastro fondamentale dell’economia nazionale. “L’auto è uscita di strada dal percorso che avevamo tracciato e va rimessa in carreggiata”, ha spiegato Urso. Il Ministro ha garantito il massimo impegno del governo per affrontare le problematiche legate ai costi produttivi e alla riconversione industriale. Tra le proposte discusse, spiccano misure straordinarie per la tutela dell’occupazione nei prossimi tre anni e il rafforzamento degli strumenti di sostegno alla filiera. In quest’ottica, il tavolo convocato dal MIMIT per il 17 dicembre prossimo rappresenterà un momento cruciale per delineare un piano d’azione condiviso con Stellantis.
“Per quanto riguarda l’Italia, nei giorni scorsi ho sentito tutti i presidenti di Regioni dove esistono stabilimenti Stellantis, ho ascoltato e continuerò a confrontarmi con i rappresenti dei sindacati, per giungere nella seduta di martedì 17 dicembre a un’intesa con Stellantis su cosa vada fatto in termini di investimenti e risorse negli stabilimenti italiani, in termini di modelli e piattaforme per avere una capacità produttiva di almeno 1 milione di veicoli dal 2030 in poi, in termini di sostenibilità sociale chiederemo che nessuno stabilimento in Italia sia chiuso e che Stellantis non licenzi i propri dipendenti, affinché l’Italia torni al centro dei piani di sviluppo industriali della multinazionale”, ha dichiarato Urso.
Tra i punti principali del suo intervento, Roberto Vavassori ha evidenziato come le decisioni prese nel 2018 in ambito europeo non stiano producendo i risultati attesi in termini di vendite di autoveicoli, rischiando di compromettere la competitività dell’intero comparto. “Ad ogni lavoratore dell’industria Automobilistica, corrispondono 3 lavoratori dell’industria della Componentistica”, ha spiegato Vavassori, chiarendo che “se ci sarà il licenziamento di 15 mila dipendenti Volkswagen, andranno persi anche 45 mila lavoratori nella componentistica”. Prendendo ispirazione dalla relazione di Vavassori, il Ministro Urso ha assicurato pieno impegno anche al settore della componentistica. “A Stellantis chiederemo anche un rapporto diverso con la filiera della componentistica e con l’indotto.”
STUDIO ANFIA SULLA COMPETITIVITA’ DELL’INDUSTRIA AUTOMOTIVE
Uno dei punti focali dell’Assemblea è stato anche la presentazione dello studio condotto da ANFIA con la consulenza di AlixPartners e il coinvolgimento del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), dei sindacati, delle regioni e di Stellantis. Tale analisi ha offerto un quadro sulle sfide competitive che l’Italia deve affrontare rispetto a nazioni leader del settore come Germania, Francia e Spagna.
Le conclusioni tratte dallo studio indicano la necessità di agire su due fronti interconnessi:
- Sul piano europeo, è stato ribadito il supporto al non-paper presentato dal governo italiano e da quello ceco, che propone un approccio più realistico e flessibile alla transizione verso la decarbonizzazione prevista entro il 2035.
- A livello nazionale, l’urgenza di implementare misure immediate a sostegno delle imprese; produzione locale; competitività produttiva di OEM e fornitori.
CASE AUTO RISCHIANO 15 MILIARDI DI SANZIONI DAL 2025
Il dibattito si è esteso anche al panorama europeo, durante una roundtable a cui hanno preso parte esperti e rappresentanti di alto livello, tra cui Matthias Zink (CEO Powertrain e Chassis di Schaeffler), François Provost (Renault Group), Marco Stella, Presidente Gruppo Componenti ANFIA e Vice Presidente CLEPA e Roberto Vavassori. È emersa la necessità di un coordinamento tra governi e industrie per mantenere la competitività della filiera europea in un contesto globale sempre più sfidante. Tra i temi centrali, la minaccia rappresentata dalla crescente presenza cinese nel mercato europeo come “l’Elefante nella stanza che non si può ignorare”, l’importanza di investire in innovazione tecnologica e digitalizzazione e il ruolo strategico del Nord-Africa come nuovo hub produttivo.
Infine, una riflessione condivisa sulla minaccia delle pensanti sanzioni (stimate dall’ACEA in circa 15 miliardi di euro) per i Costruttori che dal 1° gennaio 2025 sforeranno la media di emissioni di CO2 in UE stabiliti dalle norme. Una condizione che, secondo Provost, spingerà le Case auto che non riusciranno a raggiungere quote ragguardevoli di auto elettriche (oltre il 20% di EV), al drastico ridimensionamento delle vendite di auto ICE (circa 3 milioni in meno). L’unica uscita di emergenza da questo stallo sembra essere il ricorso anticipato al 2025 alla clausola di revisione delle norme sulle emissioni della CO2.