Pastiglie freno difettose in Cina: a rischio la sicurezza di 60 Marche

Pastiglie freno difettose in Cina: a rischio la sicurezza di 60 Marche Grana commerciale con la Cina: le pastiglie freno importate sarebbero difettose perché non conformi. Fra i Costruttori coinvolti Volkswagen e Audi

Grana commerciale con la Cina: le pastiglie freno importate sarebbero difettose perché non conformi. Fra i Costruttori coinvolti Volkswagen e Audi

20 Dicembre 2016 - 03:12

La sicurezza delle automobili risiede massimamente nei freni, per motivi facilmente intuibili e che tutti conoscono bene. In ogni caso, come avviene per tutte le cose che si possono usurare, anche i migliori sistemi possono degradare le loro prestazioni e la cosa riguarda anche i freni, che vedono gran parte delle loro prestazioni collegate alla qualità dei materiali d'attrito; per saperne di più guarda la pagina dedicata i freni di #SicurEDU . Ed è proprio intorno alle “pastiglie” che scoppia il caso-Cina: quasi la metà dei pezzi importati sarebbe non conforme alle norme cinesi, in una questione che riguarda decine di Marchi globali.

IL DRAGONE PROTESTA Il trono dell'imperatore cinese era detto il “Trono del Drago” ma oggi, in maniera più moderna, la Cina viene chiamata fabbrica del mondo per la sua sterminata capacità produttiva. La Cina riesce a produrre di tutto e con tutti i livelli di qualità possibili, dai cloni (non sempre di qualità eccelsa, leggi dei costruttori cinesi multati per aver copiato le BMW) di prodotti di altri Paesi ai dispositivi molto sofisticati, come i dispositivi Hi-tech più modaioli. Ovviamente la Cina importa e anche molto, vista la grandezza di un mercato che è molto importante anche per le automobili (leggi della fine degli incentivi che rischia di porre fine all'Eldorado cinese) ed i relativi pezzi di ricambio. La grana commerciale che si profila all'orizzonte riguarda proprio componenti automotive importati, gli essenziali materiali d'attrito dei freni: un servizio andato in onda sulla China Central Television dava infatti la notizia che l'Ente per la sicurezza aveva riscontrato che le pastiglie dei freni d'importazione, destinate alle auto straniere, sono state trovate essere non conformi ai regolamenti cinesi.

EPIDEMIA GLOBALE? Il servizio, lungo quasi 20 minuti, ha citato la General Administration of Quality Supervision, Inspection and Quarantine (AQSIQ) e i suoi rilievi riguardo al materiale d'attrito importato: su 467 spedizioni ispezionate, 226 contenevano pastiglie dei freni risultate non conformi agli standard richiesti. La lista dei Marchi coinvolti è impressionante, contando più di 60 nomi; fra essi spiccano, per aver ricevuto segnalazioni per più di 10 spedizioni, 9 case automobilistiche straniere (Volkswagen, Audi, Toyota, Jaguar Land Rover, BMW, Mercedes-Benz, Hyundai, Kia e Volvo, controllata di quel gruppo cinese Geely che pensa di sbarcare in Europa e USA con un SUV ibrido) e il produttore di ricambi Textar. Il rapporto afferma che sono stati rilevati molti problemi fra i quali potenziali rotture alle alte temperature, etichettatura errata e la non conformità agli standard in termini di informazioni sul modello, attrito e resistenza alle sollecitazioni a taglio.

CLIMA NON PROPRIO DISTESO Un portavoce di Audi che risiede a Pechino ha dichiarato che “i nostri clienti non sono a rischio: tutti i ricambi originali Audi sono conformi alle normative locali in Cina”. Anche una portavoce di Volkswagen ha rilasciato una dichiarazione nella quale si enfatizza l'attenzione con la quale l'Azienda esamina questi argomenti e la sua volontà di affrontare la questione in modo tempestivo e soddisfacente. Gli standard ai quali ha fatto riferimento AQSIQ sono quelli nazionali cinesi raccolti sotto la normativa del 2008 GB 5763-2008 relativa al materiale d'attrito delle automobili e applicabile al mercato nazionale, a quelli internazionali dell'E-commerce e ai centri di distribuzione per le merci importate. Più o meno negli stessi giorni un alto funzionario cinese ha avvertito i Costruttori USA che la Cina potrebbe sanzionarli per comportamento monopolistico e la sensazione è che si potrebbe trattare di una ritorsione per i colloqui che Donald Trump (leggi dell'AD Daimler che ritiene improbabile che Trump possa tassare le auto estere) ha avuto con Taiwan, da lui considerata come un'altra Cina. L'affaire del materiale d'attrito non sembra essere legato direttamente a questi dissapori ma qualche perplessità viene sicuramente suscitata dalla tempistica con il quale è emerso. Teniamo conto che fra le Case che non soddisfacevano i requisiti per l'attrito ci sono anche Jeep, Cadillac, Ford e i componentisti ACDelco e Mopar, tutti marchi che più americani non si può!

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