Guida autonoma: altro che sicurezza, sarà la fortuna dell'industria dell'alcol

Guida autonoma: altro che sicurezza, sarà la fortuna dell'industria dell'alcol La guida autonoma promette più sicurezza e meno incidenti da distrazione

La guida autonoma promette più sicurezza e meno incidenti da distrazione, ma uno studio mette in guardia dagli effetti collaterali dell'abuso di alcol

3 Agosto 2016 - 02:08

L'industria automotive a braccetto con quella degli alcolici? Sarebbe come se Dracula facesse accordi con la banca del sangue, o giù di lì. Sembra una provocazione ma in realtà è il risultato di uno studio, un risultato che riassunto con brutale concisione potrebbe suonare così: la guida autonoma non ha bisogno di un guidatore e quindi i passeggeri potrebbero bere quanto vogliono! Questo aumento nei consumi porterebbe bei soldini nelle tasche della drink industry ma alle conseguenze per la salute chi ci pensa? Il tema appare, da subito, piuttosto scottante.

A CHI FAR FARE L'ALCOLTEST? Il guidare in stato di ebrezza è una vera piaga sociale, tant'è che i Governi hanno da tempo introdotto limiti riguardo il tasso alcolico nel sangue (leggi come la Francia lo ha abbassato per i giovani). La guida in stato di alterazione comporta infatti rischi elevatissimi ed è per questo che viene combattuta duramente, anche con mezzi tecnologici molto moderni (leggi dei controlli sugli automobilisti in autostrada fatti con il “drogometro”). Questi rischi – e le attività di prevenzione ad essi connessi – presuppongono ovviamente un guidatore: cosa succederà quando le automobili a guida autonoma saranno su strada e non sarà quindi identificabile un “pilota”? La domanda, che può anche essere estesa al ride sharing, se la sono posta i ricercatori di Morgan Stanley e sono giunti ad alcune conclusioni, interessanti ed inquietanti nello stesso tempo.

SOLDI IN FUMO? NO, NEI DRINK! Una delle più clamorose è che i veicoli a guida autonoma potrebbero causare un aumento sostanzioso nel consumo di bevande alcoliche, dato che non esisterebbero più le sanzioni ai guidatori trovati in stato di ebrezza. Nel rapporto degli analisti si legge, per esempio, che “le automobili condivise e autonome potrebbero minare il principio dell'esclusività fra il bere e il guidare. Questo può migliorare (sic!) in modo significativo il tasso di crescita del consumo di bevante alcoliche e delle vendite nei locali. Il mercato indirizzabile totale (TAM), che è quello globale delle bevande alcoliche, vale 1,5 trilioni di dollari l'anno (un valore ricavato assumendo che i circa 2,1 miliardi di bevitori mondiali consumino 1,14 trilioni di drink ad un prezzo medio di 1,33 dollari l'uno). Consideriamo come scenario base il fatto che una maggiore diffusione del ride-sharing nei prossimi 10 anni può aggiungere 80 punti base al tasso di crescita annuale del mercato dell'alcool, che potrebbe passare quindi dall'attuale 2,2% al 3%”. L'analisi cita ovviamente elementi d'indeterminatezza, come la stima che l'insieme guidatori + bevitori consumerebbero in media una bevanda alcolica in più a settimana. Quest'aumento è altamente dipendente dalla tempistica e dalla diffusione della mobilità condivisa: è probabile, per esempio, che chi risiede nelle città in cui il ride sharing è più diffuso potrebbe aumentare i propri consumi per più di 1 drink a settimana. In ogni caso la tecnologia della guida autonoma potrebbe rappresentare, a partire dal 2025, un'opportunità ancor maggiore per il TAM delle bevande alcoliche.

GLI INCASSI E LA VITA Mentre registriamo, in Italia, la preoccupante assenza di dati ufficiali sul numero di sinistri causati dalla guida alterata (leggi come per l'ISTAT non esistono incidenti per alcol e droga), riportiamo come Uber sostenga di aver evitato, dal 2012, anno del suo lancio, 1.800 incidenti dovuti a guidatori ubriachi. Ad onor di verità, questo proclama è stato smentito da studi fatti dalla University of Southern California e dalla Oxford University, che non hanno trovato correlazioni tra l'utilizzo di Uber e una riduzione in incidenti. Certo è invece il danno alla salute che un consumo eccessivo di alcol procura all'organismo e che si stima abbia causato danni per 223,5 miliardi di dollari (dati 2006) negli USA, oltre agli inestimabili costi sociali e in termini di sofferenze. È interessante notare che questo studio, prodotto dai Centers for Disease Control and Prevention, assegni ai costi diretti degli incidenti stradali soltanto il 6% di quella cifra astronomica (leggi le Statistiche europee sui danni dell'alcol). Ridurre e perfino azzerare gli incidenti dovuti alla guida alterata avrebbe quindi benefici praticamente nulli se la guida condivisa e autonoma aumentassero il consumo di alcol pro-capite e quindi i malanni connessi a questo incremento. Consci di questi danni collaterali gli analisti scrivono anche che: “Riconosciamo i numerosi e gravi rischi per la salute che sono associati al consumo di alcol. Questo studio non ha lo scopo di incoraggiare una maggiore consumo di bevande alcoliche”. A brindare (è il caso di dirlo) sarebbero quindi, se questi scenari si avverassero, soltanto produttori, importatori e distributori di bevande alcoliche!

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