Lecco: è guerra per i cartelli in dialetto

Lecco: è guerra per i cartelli in dialetto In riva al Lario infuria la battaglia dei cartelli: il sindaco di sinistra rimuove quelli bilingue installati dalla lega. Chi paga? I cittadini

In riva al Lario infuria la battaglia dei cartelli: il sindaco di sinistra rimuove quelli bilingue installati dalla lega. Chi paga? I cittadini

8 Giugno 2012 - 04:06

È noto a tutti che in numerosi comuni del Norditalia le amministrazioni leghiste hanno istituito, già da molti anni, i cartelli di località posti all'ingresso e all'uscita dei varchi cittadini con il nome della città scritti in italiano e in dialetto locale. E così, Bergamo viene riportata anche come Bèrghem (in realtà non più: lì sono stati già rimossi), Busto Arsizio come Büsti Grandi e Lecco come Lècch.

SFIDA A COLPI DI CARTELLO – Tuttavia, proprio quest'ultima cittadina, adagiata tra le Prealpi e il lago Lario, da qualche giorno è teatro di roventi polemiche tra il capogruppo della Lega Nord Cinzia Bettega, quindi appartenente allo schieramento che, quando era al potere, aveva introdotto i cartelli bilingui con la scritta Lècch, e il sindaco di centro-sinistra Virginio Brivio, che sconfisse il leghista Roberto Castelli nel marzo 2010 e che quei cartelli li ha ora fatti sparire, sostituendoli con altri dove compare nuovamente la scritta in puro italiano: Lecco.

NIENTE MARCHI SUL TERRITORIO – Ovviamente la capogruppo della Lega è insorta chiedendo spiegazioni e Brivio non gliele ha certo mandate a dire: “Ho tolto i cartelli nel rispetto del Codice della Strada, che li proibisce perché possono confondere l'automobilista. Inoltre, ritengo che i cartelli con il nome di Lecco in dialetto si prestavano a un marchiamento del territorio che va al di là di una normale logica di comunicazione stradale. Tuttavia, sempre che il patto di stabilità e le risorse economiche lo permettano, ripristinerò i cartelli in dialetto, ma votati a far conoscere la storia della nostra città”. Cinzia Bettega non s'è arresa, e ha rintuzzato provocatoriamente: “Se il sindaco ha ragione, in base al Codice della Strada città come Bergamo e Brescia, ma anche quell più piccole o più vicine a Lecco come Calolziocorte, sono tutte fuori legge. Oppure a Lecco vige un Codice diverso dal resto dell'Italia. Il sindaco non accampi scuse parlando del ripristino di nuovi cartelli in dialetto per far conoscere la storia di Lecco. Dica piuttosto, sinceramente, che quelli che c'erano li ha voluti togliere perchè li aveva messi un'amministrazione leghista”. Insomma, come sempre accade, la lotta politica si fa con molti strumenti, compresa la segnaletica stradale: l'ha fatta a suo tempo la Lega istituendo i cartelli bilingui, e la fa ora il nuovo sindaco eliminandoli. Intanto, ovviamente, i cittadini lecchesi pagano il balletto dei cartelli prima installati e oggi rimossi. Fino al prossimo avvicendamento della giunta, naturalmente.

BRIVIO-BETTEGA: 1-0 – Il più scaltro nella competizione, però, sembra per ora il sindaco, poiché insieme ai cartelli in dialetto ha rimosso anche quelli sottostanti che riportano le città gemellate con Lecco (Igualada in Spagna, Mâcon in Francia, Myti??i in Russia, Overjise in Belgio e Szombathely in Ungheria). In questo modo, nessuno potrà accusarlo di aver agito per fini esclusivamente politici. Il motivo è presto spiegato. Benché il comma 2-bis dell'art. 37 del Codice della Strada consenta le iscrizioni bilingui (ma solo per i comuni appartenenti alle zone bilingui, così come specifica il comma 6 dell'art. 125 del Regolamento di Attuazione ed Esecuzione del Codice stesso), un altro articolo del Regolamento, il 131, al comma 8 vieta di aggiungere altre iscrizioni oltre al nome della città ai cartelli di inizio e fine località (per intenderci, con caratteri neri su fondo bianco, cioè quelli ora rimossi a Lecco), mentre lo consente per quelli con caratteri bianchi su fondo marrone. In altre parole, sui cartelli bianchi sono vietate le indicazioni come “comune denuclearizzato” o, appunto, i nomi delle città gemellate e, ovviamente, anche la duplicazione del nome della città in dialetto. Eliminando queste ultime due iscrizioni, il sindaco Brivio avrà buon gioco a dichiarare di aver agito nello scrupoloso rispetto del Codice e del Regolamento.

DOPO I CODICI, UNA PARENTESI SCIENTIFICA – I risultati di un accurato rapporto dell'Institute for Transport Studies dell'Università di Leeds, nel Galles hanno dimostrato che le iscrizioni bilingue, se impresse sulla segnalatica mediante criteri grafici corretti, non creano problemi di confusione ai guidatori. In sostanza, non c'è alcune differenza degna di rilievo nel tempo impiegato da un conducente per percepire le informazioni riportate da un pannello bilingue in rapporto a quello necessario per un cartello monolingua. E se lo affermano nel Galles, dove il dialetto è un idioma alquanto astruso e la città di Llanfair, sull'isola di Anglesey, in lingua locale si trasforma (non è uno scherzo) in Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch, forse c'è da fidarsi.

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3 Commenti

Paolo
09:39, 8 Giugno 2012

Il sindaco Virginio Brivio ha tempo da perdere in dispetti, il suo è puro veterocmunismo fanatico,

Andrea
20:52, 8 Giugno 2012

Ogni città ha il sindaco che si merita. Il Brivio più che il sindaco di Lecco è un politico di centro sinistra.

Alessandro
10:39, 12 Giugno 2012

Questa polemica è schifosa e irritante. Rispetto per la lingua lombarda e basta con le strumentalizzazioni destra-lega-sinistra. Il lombardo è di TUTTI, è la nostra lingua madre ed è una lingua a se stante dall'italiano e riconosciuta a livello internazionale ovviamente non dallo stato italiano. Vogliamo il riconoscimento dalla regione Lombardia e da tutte le province lombarde come avviene in tutte le realtà europee propriamente dette.

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