Le auto connesse sono d'oro ma il loro colore è grigio silicio

Le auto connesse sono d'oro ma il loro colore è grigio silicio Gli smartphone rallentano ma i produttori di chip

Gli smartphone rallentano ma i produttori di chip, come ARM, esultano per le auto intelligenti e in rete: nel 2020 frutteranno 15 miliardi di dollari

11 Febbraio 2016 - 02:02

Lo sapevamo: nelle automobili il metallo e il silicio sono felicemente convolati a nozze già da diversi anni, con i pistoni e gli ingranaggi a fare il lavoro pesante e l'elettronica a controllare (sai come funzionano il carburatore e l'iniezione elettronica?). Questa tendenza sarà esasperata dal progressivo diffondersi dei veicoli connessi e autonomi, che avranno a bordo chip del valore di centinaia di dollari: chi li produce già brinda!

SONO GIÀ FRA NOI – I produttori dei circuiti integrati sono sicuramente più noti a chi segue l'elettronica rispetto all'automobilista medio, eppure anche chi guida e basta ha già molto a che fare con, per esempio, Intel (leggi gli studi di Ford e Intel per l'auto che riconosce chi guida), NVIDIA, LG, Samsung (che è impegnata con Seat per sviluppare l'infotainment), Renesas e ARM. Il CEO di quest'ultima, Simon Segars, nel commentare i risultati finanziari della Compagnia ha parlato, in un incontro con la TV CNBC, proprio delle potenzialità connesse alla diffusione dei veicoli connessi e autonomi. Segars ha esposto i risultati di ARM che ha visto, nel quarto trimestre 2015, un aumento del 14% dei ricavi, un incremento dell'utile ante imposte del 17% e un ottimo + 31% dei proventi delle royalties per le sue tecnologie proprietarie.

I “CERVELLI” VALGONO MOLTO – Segars ha poi detto che l'aumento del numero dei chip nelle automobili in auto è di grande interesse (is a Big Focus) per l'azienda: “Un particolare interesse riveste in questo momento la forte crescita dell'automotive. Guardiamo al futuro di questo settore e vediamo il potenziale dell'enorme crescita – di centinaia di volte – della potenza di calcolo nelle auto, un andamento che è abbastanza simile a quello che abbiamo visto negli ultimi cinque anni negli smartphone”. Le proiezioni di Segars sono ghiotte: “Parlando del mercato che siamo in grado di coprire nel 2020 ne possiamo stimare il valore in 15 miliardi di dollari che, facendo qualche calcolo, equivale a circa 150 dollari di silicio per ogni auto. Il confronta con uno smartphone ci parla di un valore dei chip 7 o 8 volte superiore, cosa che si traduce in una grande opportunità per noi”. In effetti i produttori di chip sono alla ricerca di nuovi mercati, dato che i cellulari stanno rallentando (sono vicini alla saturazione) ma il testimone può essere preso dall'industria automobilistica, giudicata molto promettente (anche gli ADAS Bosch incontrati da SicurAUTO.it usano massicciamente i chip). Le potenzialità delle auto connesse e autonome non sono sfuggite né alle maggiori case automobilistiche né, tanto meno, alle aziende tecnologiche come Google.

TUTTO NASCE DALLA SABBIA – Ovviamente non tutti i numerosi chip e sensori delle quali saranno dotate le automomous car (servono per riconoscere il mondo circostante e prendere le decisioni “giuste”) saranno ugualmente profittevoli: i margini maggiori saranno infatti appannaggio di quelli più potenti, che implementano il “pensiero computazionale”. Interessante il commento di Segars sui ritorni degli investimenti: “Molte delle royalties che incassiamo oggi derivano da prodotti che erano in sviluppo 10 anni fa, in alcuni casi 20 anni fa. Dobbiamo quindi avere una visione a lungo termine sugli investimenti: anche se l'automotive non catalizzerà immediatamente le entrate, noi investiamo nel futuro”. ARM Ltd non produce direttamente le CPU né vende dispositivi che le utilizzano: essa vende licenze ad altre aziende, che possono realizzare CPU basate sui core ARM. Anche Apple usa processori ARM, piuttosto prestanti in rapporto al consumo energetico grazie a un set di istruzioni particolarmente efficiente, e così tantissimi altri big dell'elettronica. E pensare che un'industria così sofisticata – le macchine per la litografia dei circuiti integrati costano milioni e sono precise al miliardesimo di metro – usa come materia prima principalmente il Silicio, il secondo elemento più abbondante sulla Terra e che, sotto forma di silice, è presente nelle rocce e nella sabbia che calpestiamo nelle spiagge.

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