General Motors si trova in una situazione difficile: una montagna di richiami da fare e l'atteggiamento non proprio conciliante del Governo USA
General Motors è considerata, dal governo degli Stati Uniti, come colpevole di un “crimine” per non aver rivelato tempestivamente i difetti, che sembrano aver causato 104 vittime, del sistema di accensione delle sue auto. Ora sta rischiando sanzioni per miliardi di dollari.
L'ACCENSIONE CHE TRADISCE – Già più di un anno fa Sicurauto aveva dato conto di problemi che avevano visto addirittura accuse alla NHTSA da parte di un altro Ente preposto alla sicurezza stradale, il Center for Auto Safety (CAS). Nell'occasione quest'ultimo aveva accusato la National Highway Traffic Safety Administration di aver colpevolmente non diramato campagne di richiamo a fronte di dati che, secondo il Center for Auto Safety, avrebbero dovuto mettere in allarme. I marchi coinvolti erano diversi – Chevrolet, Saturn, Pontiac – e particolarmente preoccupanti erano stati gli episodi che avevano coinvolto le Chevrolet Cobalt prodotte nel triennio 2005-2007 e le Saturn Ion costruite tra il 2003 e il 2007. In queste vetture il blocchetto di accensione poteva muoversi dalla posizione “On” a quella “Accessory”, procurando così lo spegnimento del motore e la disattivazione di airbag, servosterzo e servofreno con le conseguenze che è facile immaginare. Le accuse che il CAS ha mosso sono essenzialmente riconducibili ad un bollettino interno GM che, già nel 2006, riportava la possibilità che la chiave girasse da sola, soprattutto se ad essa era appeso un portachiavi pesante.
PORTACHIAVI PERICOLOSI SE IL BLOCCHETTO È DIFETTOSO – NHTSA non ha diramato un richiamo – aveva gli elementi per farlo già nel 2007 – e GM sapeva di questo pericolo già nel 2001. La “Saga dei blocchetti” è andata avanti nel tempo con varie tappe, fra le quali un richiamo che, in aggiunta agli 8 milioni di veicoli richiamati da parte di GM (leggete qui la vicenda), ha riguardato anche Chrysler. Altri dettagli sono emersi successivamente ed è stata chiamata a testimoniare anche Mary Barra, CEO di GM dal 15 Gennaio 2014. Il cuore del problema sarebbe una molla, la cui coppia sarebbe insufficiente a tenere la chiave in posizione On, soprattutto in presenza di scossoni e/o se alla chiave è attaccato un portachiavi pesante. È inoltre emerso che nel primo commutatore di accensione, fornito da Delphi, la coppia della molla non era conforme al progetto e anche una versione modificata aveva una coppia insufficiente, tanto che i concessionari sconsigliavano l'uso di portachiavi massivi. Il particolare modificato aveva lo stesso codice del precedente, in modo da non mettere in allarma la NHTSA, e nel frattempo è stato nominato, in GM, una sorta di plenipotenziario per la sicurezza delle auto.
NEGOZIATI DIFFICILI – Arriviamo ai nostri giorni, non prima di aver saputo come NHTSA sia stata accusata formalmente dal governo e anche Delphi abbia riferito davanti al Gran Giurì Federale riguardo i blocchetti difettosi. General Motors sta attualmente negoziando, con le autorità giudiziarie, l'importo di una sanzione che potrebbe superare gli 1,2 miliardi di dollari comminati a Toyota per problemi all'acceleratore. GM è accusata di illeciti penali nella vicenda dei blocchetti di accensione difettosi, malfunzionamenti ai quali sono stati attribuiti 104 vittime; il costruttore sta comunque collaborando e potrebbe guadagnare per questo un “credito di cooperazione”. Le accuse penali potrebbero riguardare personalmente anche alcuni dipendenti, che sono stati nel frattempo licenziati, mentre l'Azienda sta ancora negoziando sulle ammissioni di “cattiva condotta” delle quali potrebbe essere accusata. I principali capi d'imputazione vertono sul ritardo – più di un decennio dopo aver scoperto il problema – con il quale è iniziato il richiamo dei veicoli e sulla possibilità che il costruttore potrebbe aver tentato di fuorviare le autorità di regolamentazione sull'entità dei problemi.