
Si avvicendano le voci sulle sorti del neoAD del Gruppo: la sua assenza negli USA, epicentro dello scandalo, non è piaciuta al consiglio
Che le cose non si fossero messe al meglio per Volkswagen negli States lo si era capito da quando le proposte per sanare le auto taroccate negli USA erano state respinte (leggi nel dettaglio perché gli USA pretendono di più). Arrivano ora altre informazioni sulla non felicissima missione americana di Matthias Müller, i cui esiti hanno creato più di un malumore anche in Germania.
DICHIARAZIONI IMPROVVIDE – Fra le cose che hanno fatto rizzare i capelli in testa (non abbiamo le prove che ciò sia accaduto veramente, ma sicuramente non c'è stata molta tranquillità) probabilmente il primo posto spetta ad alcune frasi dette a margine del Salone di Detroit. Secondo quanto riportato da Bild, Müller avrebbe detto, durante un'intervista al network radio NPR, che lo scandalo dei diesel truccati è stato un problema tecnico, non etico. Il manager ha, in pratica, liquidato anni di test fasulli con l'affermazione: “Non abbiamo interpretato correttamente le leggi americane”. Sembra che poi abbia corretto il tiro, parlando timidamente di una violazione della legge; si dice inoltre che qualcuno al giornale Die Welt abbia esclamato: “Anche il CEO di Volkswagen ha bisogno di una modifica al software!”. In VW ovviamente nessuno ci ha riso su e un alto dirigente ha sospirato così: “Gli americani si aspettavano un CEO umile e abbacchiato e invece se ne è presentato uno che ha totalmente minimizzato la vicenda”.
SOTTO LA SPADA DI DAMOCLE – Anche l'incontro importante con Gina McCarthy, il capo della US Environmental Protection Agency (EPA), è stato, a parere della stampa tedesca, un fiasco. I circa 600.000 veicoli diesel con il software truccato che circolano negli USA potrebbero costare una multa di decine di miliardi di dollari, un macigno quasi insostenibile (leggi dell'altra minaccia finanziaria che arriva dalla BEI). Un arrabbiatissimo esponente del consiglio di sorveglianza ha sibilato: “Müller ha ottenuto niente dai colloqui con l'EPA”. Qualche dubbio comincia a serpeggiare, nel potente organo di sorveglianza, riguardo al fatto che l'ex capo di Porsche sia davvero l'uomo giusto alla guida di Volkswagen. Sembra che i più insoddisfatti siano gli influenti rappresentanti dei lavoratori, che parlano di lui in termini di incantesimo fallito. Le famiglie Porsche e Piëch, che controllano la maggioranza dei diritti di voto e quindi il Gruppo, sostengono pubblicamente Müller e, anche se sono certamente scontente della sua trasferta americana, non pensano che essa possa essere un motivo per le dimissioni. Müller era già sotto esame perché ha rimandato fino a pochi giorni fa la sua prima visita negli USA quando lo scandalo delle emissioni era già deflagrato a settembre (leggi com'è iniziato il Dieselgate); le sue incaute parole non hanno poi fatto altro che aggravare la situazione.
SI POSSONO FARE AUTO A NORMA? – Per domani è previsto un incontro fra i membri Senior del Supervisory Board di Volkswagen; nella riunione di discuterà dello stato di avanzamento di un'indagine interna sul Dieselgate e sicuramente si parlerà anche di Müller. Un insider di VW ha detto che il Consiglio è pronto a perdonare a Müller e i suoi errori perché comunque sintetizza la nuova mentalità che la società sta cercando di coltivare: “Non c'è nessun altro”, ha dichiarato la fonte. Eppure un nome circola: si tratta di Herbert Diess, già esponente del board di BMW e dalla scorsa estate capo del marchio VW; Diess è comunque sospettato di sapere già da una fase iniziale l'esistenza del defeat device. Torniamo alla tegola americana che può cadere su VW: secondo Bild i tecnici avrebbero sviluppato un catalizzatore che potrebbe “risanare” i 430.000 veicoli dotati della prima versione del motore EA 189, adeguandoli alle severe norme USA: se l'EPA – ossia la “tosta” McCarthy – accetterà questa soluzione, VW potrebbe “cavarsela” con pochi miliardi, altrimenti si parlerebbe di un massiccio buy back di centinaia di migliaia di vetture, una batosta capace di compromettere l'esistenza stessa del Gruppo. Consola poco il fatto che sono state “pizzicate” altre Case (leggi perché potrebbero arrivare problemi per Mercedes e Ford): altri Marchi sembra siano riusciti a fare auto pulite o, se non altro, conformi alle normative.